RASSEGNA STAMPA S.

RASSEGNA STAMPA S.
Clicca sull'immagine
• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

PAESI DELLA LEGA ARABA

TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

lunedì 5 giugno 2023

STRUTTURA TRIBALE E REGIMI AUTORITARI NEL MONDO ARABO (14-2-2016)

 


Il mondo arabo-islamico è sempre stato caratterizzato da regimi autoritari. Probabilmente la motivazione di questa aspetto strutturale risiede nella genesi delle nazioni arabe, nate - in generale e con modalità storicamente diversificate - dalla fusione di tribù. Questi Stati fin dalle loro origini, articolandosi su base tribale e attribuendo la gestione del potere periferico a locali clan considerati la più elementare unità territoriale, non hanno recepito l’esigenza di sviluppare un’organizzazione amministrativa. La tribù - che aveva una specifica autonomia e omogeneità ed era caratterizzata da propri stili di vita, da autosufficienza, da un forte legame con il proprio territorio e, in alcuni casi, da una propria lingua o dialetto - esercitava una forma localizzata di gestione del potere. Nella tribù mancava qualsiasi espressione di democrazia diretta o rappresentativa; l’attribuzione del potere era fondata su meccanismi dinastici, di anzianità o su forme pseudo-istituzionali che predeterminavano automaticamente il destinatario di funzioni di governo sulla comunità: era del tutto estraneo a questo modello organizzativo qualsiasi strumento che assicurasse facoltà di libera scelta. La società tribale pertanto - e conseguentemente gli Stati arabi che ne ereditarono la cultura giuridica - non si fondava sui diritti di libertà e di uguaglianza prerogativa delle democrazie; in essa rilevava solo che si governasse secondo giustizia. Infatti, un membro della comunità tribale poteva aspirare a poteri di governo solo se apparteneva a una specifica linea dinastica o fosse titolare di aspettative (di poteri di governo) in virtù di meccanismi di automatica predeterminazione. Conseguentemente  la condizione di un qualsiasi individuo si esauriva nell’accettare pacificamente di essere governato da altri purché tale supremazia venisse esercitata con equità e giustizia. Gli Stati arabi al momento della loro nascita, riconoscendo la preesistente struttura tribale e demandando alla tribù la gestione locale del potere, ne ottenevano come corrispettivo la fedeltà e il sostegno ai rispettivi regimi. Solo nel corso dei tumulti della Primavera Araba per la prima volta i popoli arabi hanno richiesto sistemi politici che, oltre a governare con giustizia, assicurassero libertà e democrazia, quasi a reclamare l’avvento di  un tardivo Illuminismo. Nella creazione di un nuovo Stato prioritariamente si forma un’assemblea costituente e si indicono libere elezioni. Tuttavia, negli Stati arabi questi presupposti di democrazia sono rimasti intrappolati in un circolo vizioso: infatti, fu subito evidente da un punto di vista pratico che le elezioni non potevano essere il momento iniziale della democrazia, ma il suo punto di arrivo, dal momento che il loro valido e libero svolgimento richiede un apparato che rispetti la sovranità popolare e una coscienza civica ben strutturata. I moti della Primavera Araba, per il loro carattere e la loro articolazione, hanno in ogni caso  contribuito a ridimensionare fortemente il ruolo dei gruppi terroristici e dell'esercito nei cambiamenti di regime, che in precedenza si erano prodotti solo a seguito di iniziative di gruppi eversivi o colpi di Stato  consolidando la  rassegnazione a subire governi nazionali autoritari ed iniqui. Precedentemente alla Primavera Araba, infatti, solo il terrorismo o le iniziative militari sembravano poter offrire concrete prospettive di cambiamento: purtroppo l'illusione che la realtà fosse mutata ha avuto breve durata. Nel mondo arabo l’ingiustizia sociale e la mancanza di libertà e di democrazia, anziché scomparire, sembrano oggi essersi rafforzate:  la storia anche in questo caso dimostra che per un cambiamento radicale di un corso istituzionale serve molto tempo. Le rivoluzioni, anche se sembrano improvvise e imprevedibili, per avere effetti permanenti, devono essere il risultato della sedimentazione di un processo lento.  Roberto Rapaccini

(da Roberto Rapaccini, Paura dell'Islam, Cittadella Editrice, 2012)