Com’è
noto, recentemente in Afghanistan i Talebani hanno obbligato le presentatrici
tv ad andare in onda con il volto coperto. Dopo un timido tentativo di
ribellione, le presentatrici tv sono state costrette ad accettare l’imposizione
del regime, che all’inizio di maggio, attraverso prescrizioni contenute in un
decreto del Ministero della Promozione della Virtù e Prevenzione del Vizio, in
applicazioni delle direttive della Sharia, aveva imposto a tutte le
donne afghane non troppo anziane o non troppo giovani di
indossare in pubblico il burqa, o un abbigliamento che coprisse
integralmente il proprio corpo dalla testa ai piedi, compreso il volto (ad
eccezione degli occhi) in modo da evitare provocazioni ad uomini che
non fossero parenti stretti. Il Decreto precisava l’opportunità che le donne
senza importanti mansioni da svolgere in pubblico si trattenessero in
casa. Questa imposizione, come già detto, non era stata rispettata nella
maggior parte dei programmi televisivi, dove le donne continuavano ad andare in
onda con il capo coperto ma con il volto visibile. Il Regime talebano, dopo
un’iniziale apparente ‘apertura’, non ha tollerato eccezioni, nemmeno nei
confronti delle donne in tv. Per completezza di informazione nella conferenza
stampa dell’agosto scorso seguita alla conquista di Kabul, i Talebani cercarono
di accreditarsi come un gruppo moderato e aperto, intenzionato anche a
garantire il rispetto dei diritti delle donne. Nei mesi successivi, tuttavia,
sono state disposte misure progressivamente più restrittive, soprattutto nel
campo dell’istruzione femminile, che inducono a ritenere che questo secondo
Regime sia del tutto simile al primo, di impronta rigidamente fondamentalista e
durato dal 1996 al 2001. Nel concetto di velo islamico si
intendono varie tipologie di abbigliamento femminile adottate nei Paesi
islamici conformemente alla vigente tradizione locale. In proposito il Niqab copre
tutto il corpo, la testa e il viso, lasciando solo un’apertura per gli occhi; è
diffuso principalmente negli Stati del Golfo, soprattutto in Arabia Saudita. In
alcuni Paesi europei si ritiene che il Niqab sia in contrasto
con le disposizioni di pubblica sicurezza in quanto occulta l’identità di chi
lo indossa. L’Hijab è generalmente composta da una o due sciarpe
che coprono soltanto la testa e il collo. È il velo meno coprente.
Lo Chador è uno scialle che copre tutto il corpo ed è chiuso
sul collo. Copre la testa e il corpo, ma lascia la faccia completamente
visibile. Generalmente lo Chador è nero ed è particolarmente
diffuso in Iran. Il Burqa è un velo che copre in maniera
integrale il corpo femminile. Anche gli occhi sono coperti, e le donne che lo
indossano possono vedere attraverso una retina. È usato comunemente in
Afghanistan e Pakistan. Sotto il primo regime talebano (che ha governato
l’Afghanistan dal 1996 al 2001) il suo uso è stato imposto dalla legge. Di
solito è di color azzurro. L’Al-Amira solitamente si compone di un
copricapo che si stringe alla testa e di una sciarpa a forma di tubo che si
avvolge al collo e copre anche parte della testa. Lo Shayla un
è velo rettangolare che copre la testa, molto simile all’Hijab. Si può
portare in modi diversi, anche se uno dei più comuni è in modo da coprire la
testa e parte del collo. È il tipo di velo più diffuso in Italia. Il Khimar è
un mantello che copra dalla testa in giù: alcuni modelli arrivano fino a sotto
i fianchi, altri fino alle caviglie. In ogni caso lascia scoperti gli occhi e
il volto. È diffuso soprattutto in Medio Oriente. Le direttive in materia di
abbigliamento femminile si fanno risalire al punto 31 della Sura XXIV “E di’
alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare,
dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo
fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri, solo ai loro mariti, ai
loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti,
ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle
loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio,
ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne.
E non battano i piedi sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti
ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare.” Non si
parla quindi esplicitamente della copertura del capo o del viso, né di
specifiche tipologie di abbigliamento, ma di coprire i propri ornamenti cioè
le bellezze femminili, le forme del corpo. Pertanto, la prescrizione coranica
può essere interpretata come un semplice invito alla modestia nel vestire, ad
un atteggiamento pudico e casto. Nel mondo occidentale l’uso del velo da parte
di donne islamiche secondo la tradizione culturale e religiosa del Paese di
riferimento o provenienza può essere anche un modo per rivendicare l’appartenenza
ad una cultura diversa. Roberto Rapaccini
APPUNTI
su ISLAM e MONDO ARABO di Roberto Rapaccini