RASSEGNA STAMPA S.

RASSEGNA STAMPA S.
Clicca sull'immagine
• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

PAESI DELLA LEGA ARABA

TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

mercoledì 28 maggio 2025

MACHIAVELLI ALLA PROVA DEL 2025. POTENZA, COSCIENZA E CONFLITTI IBRIDI.

 



In questo ultimo fine settimana il mondo ha mostrato ancora il volto tragico della guerra. A Kiev sono piovuti 367 missili e droni russi: un attacco che ha causato la morte di almeno 12 civili tra cui 2 bambini. L’Unione Europea ha reagito con fermezza: Kaja Kallas, Alto Rappresentante per la politica estera, ha chiesto che sia esercitata la massima pressione internazionale su Mosca. Nello stesso giorno sul fronte mediorientale arriva un altro grido d’allarme. L’UNRWA – l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi – lancia un appello per proteggere i bambini di Gaza, dove, solo negli ultimi due mesi, sono morti 950 minori. Intanto, i raid israeliani proseguono. Nel frattempo, in Asia si accende la tensione tra potenze regionali e globali. L’esercitazione militare congiunta Balikatan 2025 ha impegnato 18.000 soldati statunitensi e filippini, insieme a missili antinave di ultima generazione. Come risposta Pechino ha issato simbolicamente la propria bandiera sull’isolotto di Sandy Cay, accusando Manila di aver effettuato uno sbarco illegale. Tre crisi, tre scenari distanti, ma una sola lezione: i leader di oggi navigano in un mondo instabile, in balìa degli eventi, dove ogni decisione può alterare gli equilibri globali. Per affrontare questo flusso incessante di sfide serve la virtù politica che Niccolò Machiavelli, già nel 1513, consigliava al suo Principe. A distanza di cinque secoli le sue categorie analitiche sono ancora strumenti preziosi per interpretare un sistema internazionale frammentato, segnato dal ritorno della guerra di conquista, da conflitti asimmetrici, e da una nuova competizione tra grandi potenze, che si gioca tanto nei cieli, quanto nelle acque contese. Quando Machiavelli scrisse Il Principe, l’Italia era un campo di battaglia tra potenze straniere, che sfruttavano le divisioni interne per imporre la propria egemonia. Oggi, il mondo intero somiglia a quell’Italia: un mosaico di interessi, tensioni e manovre, dove il potere si gioca tra alleanze, minacce e ambizioni imperiali. Oggi la mappa del potere globale presenta linee di frattura ben definite. Da un lato c’è la Russia, che usa la forza militare e il ricatto energetico per riaffermare il proprio ruolo nel mondo. Nel Medio Oriente Israele conduce una guerra a tutto campo contro Hamas, ma si trova anche al centro di critiche e pressioni internazionali sia sul piano diplomatico che su quello legale. Nell’Indo-Pacifico la Cina sfida apertamente la tradizionale supremazia americana, cercando di estendere la propria influenza ben oltre i confini marittimi riconosciuti. Questo scenario non è soltanto materia per analisti. In tutti e tre i casi emerge chiaramente un principio fondamentale della geopolitica antica e moderna: la sopravvivenza dello Stato viene prima di ogni altra considerazione. Quando si ignora questa logica di fondo, si rischia di perdere il controllo e di finire soggetti al volere di potenze esterne. Niccolò Machiavelli nel suo celebre ‘Principe’ offre tre concetti chiave che aiutano ancora oggi a leggere la realtà internazionale. Innanzitutto, la ‘virtù’ non è intesa come moralità, ma come energia creativa, coraggio, rapidità nel decidere e capacità di rompere gli schemi. Si pensi a Zelensky, che ha saputo reinventare la politica estera ucraina in tempo reale, o a Netanyahu, che cambia alleanze e ministri pur di restare al potere: due esempi, nel bene e nel male, di adattabilità estrema. La ‘fortuna’ è il fattore imprevedibile, il caos degli eventi che sfugge al controllo di ogni leader.  