Negli ultimi anni l'idea
di un esercito europeo ha assunto un ruolo sempre più centrale nel dibattito
politico e strategico dell'Unione Europea (UE). Le recenti sfide geopolitiche,
come la guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e la crescente
assertività della Cina, hanno reso questa questione ancora più urgente. Si
aggiunge l'incertezza sul futuro della NATO, alimentata dal ritorno di Donald
Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Alcuni Stati Membri vedono nella
creazione di un esercito europeo un passo necessario per garantire maggiore
autonomia e sicurezza all’UE. Tuttavia, il progetto incontra ostacoli politici,
giuridici e operativi che ne rendono difficile la realizzazione. La posizione
degli Stati Uniti gioca un ruolo chiave. Già durante il suo primo mandato Trump
aveva criticato duramente la NATO, accusando gli alleati europei di non
contribuire abbastanza alle spese per la difesa e minacciando di ridurre il
coinvolgimento americano nella sicurezza del continente. In particolare, nel
gennaio 2025, al World Economic Forum di Davos, Trump ha chiesto ai membri
della NATO di incrementare la spesa militare fino al 5% del PIL, superando di
gran lunga l’attuale soglia del 2%. Queste dichiarazioni hanno suscitato
preoccupazione tra i leader europei, spingendo Emmanuel Macron a rilanciare
l’idea di una maggiore autonomia strategica per l’Europa. La NATO rimane il
principale pilastro della difesa europea, ma il deterioramento dei rapporti
transatlantici ha riacceso il dibattito sull’autonomia strategica dell’UE. Il
nodo cruciale è il rapporto tra un eventuale esercito europeo e l’alleanza
atlantica. Da un lato alcuni leader sostengono che un’iniziativa del genere
rafforzerebbe la sicurezza collettiva, consentendo all’Europa di affrontare
crisi regionali senza dipendere dagli Stati Uniti. Dall’altro Paesi dell’Europa
orientale come Polonia e Stati baltici temono che ciò possa compromettere le
potenzialità della NATO, vedendo nella presenza americana un deterrente
fondamentale contro la Russia. La Germania, invece, adotta un approccio più
cauto, privilegiando il rafforzamento delle capacità europee all’interno
dell’alleanza piuttosto che la creazione di una struttura parallela. Negli
ultimi anni l’UE ha già avviato diverse iniziative per accrescere la propria
autonomia militare. La Bussola Strategica è un piano per la sicurezza e la
difesa dell’UE fino al 2030, con la previsione di una Forza di Reazione Rapida
europea di 5.000 soldati entro il 2025. Il Fondo Europeo per la Difesa con un
budget di 7,3 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 finanzia progetti
congiunti per migliorare la cooperazione tra gli Stati membri. La PESCO (Cooperazione Strutturata
Permanente), lanciata nel 2017, permette a gruppi di Stati di sviluppare
progetti comuni. La Missione di Assistenza Militare UE per l'Ucraina, lanciata
nel 2022, ha principalmente fornito addestramento e supporto operativo alle
forze armate ucraine. Nonostante questi passi avanti, la realizzazione di un
esercito europeo unificato resta complessa. Le priorità strategiche divergenti
tra gli Stati membri rendono difficile raggiungere un accordo su missioni,
comando e finanziamenti. Inoltre, la necessità di approvazioni unanimi per ogni
operazione militare potrebbe rallentare le risposte alle crisi. A questo si
aggiunge la disparità tra gli eserciti nazionali: mentre alcuni Paesi, come la
Francia, dispongono di forze armate avanzate, altri hanno capacità più
limitate. Un esercito comune richiederebbe inoltre un budget significativo,
incontrando possibili resistenze da parte di economie più fragili. Anche
l’eterogeneità culturale e linguistica potrebbe rappresentare una sfida
operativa. Dal punto di vista giuridico, il Trattato di Lisbona non prevede
esplicitamente la creazione di forze armate comuni e qualsiasi modifica
richiederebbe l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Un esercito europeo
potrebbe certamente rafforzare la sicurezza dell’UE e ridurre la dipendenza
dalla NATO e dagli Stati Uniti, ma i numerosi ostacoli rendono improbabile una
sua realizzazione nel breve termine. È più realistico pensare che l’Unione
continui a rafforzare la cooperazione militare attraverso strumenti come PESCO,
la Bussola Strategica e il Fondo Europeo per la Difesa. Tuttavia, se gli Stati
Uniti dovessero effettivamente ridurre il loro impegno nella NATO e il contesto
geopolitico si facesse ancora più instabile, la pressione per una difesa
europea più integrata potrebbe crescere, trasformando quella che oggi appare
come un’utopia in una necessità concreta. Solo il tempo dirà se l’UE riuscirà a
compiere questo passo storico, ma è certo che il tema della difesa comune
resterà una priorità nelle agende politiche dei prossimi anni. RR
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
PAESI DELLA LEGA ARABA

TESTO SC.
giovedì 20 febbraio 2025
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