RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

mercoledì 15 gennaio 2025

I PERICOLI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NELLA SOCIETA' E NELLA MENTE UMANA (Gennaio 2025)

L'intelligenza artificiale (IA) sta trasformando profondamente la nostra esistenza, ma i rischi che comporta per la mente umana e per la società non possono essere ignorati. Questi rischi derivano sia dall'uso diretto della tecnologia sia dagli effetti indiretti che essa ha sul nostro modo di pensare, vivere e interagire. Tra i problemi principali vi è la dipendenza tecnologica. Affidarsi in modo eccessivo all'intelligenza artificiale per compiti che richiedono calcolo, memoria o creatività rischia di ridurre l'esercizio delle capacità cognitive umane. Delegare decisioni alle macchine può limitare il pensiero critico, portando le persone ad accettare passivamente risposte preconfezionate senza metterle in discussione. Questo fenomeno potrebbe diminuire l'autonomia individuale, rendendo le persone più vulnerabili a manipolazioni esterne. Un altro aspetto preoccupante è la diminuzione della memoria e della capacità di apprendimento. Con l'accesso continuo a dispositivi e assistenti virtuali, molte persone si abituano a cercare risposte immediate anziché sviluppare capacità analitiche più profonde. Questo rischia di rendere la mente umana più passiva e meno allenata a risolvere problemi autonomamente. L'intelligenza artificiale contribuisce alla polarizzazione e alla manipolazione delle opinioni. Gli algoritmi utilizzati dalle piattaforme digitali, come i social media e i motori di ricerca, analizzano i comportamenti e le preferenze degli utenti per proporre contenuti su misura. Questo processo, noto come personalizzazione algoritmica, crea bolle di filtraggio, ossia ambienti virtuali in cui gli utenti vedono principalmente informazioni che confermano le loro opinioni già esistenti. Di conseguenza, viene ridotta l’esposizione a idee diverse o contrarie, rafforzando pregiudizi e polarizzando le opinioni. Questa dinamica può essere sfruttata per diffondere disinformazione attraverso notizie false o manipolate, influenzando così le percezioni pubbliche e le decisioni politiche ed elettorali. Il rischio per la democrazia è significativo, poiché l'accesso a informazioni equilibrate e affidabili è fondamentale per un processo decisionale consapevole da parte dei cittadini. Sul piano emotivo l'intelligenza artificiale può alimentare un senso di alienazione sociale. Interagire prevalentemente con macchine o chatbot, piuttosto che con altre persone, riduce l'empatia e la capacità di comprendere le emozioni altrui. Questo fenomeno rischia di impoverire le relazioni umane, favorendo isolamento e insoddisfazione. L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più presente soprattutto quando si tratta di analizzare enormi quantità di dati personali. Pensiamo, ad esempio, al riconoscimento facciale o ai sistemi di sorveglianza predittiva, tecnologie che in molti Paesi vengono ormai utilizzate per motivi di sicurezza o per facilitare decisioni in ambiti pubblici e privati. Queste innovazioni, per quanto utili, sollevano però alcune questioni fondamentali legate alla nostra privacy e al rischio di abusi. Il riconoscimento facciale, per esempio, è una tecnologia capace di identificare una persona in tempo reale, analizzando il suo volto attraverso immagini o video. Se da una parte è uno strumento utile per migliorare la sicurezza pubblica, dall’altra pone interrogativi importanti: fino a che punto è giusto che i nostri movimenti siano monitorati senza il nostro consenso? Chi garantisce che questi dati non vengano usati per scopi meno nobili, come il controllo della popolazione o la repressione del dissenso? Un discorso simile vale per i sistemi di sorveglianza predittiva, che analizzano i comportamenti passati per fare previsioni su quelli futuri. Immaginiamo che un sistema segnali una persona come potenzialmente pericolosa basandosi su modelli statistici: quali sono le conseguenze per chi viene etichettato in questo modo, magari senza una reale motivazione? Questi strumenti rischiano di alimentare discriminazioni, soprattutto se i dati su cui si basano contengono già pregiudizi o errori. Molte di queste tecnologie vengono implementate senza un quadro normativo chiaro e condiviso. La privacy è un diritto fondamentale che tutela la nostra libertà di scegliere cosa condividere e con chi. Tuttavia, quando non c'è trasparenza, corriamo il rischio di perdere il controllo sui nostri dati senza nemmeno accorgercene. Questo accade perché molte persone non sono consapevoli di quanto le loro informazioni vengano tracciate, archiviate e analizzate. È essenziale fissare norme che stabiliscano che gli utenti debbano essere informati in modo chiaro e comprensibile su come vengono raccolti e utilizzati i loro dati, e debbano consentirne l’uso solo in modo esplicito. Queste regolamentazioni non solo proteggerebbero i diritti individuali, ma reerebbero anche un quadro di fiducia tra i cittadini, le imprese e le istituzioni. Solo adottando un approccio etico e responsabile possiamo sfruttare i benefici dell’intelligenza artificiale senza mettere a rischio i diritti fondamentali delle persone. In ultimo la superintelligenza. La superintelligenza è un concetto che si riferisce a un'intelligenza artificiale in grado di superare significativamente l'intelligenza umana in quasi ogni ambito, compresa la creatività, il pensiero critico e la capacità di risolvere problemi complessi. È un'idea che si colloca spesso nel campo della speculazione e della futurologia, ma è oggetto di crescente attenzione da parte di esperti di tecnologia e filosofia. Le sue caratteristiche sarebbero: innanzitutto le capacità cognitive superiori. Una superintelligenza non solo eguaglierebbe, ma supererebbe le capacità umane in settori come la scienza, l'arte e la strategia, elaborando soluzioni che potrebbero essere impensabili per noi. Poi, l’autoapprendimento avanzato: la superintelligenza sarebbe in grado di migliorare sé stessa, ottimizzando i propri algoritmi e sviluppando nuove competenze senza l'intervento umano. La velocità di elaborazione: la superintelligenza opererebbe a una velocità enormemente superiore rispetto alla mente umana, consentendole di analizzare enormi quantità di dati e di trarre conclusioni in tempi rapidissimi. In ultimo, l’autonomia decisionale: potrebbe prendere decisioni complesse in modo indipendente, con implicazioni su etica, sicurezza e governance. Tutto questo premesso, si comprende perché la superintelligenza solleva diverse preoccupazioni etiche, filosofiche e pratiche. Se una superintelligenza acquisisse la capacità di prendere decisioni autonome, potrebbe operare al di fuori delle intenzioni umane, potenzialmente diventando una minaccia esistenziale. Potrebbe sviluppare obiettivi o priorità che non allineano con il benessere umano, agendo in modi inaspettati o distruttivi. Chiunque controlli una superintelligenza potrebbe acquisire un potere senza precedenti, con potenziali squilibri a livello politico, economico e militare. Come garantire che una superintelligenza operi in modo etico e non causi danni involontari? La mancanza di un quadro normativo chiaro rende difficile affrontare queste sfide. La creazione di una superintelligenza rimane un'ipotesi lontana, ma non impossibile. La superintelligenza rappresenta un tema affascinante e al tempo stesso inquietante, che richiede una riflessione collettiva su ciò che significa essere umani e su come vogliamo plasmare il futuro. Roberto Rapaccini