Il destino può favorire o travolgere, e bisogna saperlo affrontare. Infine, la ‘necessità’ è la regola dura del potere. A volte non si può scegliere e per sopravvivere bisogna agire anche contro le norme. È la logica che porta Kiev a colpire obiettivi in territorio russo o Pechino a costruire basi militari su scogli contesi. Ecco, inoltre, tre esempi concreti di applicazione del realismo di Machiavelli al mondo di oggi. Il primo è ‘realismo strutturale’: le grandi potenze si muovono in un sistema internazionale dove non esiste un'autorità superiore. Tutti cercano sicurezza e prestigio. Lo dimostrano la corsa ai microchip tra Stati Uniti e Cina e il nuovo riarmo della Germania. Il secondo è il ‘bilanciamento fluido’: gli Stati medi non si legano troppo a un solo alleato. Le Filippine cercano protezione americana ma non vogliono provocare la Cina. L’Arabia Saudita dialoga con l’Iran, ma resta fedele al dollaro del petrolio. È il consiglio di Machiavelli: non farsi dominare da un alleato più forte. Il terzo è la ‘propaganda’: apparire buoni conta quasi quanto esserlo davvero. La guerra si combatte anche nell’immaginario collettivo. Dai deepfake russi che falsificano i notiziari, fino agli influencer dell’IDF su TikTok, la guerra delle immagini e dei messaggi è cruciale quanto quella combattuta con droni e cannoni.  In definitiva, la lezione di Machiavelli resta attuale: capire il potere, saper cogliere il momento, agire con prontezza anche in tempi di crisi. Le sue idee, nate nell’Italia del Rinascimento, continuano a parlare al nostro mondo, diviso tra instabilità, tecnologia e competizione globale. Uno degli aspetti più controversi del pensiero di Machiavelli è la separazione tra etica privata e responsabilità pubblica. Secondo lo scrittore fiorentino un leader può mentire, torturare, persino uccidere, se questo serve a proteggere lo Stato e garantire la sicurezza collettiva. Questa frattura morale non appartiene solo al passato. Oggi ritorna sotto forma di dilemmi che riguardano le democrazie armate, spesso costrette a scegliere tra l’efficacia e il rispetto dei principi. In proposito gli attacchi mirati con droni, in Yemen o a Gaza, eliminano bersagli considerati pericolosi, ma possono causare vittime civili e danni collaterali. I sistemi di sorveglianza di massa, alimentati dall’intelligenza artificiale, promettono maggiore sicurezza ma rischiano di erodere la privacy e le libertà fondamentali. In ultimo le sanzioni economiche internazionali, pensate per punire aggressori o regimi autoritari, finiscono spesso per colpire anche popolazioni innocenti. La tensione tra due approcci etici – quello del ‘fine giustifica i mezzi’ e quello morale per cui  alcune azioni restano inaccettabili, qualunque sia il risultato - non si è attenuata con la modernità: si è moltiplicata e globalizzata sotto gli occhi di un’opinione pubblica connessa in tempo reale, pronta a giudicare, denunciare e reagire. Ma lo Stato più forte non è quello che governa con la paura, ma quello che riesce a gestire il conflitto e a includere la partecipazione dei cittadini. L’idea di uno Stato inclusivo trova oggi nuove forme. I controlli e i contrappesi transnazionali, come la Corte Penale Internazionale, le sanzioni mirate o il monitoraggio open-source dei crimini di guerra, offrono strumenti per limitare l’arbitrio anche in tempi di conflitto. La cooperazione consente agli interessi nazionali di essere ripensati in chiave globale. La coesione sociale può compensare la fragilità politica, ridurre la dipendenza da leader carismatici e rafforzare la legittimità delle istituzioni nel lungo periodo. In conclusione, la cronaca riflette la Firenze del Rinascimento: un mondo frammentato, con alleanze volatili, guerre aperte, lotte interne. In questo contesto Machiavelli è uno specchio capace di costringerci a guardare in faccia il costo morale del potere, la dipendenza della legittimità politica da regole condivise e da standard etici solidi. La tentazione di agire con spregiudicatezza deve saper coniugare difesa dello Stato con la preservazione dell’anima civile.