RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

mercoledì 7 giugno 2023

UN PO' DI ORDINE NELLA CONFUSIONE (8-4-2015)

 


Lo schema delle alleanze nell'area mediorientale è molto contraddittorio. Nello Yemen il conflitto ha natura locale. I ribelli Houthi agiscono con l'appoggio dell'l'Iran, che solidarizza con la minoranza dei ribelli sciiti non solo per motivi religiosi, ma al fine di assicurarsi un ruolo  nell'area del Golfo e, attraverso lo Yemen, di conseguire una posizione privilegiata per gestire i propri interessi in Africa. Contro gli Houthi, e soprattutto contro il 'nemico' iraniano, si sono mobilitate le monarchie del Golfo ed altri Paesi sunniti (segnatamente l'Egitto, gli Emirati, il Qatar), guidati dall'Arabia Saudita. Gli Stati Uniti sostengono logisticamente questa coalizione inviando scorte di armi e munizioni. Di fatto gli Usa nello Yemen sono indirettamente contrapposti all'Iran, con il quale tuttavia sta nascendo un possibile idillio politico ed economico conseguente all'accordo sul nucleare; inoltre, l'Iran è di fatto un alleato degli Usa contro l'Isis in Iraq.   Al Qaeda nella Penisola Araba (AQAP) approfitta del caos per gestire il proprio potere. Il movimento terroristico, se poi - come preannunciato - confluirà nell'Isis, di fatto diverrà  un suo emissario ed il suo referente nella regione. Nello stesso tempo la fazione yemenita di Al Qaeda sostiene Al Shaabab, il gruppo di miliziani fondamentalisti di matrice islamica sunnita che in Kenya ha recentemente trucidato 150 studenti cristiani. Gli stati sunniti del Golfo (soprattutto il Qatar), partner finanziari dell'Occidente, probabilmente sono tra i finanziatori dell'Isis. L'Iran non ha abbandonato l'ostilità nei confronti di Israele, anche se forse questa posizione è uno strumento per consolidare il consenso interno dal momento che il Paese, nella sua proiezione geopolitica esterna, sembra maggiormente interessato all'egemonia nel mondo islamico, contrastando l'attuale leadership della monarchia saudita. L'Iran è inoltre  alleato del presidente siriano alauita (e perciò di area sciita) Bashar al Assad, valendosi anche del gruppo Hezbollah; la Repubblica Islamica però ha sempre finanziato in funzione antisraeliana le attività del gruppo palestinese e sunnita di Hamas, originariamente ideologicamente legato ai Fratelli Musulmani. In Libia la situazione è ancora più confusa; l'Egitto, impegnato nello Yemen contro gli sciiti Houthi, ha bombardato alcune basi dei sunniti dell'Isis, mentre le potenze occidentali, in particolare la Francia ed il Regno Unito, dopo che con le loro attività belliche e la rimozione di Gheddafi hanno originato l'attuale caos,  sono incapaci di qualsiasi iniziativa, preda di un insano e pavido immobilismo. Vige un pericoloso e incontrollato caos e le minacce dell'Isis nei confronti dell'occidente sono sempre più concrete. Conseguentemente ai tragici fatti dell'università di Garissa in  Kenya viene da chiedersi: e i cristiani? Il loro martirio ad opera della violenza fondamentalista di matrice islamica ha  assunto dimensioni inquietanti,   ma i media, con il loro effetto narcotizzante, ci hanno abituato alle notizie di fedeli sgozzati o eliminati in massa, e ad  un senso generale di indifferenza. Inoltre, le notizie provengono da un  mondo lontano; e poi  ad alcuni sembra quasi che con questo sangue si paghino le colpe del colonialismo e di un'intrusione indebita in un mondo culturalmente remoto, dimenticando che il proselitismo religioso, affrancato da interessi politici ed economici, nasce dal semplice desiderio di condividere una testimonianza senza i limiti geografici. Roberto Rapaccini