Il Libano si trova
in una situazione di profonda crisi politica, economica e sociale, aggravata
dalle recenti tensioni regionali e dal ruolo dominante di Hezbollah sulla scena
nazionale. Il Paese, che un tempo rappresentava un modello di convivenza tra diverse
comunità religiose e culturali, è ora intrappolato in una rete di rivalità
settarie e pressioni geopolitiche. La recente designazione di Nawaf Salam come
primo ministro ha suscitato reazioni contrastanti, soprattutto da parte del
cosiddetto ‘duo sciita’, formato da Hezbollah e Amal. Entrambi i partiti si
sono opposti alla nomina di Salam, accusandolo di voler marginalizzare
l'influenza sciita nella formazione del nuovo governo. Salam ha cercato di
rassicurare gli oppositori sottolineando che il suo obiettivo è l'inclusione e
non l'esclusione. Il contesto politico è delicato, è segnato dalle ferite
lasciate dai recenti conflitti con Israele e dalle critiche crescenti al ruolo
di Hezbollah. Salam, con un passato come giudice presso la Corte Internazionale
di Giustizia e diplomatico all’Onu, ha una profonda conoscenza del Libano
meridionale, grazie anche ai legami familiari nella regione di Tiro e al
matrimonio con una donna di Sidone. Hezbollah, sostenuto dall'Iran, è da
decenni il principale attore non statale armato in Libano. Il partito ha
consolidato il suo potere con il pretesto della resistenza contro Israele, ma i
recenti conflitti hanno sollevato domande sul suo ruolo e sui suoi obiettivi.
L’intervento di Hezbollah nel conflitto con Israele, in solidarietà con Hamas
dopo l'operazione Al-Aqsa Flood del 7 ottobre 2023, è stato visto come una
decisione unilaterale che ha esposto il Libano a nuove tensioni. Questo
intervento ha rafforzato la narrazione americana e israeliana che considera
Hezbollah e Hamas responsabili di aver scatenato un conflitto evitabile.
Inoltre, l’appoggio di Washington alla campagna israeliana ha rafforzato il
consenso bipartisan negli Stati Uniti, rendendo più difficile per Hezbollah
giustificare le sue azioni agli occhi della comunità internazionale e, sempre
più, a quelli della popolazione libanese. Parallelamente, il Libano sta
affrontando una crisi economica senza precedenti. La valuta nazionale ha perso
oltre il 90% del suo valore rispetto al dollaro, mentre l’inflazione e la
disoccupazione continuano a salire. La popolazione libanese, già gravemente
colpita dall’esplosione al porto di Beirut nel 2020, si trova a dover affrontare
blackout energetici, scarsità di beni di prima necessità e un sistema sanitario
al collasso. Nonostante ciò, un nuovo sentimento di partecipazione politica
sembra emergere tra i cittadini libanesi, stanchi delle divisioni settarie e
della corruzione delle élite politiche. Il generale Joseph Aoun, recentemente
nominato presidente, rappresenta una figura di rottura con il passato. La sua
elezione è vista da molti come un segnale di cambiamento e un tentativo di
riportare il Paese verso una ‘governance’ basata sulla cittadinanza piuttosto
che sulla dominazione settaria. Il Paese deve affrontare una ricostruzione
economica, sociale e politica, mentre cerca di bilanciare le pressioni esterne
e le tensioni interne. La capacità del nuovo governo di promuovere il dialogo
tra le diverse fazioni sarà cruciale per garantire una transizione verso una
maggiore stabilità. Hezbollah, da parte sua, si trova di fronte a un bivio:
continuare a esercitare un potere dominante che alimenta le divisioni interne o
scegliere una via basata sul consenso e sulla cooperazione. La popolazione
libanese ha dimostrato di desiderare un cambiamento, opponendosi all’isolamento
e alla marginalizzazione di qualsiasi gruppo, ma anche rifiutando l’arroganza e
la politicizzazione estrema che hanno caratterizzato il passato recente. Come
