L'ultima
classifica sull'Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency
International è stata pubblicata l'11 febbraio 2025. Questa edizione valuta 180
Paesi e territori in base ai livelli percepiti di corruzione nel settore
pubblico, utilizzando una scala da 0 (altamente corrotto) a 100 (molto pulito).
Secondo il rapporto, l'Italia ha ottenuto un punteggio di 54, posizionandosi al
LII (52) posto a livello globale e al XIX (19) tra i 27 Paesi membri
dell'Unione Europea. L’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) di
Transparency International è uno strumento che cerca di misurare in termini
oggettivi quanto la corruzione sia percepita all'interno del settore pubblico e
politico di un Paese. Non si tratta di un dato oggettivo sulla corruzione
reale, ma di un’indagine basata su valutazioni di esperti e sondaggi
d’opinione, che coinvolgono imprenditori, analisti e specialisti di diverse
istituzioni. L’obiettivo è fornire un quadro comparativo della trasparenza e
dell’integrità delle amministrazioni pubbliche in tutto il mondo. Per stilare
questa classifica, Transparency International si affida a 13 fonti
indipendenti, tra cui rapporti della Banca Mondiale, del World Economic Forum e
di Freedom House, che analizzano diversi aspetti legati alla corruzione. Ma
cosa viene preso in considerazione, concretamente? Uno degli elementi
principali è la presenza di tangenti e pagamenti illeciti nel settore pubblico.
Si cerca di capire in che misura funzionari e politici utilizzano il proprio
ruolo per ottenere vantaggi personali, chiedendo compensi non dovuti per accelerare
pratiche burocratiche, assegnare appalti o favorire determinate aziende. Un
altro aspetto chiave è l'indipendenza del sistema giudiziario. Se i tribunali
di un Paese sono soggetti a pressioni politiche o economiche, diventa difficile
perseguire la corruzione in modo efficace. Un sistema giudiziario forte,
invece, è essenziale per garantire che chi commette reati di questo tipo venga
effettivamente punito. La trasparenza nell’accesso alle informazioni pubbliche
è un ulteriore parametro importante. In molti Paesi ottenere dati sui
finanziamenti ai partiti politici o sui bilanci statali è difficile, se non
impossibile. Dove invece esistono leggi che obbligano le istituzioni a rendere
pubbliche queste informazioni, i livelli di corruzione tendono a essere più
bassi. Un altro elemento valutato è l’influenza del settore privato sulla
politica. Quando i governi sono fortemente dipendenti dalle donazioni delle
grandi aziende o quando esiste un fenomeno diffuso di “porte girevoli”
(funzionari pubblici che passano a lavorare per le stesse aziende che prima
regolamentavano), il rischio di corruzione aumenta sensibilmente. Infine, viene
considerata anche la presenza di meccanismi di contrasto alla corruzione. Se in
un Paese esistono enti indipendenti con il potere di indagare sugli abusi e se
chi denuncia casi di corruzione viene protetto dalla legge, la probabilità che
questi fenomeni vengano contenuti è maggiore. Tuttavia, è bene ricordare che
questo indice ha anche dei limiti. Non misura la corruzione effettiva, ma solo
la percezione che se ne ha. Inoltre, può essere influenzato da scandali
mediatici recenti: un Paese che ha appena scoperto un grande caso di corruzione
potrebbe vedere il suo punteggio peggiorare, anche se in realtà la scoperta
dimostra che il sistema di controllo sta funzionando. Allo stesso modo, Paesi
con un livello di libertà di stampa molto basso potrebbero risultare “poco
corrotti” semplicemente perché i casi di corruzione non vengono denunciati. Nonostante
questi limiti, l'Indice di Percezione della Corruzione rimane uno degli
strumenti più utilizzati per comprendere quanto la corruzione sia diffusa nel
mondo e quali Paesi stiano facendo progressi nel contrastarla. Guardare come si
