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PAESI DELLA LEGA ARABA

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La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 29 aprile 2025

CRISTIANI E MUSULMANI OLTRE LA TOLLERANZA: LA SFIDA LANCIATA DA PAPA FRANCESCO

 



Già durante gli anni trascorsi a Buenos Aires come arcivescovo, Jorge Mario Bergoglio aveva maturato una profonda sensibilità per il dialogo interreligioso con il mondo musulmano. In Argentina vive una piccola comunità islamica, e Bergoglio aveva saputo costruire con essa rapporti fatti di incontri personali e iniziative comuni. Non si trattava di una strategia pensata per un palcoscenico mondiale, ma di un atteggiamento spontaneo, fondato sull’apertura, sul rispetto reciproco e sulla ricerca autentica di amicizia al di là delle differenze di fede. Si dava un nuovo significato al concetto di tolleranza: l’altro non era più qualcuno da sopportare, ma un compagno di strada con pari dignità. Quando Bergoglio è stato eletto Papa, quella intuizione ha trovato un’affermazione strutturata: Francesco non si è limitato a gesti simbolici, ma ha promosso iniziative concrete. Quella che in Argentina era una prassi locale di incontro e dialogo è presto diventata un’azione programmatica e globale, capace di coinvolgere Chiesa, istituzioni civili e mondo islamico a livello internazionale. Pertanto, il dialogo con l'Islam non è stato un'improvvisazione del suo pontificato: è nato dalle sue radici, è cresciuto con la sua esperienza di vita ed è maturato fino a diventare una priorità. Il gesto più emblematico di questo impegno è stata la firma del Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune. È stato sottoscritto il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, insieme al Grande Imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, una delle più influenti figure dell’Islam sunnita. In proposito,  nell’Islam non esiste un’autorità sovraordinata in grado di manifestare posizioni ufficiali considerata l’assenza di una struttura di vertice; tuttavia, l’università di Al-Azhar del Cairo gode di particolare autorevolezza in quanto può essere considerata la massima espressione del pensiero giuridico e teologico sunnita. L’incontro è stato storico sotto molteplici aspetti: per la prima volta un Papa metteva piede nella Penisola Arabica e lo faceva non per una visita diplomatica, ma per testimoniare, insieme a un leader musulmano, l’unità tra le religioni nel nome della dignità umana. Il documento, redatto in un linguaggio accessibile e universale, afferma che la fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. È un appello alla pace, alla giustizia, alla libertà religiosa, al rifiuto di ogni forma di violenza perpetrata in nome di Dio. Viene condannato il terrorismo, l'estremismo religioso, ma anche il materialismo e l'individualismo esasperato delle società moderne. Il testo non si limita a dichiarazioni di principio, ma richiama anche alla promozione di una cultura del dialogo, all’educazione, al rispetto reciproco. È un invito a superare i pregiudizi e le chiusure che spesso hanno segnato i rapporti tra cristiani e musulmani, e ad aprirsi a un nuovo paradigma,  quello della fratellanza come fondamento di ogni autentica convivenza. Dal punto di vista geopolitico il documento ha avuto una risonanza globale. È stato accolto positivamente dalle Nazioni Unite, da numerose confessioni religiose e da leader civili. Nel 2020, proprio in seguito a questo evento, l’ONU ha proclamato il 4 febbraio ‘Giornata internazionale della fratellanza umana’, confermando l’importanza del gesto come contributo concreto alla pace mondiale.  