si è detto in precedenza, il ‘duo sciita’ è composto da Hezbollah e dal movimento
Amal e rappresenta una delle forze
politiche più influenti del Paese, in particolare all'interno della comunità
sciita. Queste due organizzazioni, pur avendo origini e ruoli differenti,
collaborano strettamente per consolidare il loro potere politico e militare,
affrontando nello stesso tempo crescenti critiche sia interne che esterne. Hezbollah
oggi è la forza politica e militare dominante ed esercita un controllo
significativo su molti aspetti della vita istituzionale. La sua milizia non è
stata disarmata dopo la fine della guerra civile e continua a essere una fonte
di tensione interna. Hezbollah ha spesso giustificato il suo ruolo militare con
la necessità di difendere il Libano da Israele, ma le sue azioni unilaterali,
come la guerra del 2006 o il recente coinvolgimento nei conflitti regionali a
sostegno dell'Iran, hanno esposto il Paese a pressioni e sanzioni
internazionali. Il movimento Amal si concentra principalmente sulle questioni
sociali ed economiche che riguardano la comunità sciita. Guidato da Nabih
Berri, presidente del Parlamento da oltre tre decenni, Amal con Hezbollah forma
un blocco che garantisce agli sciiti una forte rappresentanza politica.
Tuttavia, Amal, diversamente da Hezbollah, preferisce utilizzare canali
politici per esercitare la sua influenza. Attualmente il ‘duo sciita’ si trova
in una posizione delicata. Da un lato continua a dominare la politica libanese,
ma dall’altro deve affrontare sfide significative. Il crescente malcontento
popolare sta erodendo la fiducia della popolazione, anche all’interno della
comunità sciita. Le pressioni internazionali su Hezbollah stanno aumentando. Il
futuro del ‘duo sciita’ dipenderà dalla loro capacità di trovare un equilibrio
tra la necessità di mantenere il loro potere e l’esigenza di adattarsi a un Paese
che sta cambiando. La popolazione libanese è sempre più determinata a superare
le divisioni settarie e a costruire un sistema politico basato sulla
cittadinanza e sulla cooperazione piuttosto che sulla dominazione di pochi
gruppi. Se Hezbollah e Amal non sapranno adattarsi a questa nuova realtà, il
loro ruolo potrebbe essere ridimensionato, aprendo la strada a un cambiamento
più profondo nel panorama politico del Libano. Il futuro del Libano pertanto è
un mix di grandi sfide e opportunità di cambiamento. In un contesto regionale
sempre più complesso il Libano deve riscoprire le sue radici di pluralismo e
coesione per affrontare le sfide che lo attendono; dovrà avviare riforme
profonde, ristrutturare il settore bancario e attrarre investimenti
internazionali. Molti libanesi chiedono un sistema basato sulla cittadinanza e
sulla meritocrazia. Un cambio di paradigma non sarà facile, dato che le élite
tradizionali, tra cui il ‘duo sciita’ di Hezbollah e Amal, sono radicate nel
sistema e riluttanti a cedere potere. A livello regionale, il Libano continua a
essere influenzato dai giochi di potere delle grandi potenze. Il ruolo di
Hezbollah e il suo legame con l’Iran lo rendono un attore chiave, ma anche un
fattore di instabilità, soprattutto per le tensioni con Israele. In un contesto
di conflitti in evoluzione sarà cruciale per il Libano trovare un equilibrio
tra la sua sovranità e le pressioni internazionali, evitando di diventare il
terreno di scontro tra potenze esterne. La nomina del generale Joseph Aoun a
presidente e le richieste di maggiore partecipazione politica da parte dei
cittadini potrebbero essere il primo passo verso un futuro più stabile. In
conclusione, le prospettive del Libano sono legate alla capacità dei suoi
leader e della sua popolazione di superare le divisioni per costruire un
sistema che guardi al futuro piuttosto che rimanere ancorato al passato. Sarà
un percorso lungo, ma non impossibile per le potenzialità del Paese. RR