muovono i punteggi nel tempo può dare un’idea di quali governi stiano lavorando
per migliorare la trasparenza e quali, invece, stiano perdendo terreno. Danimarca,
Finlandia e Singapore guidano la classifica dei Paesi meno corrotti con
punteggi rispettivamente di 90, 88 e 84, mantenendo le loro posizioni di
vertice grazie a sistemi di ‘governance’ trasparenti e istituzioni pubbliche
solide. Per quanto riguarda i più corrotti, il Sud Sudan scende all'ultimo
posto con un punteggio di 8, sostituendo la Somalia, che ora ha un punteggio di
9. Questi Paesi affrontano sfide significative legate a conflitti interni e
istituzioni deboli. Oltre due terzi dei Paesi analizzati hanno ottenuto un
punteggio inferiore a 50, indicando livelli preoccupanti di corruzione
percepita. In particolare, 47 nazioni hanno registrato i loro punteggi più
bassi nell'ultimo decennio, segnalando una stagnazione o un peggioramento negli
sforzi anticorruzione. L'Italia ha ottenuto un punteggio di 54, posizionandosi
al LII (52) posto a livello globale e al XIX (19) tra i 27 paesi dell'Unione
Europea. Questo rappresenta un calo di 2 punti rispetto all'anno precedente,
interrompendo una tendenza di miglioramento che aveva visto un aumento di 14
punti dal 2012. Il calo nel punteggio dell'Italia è attribuito a recenti
riforme e questioni irrisolte che hanno indebolito i progressi nella lotta alla
corruzione. La mancanza di una strategia nazionale anticorruzione e il ritardo
nella trasposizione di direttive europee sono tra le principali criticità
evidenziate. La Spagna ha registrato un punteggio di 56, scendendo al XLVI (46)
posto. Questo declino è attribuito a uno "stallo legislativo" nelle
politiche anticorruzione e alla mancanza di una strategia nazionale efficace.
Il Regno Unito ha mantenuto il XX (20) posto con un punteggio di 71, il più
basso da quando l'indice è stato introdotto ed è stato redatto il primo
rapporto (2012). Questo risultato è influenzato da recenti scandali politici e
preoccupazioni riguardo alla trasparenza nei finanziamenti ai partiti. Gli
Stati Uniti hanno visto un calo nel loro punteggio, scendendo al XXVIII (28)
posto con un punteggio di 65. Le critiche si sono concentrate sulla mancanza di
meccanismi efficaci di ‘enforcement’ nel ramo giudiziario. L’Australia è
rientrata tra i primi 10 Paesi più trasparenti, con un punteggio di 77. Questo
miglioramento è attribuito a riforme introdotte nel 2024, tra cui leggi contro
la corruzione straniera e il riciclaggio di denaro. Il rapporto evidenzia come
la corruzione ostacoli le azioni efficaci contro il cambiamento climatico,
impedendo l'adozione di politiche ambiziose e la corretta allocazione dei fondi
destinati alla sostenibilità ambientale. Nonostante alcune eccezioni positive,
la maggior parte dei Paesi ha fatto pochi progressi nell'affrontare la
corruzione nell'ultimo decennio, con oltre 120 nazioni che registrano punteggi
inferiori a 50. In conclusione, il recente rapporto sull’Indice di Percezione
della Corruzione di Trasparency International sottolinea la necessità di
rinnovati sforzi globali per combattere la corruzione, promuovere la
trasparenza e rafforzare le istituzioni democratiche, soprattutto in un
contesto in cui la corruzione può compromettere seriamente le iniziative
cruciali come quelle legate al cambiamento climatico. La classifica conferma
che la lotta alla corruzione resta una sfida globale irrisolta, con progressi
lenti e, in alcuni casi, segnali di regressione. L'Italia, così come altri
Paesi europei, deve rafforzare il proprio impegno, adottando misure più incisive
per garantire trasparenza, indipendenza giudiziaria e un'efficace strategia
anticorruzione. Senza un'azione concreta e determinata, il rischio è quello di
un'ulteriore perdita di fiducia nelle istituzioni e di un indebolimento della
democrazia. RR