L’appello a respingere ogni violenza compiuta in nome di Dio è poi diventato una delle direttive del pontificato e il punto di riferimento – anche critico – per buona parte del mondo musulmano sunnita e sciita. In proposito, nel Corano Gesù è considerato un grande profeta e la Vergine Maria è proclamata la più pura delle donne. In innumerevoli catechesi Francesco ha valorizzato questi punti di contatto, persino incoraggiando informalmente i pellegrinaggi mariani di fedeli musulmani a Fatima, Harissa o Zeitoun. Al tempo stesso non ha ignorato i nodi: la fusione di religione e potere nell’Islam politico, la difficoltà di riconoscere la libertà di coscienza in ordinamenti dove la sharia resta la matrice giuridica, la persecuzione dei cristiani in alcune aree. Qui il Papa ha ripreso la categoria benedettina di sana laicità: un concetto che indica la giusta autonomia della sfera politica rispetto a quella religiosa, senza però cadere nell’indifferenza o nella reciproca ostilità fra i due ambiti. I risultati sono rilevanti ma non cancellano le ombre: conversioni forzate, legislazioni discriminatorie, recrudescenze jihadiste. Per opportuna chiarezza Islam e Cristianesimo spesso vengono messi sullo stesso piano come se si trattasse di due religioni che, pur nelle evidenti differenze, possano essere ritenute caratterizzate da un’omogeneità di fondo. Diversamente, l’Islam, accanto alla sua dimensione religiosa, presenta anche elementi di organizzazione politico-sociale, in quanto la sua espansione postula l’instaurazione di istituzioni ispirate ad un’etica confessionale. All’affermazione dell’Islam spesso seguono esiti politici: un chiaro esempio di questo è la rivoluzione khomeinista in Iran che nel 1979 portò all’instaurazione di un regime teocratico. Le azioni terroristiche di matrice islamista possono essere ritenute una degenerazione di questo atteggiamento: il ricorso alla violenza e alla minaccia può essere considerato una scorciatoia per l’avvento di una società ispirata ai precetti del Corano. L’adesione al Cristianesimo e le relative attività di proselitismo invece rimangono generalmente confinate nella sfera individuale. Anche la fede cristiana richiede ai fedeli iniziative per estendere la condivisione del proprio modello di vita e dei principi su cui si fonda, ma queste iniziative si esauriscono nell’ambito di un rapporto personale. L’incontro negli Emirati Arabi ha avuto importanti seguiti. Nel marzo 2021 il Papa è volato in Iraq, dove ha incontrato l’ayatollah Ali al-Sistani a Najaf e ha pregato a Mosul tra le macerie lasciate dall’Isis: scena impensabile fino a pochi anni prima. Seguiranno il Congresso dei leader religiosi in Kazakistan nel settembre 2022, dove Francesco e al-Tayeb si sono incontrati di nuovo per dire che nessuno può usare il nome di Dio per la guerra, e il Forum East and West for Human Co-existence in Bahrein nel novembre 2022. Per quanto riguarda il post-Francesco, il Conclave non ha ancora data, ma i ritratti di possibili eredi si moltiplicano: dal filippino Luis Antonio Tagle al francese Jean-Marc Aveline, fino all’italiano Matteo Zuppi, figura di punta della Comunità di Sant’Egidio e stimato mediatore di pace. Qualunque cardinale sarà eletto troverà un’infrastruttura ormai autonoma, ovvero il Dicastero per il Dialogo Interreligioso, il Comitato di Abu Dhabi, i tavoli congiunti su bioetica e persino sull’Intelligenza Artificiale, rilanciati a Hiroshima nel 2024 con la Rome Call for AI Ethics. La sfida vera sarà però spirituale: trasformare lo slancio carismatico di Bergoglio in cultura ecclesiale permanente. Se il prossimo papa sceglierà la via della continuità, potrà contare su ponti già edificati; se opterà per correzioni di rotta, dovrà spiegare al mondo perché intende cambiare mentre il dialogo islamo-cristiano dimostra di poter arginare estremismi e pulsioni identitarie. Il testamento spirituale di Francesco afferma che  la fede fa germogliare ponti, mai muri. È un’immagine semplice, quasi da omelia feriale, ma racchiude il cuore della sua visione: la fraternità come antidoto alle derive belliche e terroristiche. Da oggi quell’immagine non appartiene più a un papa; è patrimonio comune di Chiesa e Umma (la comunità islamica), chiamate a custodirla e a costruire su di essa la pace.