RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

sabato 3 giugno 2023

MUSULMANI ED EUROPA. LE CONTRADDIZIONI DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE. PREMESSA. (9.6.2022)

 

Nell’Europa attuale nuclei di musulmani sempre più consistenti maturano la convinzione di considerare l’Occidente il definitivo teatro della loro esistenza. Questa consapevolezza è relativamente recente: negli anni ’60 e in tempi precedenti gli immigrati arabi tendevano a vivere con disagio la loro ‘diversità’ culturale e religiosa nel contesto europeo allora rigidamente etnocentrico. Cercavano di contrastare il sentimento di precaria estraneità abbandonando spontaneamente l’abitudine di portare indumenti tradizionali per uniformarsi alle consuetudini occidentali anche nel modo di vestire. Paradossalmente, la sopraggiunta maggiore integrazione sociale e il carattere più stabile dell’insediamento nella città europee hanno incoraggiato (fin dagli anni ’70) atteggiamenti opposti, ovvero si è assistito al ritorno all’uso di abbigliamenti tradizionali - come il niqab[i], lo chador[ii], il burqa[iii] e il qamis[iv] - come modalità esteriore per rivendicare l’appartenenza ad una cultura diversa, e per esternare il rifiuto dell’omologazione occidentale. La Francia in questi ultimi anni ha cercato di contrastare queste dinamiche mediante leggi che vietano nelle scuole di indossare veli islamici[v], soprattutto l’hijab[vi]con il dichiarato obiettivo di limitare l’esposizione in pubblico di simboli religiosi e nello stesso tempo perseguire la laicità dei contesti scolastici e formativi. Più in generale nei Paesi europei continuano ad emergere segnali che manifestano una malcelata preoccupazione nei confronti dell’Islam, che viene generalmente ritenuto erroneamente una monade indifferenziata che minaccia l’identità nazionale. Come generico corollario l’immigrazione è considerata un pericolo e non una risorsa. In piena globalizzazione viene auspicato il ripristino delle frontiere, mentre le differenze sono evidenziate in termini negativi. La conoscenza dell’altro, soprattutto se di cultura islamica, si realizza avendo il pregiudizio come parametro di riferimento.  Al fine di evitare conflittualità la convivenza multiculturale con la componente islamica richiederebbe invece negoziazioni che evitino ‘zone d’ombra’. Il concetto di passiva tolleranza - che ha sfumature vagamente discriminatorie in quanto la benevolente accettazione dell’altro spesso presuppone un implicito giudizio di superiorità – dovrebbe essere sostituito con un atteggiamento di attivo riconoscimento della pari dignità dell’altro. Nel ribadire la piena vigenza dei fondamenti sui quali si fonda l’ordinamento giuridico nazionale -  salvo che ci siano oggettive esigenze di aggiornamento – deve essere garantita a tutti gli appartenenti alla comunità a prescindere dalle origini etniche una reale uguaglianza nei casi concreti (ovvero non possono essere considerate diversamente situazioni sostanzialmente uguali come anche in termini simmetricamente opposti non possono essere trattate allo stesso modo situazioni apparentemente uguali ma in concreto diverse). In materia di immigrazione devono essere superate le antitetiche posizioni della demagogia politica rigidamente polarizzata sui principi opposti dell’accoglienza generalizzata o del respingimento indiscriminato, che strumentalizza per fini elettorali le possibili derive conseguenti alla radicalizzazione dei due atteggiamenti.  Roberto Rapaccini

[i]Il niqāb è un velo che copre l'intero corpo della donna, compreso il volto, lasciando scoperti solo gli occhi. 

[ii]Lo chador è un lungo velo nero che ricopre completamente il corpo a esclusione delle mani, dei piedi e del viso. È molto diffuso in Iran.

[iii] Il burka (o burqa) è un abito femminile che copre interamente il corpo, compresa la testa; una fessura, talvolta velata, all’altezza degli occhi permette alla donna di vedere. Il burka è molto diffuso in Afghanistan.

[iv] Il qamis è la tunica maschile. Il djellaba è la tunica munita anche di cappuccio per proteggersi dal sole, diffusa soprattutto nel Maghreb.

[v] Nello spirito di queste disposizioni normative transalpine i veli islamici rappresenterebbero anche uno strumento di differenziazione discriminatoria fra uomini e donne.

[vi] L’hijab è un velo corto femminile, composto di una cuffia che tiene raccolti i capelli e il velo vero e proprio che viene appoggiato su di essa e di solito viene legato sotto il mento, avvolto intorno al collo o lasciato ricadere liberamente sul corpo.