Con il termine Islam politico si evidenzia l’attitudine della religione islamica ad estendere l’applicazione dei propri principi alla vita sociale e politica oltre a guidare l’esistenza individuale e personale dei singoli fedeli. In relazione alle frizioni fra l’Islam politico e l’Occidente può essere utile ricordare alcuni punti di contatto e di distanza fra la religione musulmana e quella cristiana. Deve essere premesso che nell’Islam convivono tante confessioni che assumono posizioni divergenti fra di loro, a partire dalla principale ripartizione fra Sciiti e Sunniti. I Sunniti sono il 90/80 % circa dei musulmani mentre il rimanente 10/20 % è di professione sciita e si trova prevalentemente in Iran. Nell’Islam, soprattutto di professione sciita, manca inoltre un’autorità capace di esprimere una posizione ufficiale su ogni specifica questione.
In
proposito l’imam, pur avendo una leadership spirituale, non è un chierico, né è
destinatario di una designazione ufficiale, ma acquisisce questo titolo per
attribuzione da parte della comunità o per auto-proclamazione. Più in dettaglio
l’imam è un musulmano che, essendo particolarmente esperto nelle prescrizioni
formali relative alle preghiere collettive, si pone davanti ai fedeli guidando
l’orazione. Nell’Islam sciita il titolo di imam ha un significato religioso e
politico di maggior rilievo: gli imam sono considerati i successori legittimi
di Maometto, sono ispirati da Dio e hanno l’autorità e la conoscenza per
fornire commenti e interpretazioni del Corano.
Islam
e Cristianesimo spesso vengono messi sullo stesso piano come se si trattasse di
due religioni che, pur nelle evidenti differenze, possano essere ritenute
caratterizzate da un’omogeneità di fondo. Diversamente, l’Islam, oltre ad
essere una religione, ha anche i tratti dell’ideologia in quanto la sua
espansione postula l’instaurazione di istituzioni ispirate ad un’etica
confessionale. In particolare, all’affermazione dell’Islam spesso seguono esiti
politici; un chiaro esempio di questo è la rivoluzione khomeinista in Iran nel
1978–1979, che portò all’instaurazione di un regime teocratico. La militanza
islamica si è non raramente concretizzata nella partecipazione collettiva ad
iniziative per promuovere con ogni mezzo un ordine sociale nel quale le leggi
civili fossero sostituite da un ordinamento plasmato sulla legge divina. Le
frange fondamentaliste e radicali non hanno abbandonato questo approccio. Le
azioni terroristiche di matrice islamista possono essere ritenute una
degenerazione di questo atteggiamento: il ricorso alla violenza e alla minaccia
può essere infatti considerato una scorciatoia per l’avvento di una società
ispirata ai precetti del Corano. L’adesione al Cristianesimo e le relative
attività di proselitismo invece rimangono generalmente confinate nella sfera
individuale. Anche la Fede cristiana richiede ai fedeli iniziative per
estendere la condivisione del proprio modello di vita e dei principi su cui si
fonda, ma queste iniziative tuttavia si esauriscono nell’ambito di un rapporto
personale.
Nell’Islam,
poiché si attribuisce valore legale ad una sola religione, la laicità – che ha
come corollario la possibilità di praticare di altri culti - è reputata una
forma perseguibile di ateismo. Dal difetto di laicità, di cui è corollario
l’assenza di chiari confini fra religione e politica, deriva come conseguenza
l’instaurazione, nel mondo islamico, di regimi governativi di impronta
teocratica. Anche nei Paesi arabi che hanno cercato di percorrere la via della
democrazia e della laicità (come ad esempio la Tunisia), il Corano rimane
sempre uno strumento di riferimento irrinunciabile: nei loro ordinamenti in
maniera esplicita o implicita sono previsti meccanismi giuridici e
istituzionali che in concreto evitano che la vita civile si articoli in maniera
contraddittoria o semplicemente autonoma rispetto ai contenuti della dottrina
islamica.
Il
4 febbraio 2019 Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed
Al-Tayeb, hanno firmato ad Abu Dhabi una dichiarazione comune che costituisce
un’importante storica tappa nel dialogo tra cristiani e musulmani. Il
documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune
richiama l’attenzione sulla necessità di promuovere una cultura del dialogo,
della reciproca conoscenza, della collaborazione comune per porre fine a
qualsiasi forma di violenza di matrice confessionale e a derive belliche e
terroristiche. Le religioni non devono sollecitare sentimenti di odio, di ostilità,
di estremismo, né invitare alla violenza. La dichiarazione qualifica la
libertà di religione come diritto di ogni persona, condannando qualsiasi
costrizione e discriminazione. Si percepisce la necessità che la tolleranza
verso le altre fedi prevalga su qualsiasi impulso contrario. La tolleranza non
è passiva sopportazione ma riconoscimento della pari dignità dell’altro.
Gesù
è una figura importante anche nel mondo islamico. Naturalmente non gli si
attribuisce la centralità che ha nel Cristianesimo; tuttavia, i musulmani
credono che Gesù – Isa in arabo – sia stato un grande profeta. Fra Cristiani e
Musulmani c’è un pieno accordo anche sulla venerazione della Vergine Maria, che
è ritenuta nel Corano una donna eccezionalmente pura e santa, madre del grande
profeta Gesù. I musulmani naturalmente rifiutano la divinità di Cristo e
quindi non ammettono la maternità soprannaturale di Maria. Alcuni fedeli
cristiani affermano che in Egitto, a El-Zeitoun, alla periferia del Cairo, la
Madonna sarebbe apparsa sul tetto di una chiesa copta. Il luogo attualmente è
visitato anche da migliaia di musulmani. Più in generale milioni di Islamici
anche dall’Iran si recano in pellegrinaggio presso santuari mariani come Fatima
in Portogallo, Harissa in Libano, e in altri luoghi di culto in Siria oltre che
in Egitto. Ai pellegrinaggi islamici partecipano generalmente donne musulmane
che chiedono grazie. In Libano nel 2010 la solennità mariana dell’Annunciazione
del Signore è stata proclamata festa nazionale. L’iniziativa è stata adottata
dal Governo nella convinzione che una celebrazione comune potesse accrescere
l’intesa tra cristiani e musulmani.
In
estrema sintesi il Cristianesimo sembra maggiormente impermeabile alle
influenze politiche. In proposito Benedetto XVI nella sua esortazione
apostolica per il Medio Oriente ha affermato che “la sana laicità…significa
liberare la religione dal peso della politica e arricchire la politica con gli
apporti della religione, mantenendo la necessaria distanza, la chiara
distinzione e l’indispensabile collaborazione tra le due. Nessuna società può
svilupparsi in maniera sana senza affermare il reciproco rispetto tra politica
e religione, evitando la tentazione costante della commistione o
dell’opposizione". Roberto Rapaccini