In
questo momento di concrete frizioni – spesso emotivamente enfatizzate - fra
l’Islam politico e l’Occidente, può essere utile ricordare alcuni punti di
contatto fra la religione musulmana e quella cristiana. Il primo aspetto su cui
riflettere è la figura di Cristo. Gesù è oggetto di importante considerazione
anche nel mondo islamico. Naturalmente non gli si attribuisce la centralità che
ha nel Cristianesimo, che lo riconosce come Dio fatto uomo e come il Messia
atteso (ancora) dalla tradizione ebraica; tuttavia, i musulmani credono che
Gesù – Isa in arabo – sia un grande profeta. In proposito il dibattito sui suoi
insegnamenti dovrebbe essere considerato di grande attualità nella crisi e
nelle divisioni dell’Islam contemporaneo. Gesù evidenziò la necessità di una
riforma religiosa che superasse i confini e abbandonasse le strettoie di quella
comprensione strettamente letterale delle sacre scritture che vigeva nel suo
tempo: allora gli Ebrei conferivano infatti alle scritture un valore
eccessivamente ‘legalistico’. In proposito, nel Vangelo di Matteo Gesù precisa
di non essere venuto per abolire la legge, ma per dare compimento ad essa.
Chiarisce successivamente: se la vostra giustizia non supererà quella degli
scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Analogamente Giovanni
afferma che la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma è per mezzo di Gesù
Cristo che sono venute la grazia e la verità. Pertanto, per un cristiano la
formale e rigorosa adesione alla legge non è sufficiente per ottenere la salvezza,
ma è solo una precondizione di essa. Questo concetto è esplicitato nelle parole
rivolte da Cristo al giovane ricco che aveva puntualizzato di aver osservato
tutti i comandamenti: ...se vuoi essere perfetto, offri tutti i tuoi beni ai
poveri, poi seguimi, poiché il regno di Dio non è per i ricchi. Questa lunga
premessa evidenzia che gli Ebrei stavano vivendo in quei tempi una crisi
religiosa simile a quella dei musulmani di oggi. Il mondo musulmano, come è
noto, è estremamente composito: all’interno della galassia islamica è possibile
individuare numerose correnti interpretative. È prevalente il doveroso rispetto
dei contenuti formali della legge, mentre vengono considerate con estrema
cautela eventuali istanze di riforma. Al riguardo hanno spesso esiti radicali
le posizioni ideologiche di quelle correnti che sostengono la necessità di
ripristinare la purezza dell’Islam delle origini mediante l’osservanza
letterale del Corano (segnatamente i Wahabiti e i Salafiti). Paradossalmente le
esigenze di riforma emerse i nei moti di rivolta della Primavera Araba
(2010-2012) - che hanno avuto moventi spiccatamente laici, che possono essere
riassunti nel diffuso malessere per una società cristallizzata su posizioni
antidemocratiche e caratterizzata da una inaccettabile diseguaglianza nella
distribuzione della ricchezza – pur promosse da gruppi eterogenei laici, hanno
prodotto come risultato a lungo termine il ritorno a regimi fondamentalisti: i
popoli arabi, nel richiedere cambiamenti, non potevano infatti avere come
modello le democrazie occidentali, da sempre considerate corrotte e lontane da
valori spirituali e religiosi. Al contrario, il nuovo Stato arabo, solo se
fondato su una piena applicazione dei valori dell’Islam depurati da qualsiasi
modernità, sarebbe stato in grado di assicurare un sistema perfetto oltre che
giusto. Ciò premesso si richiama l’attenzione sul fatto che la predicazione di
Cristo nell’enunciare la buona Novella, come detto in precedenza, non rinnegava
le preesistenti scritture, ma si limitava a censurarne l’ossessiva osservanza
dei dettagli e solo un superficiale e formale rispetto dei principi morali che
ne costituivano il presupposto. Gesù ha affrontato e dato soluzione ad una
crisi religiosa originata da uno sterile legalismo e pertanto analoga a quella
determinata attualmente dagli esiti talvolta cruenti e violenti causati da una
rigida e letterale applicazione della Sharia. La legge coranica, quando
disciplina i rapporti interpersonali, è senza dubbio ispirata da istanze di
reale giustizia. Tuttavia, una declinazione acritica delle norme, che non tenga
conto delle circostanze del caso concreto e delle finalità delle disposizioni,
ne uccide lo spirito e può facilmente portare alla consumazione di ingiustizie.
Roberto Rapaccini