RASSEGNA STAMPA S.

RASSEGNA STAMPA S.
Clicca sull'immagine
• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

PAESI DELLA LEGA ARABA

TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

sabato 3 giugno 2023

CONSIDERAZIONI SULLA STORIA DEL LIBANO (24.8.2020)

 Ripercorrendo la storia politica del Libano contemporaneo dal mandato francese ad oggi, risulta evidente uno stretto legame fra l’impianto confessionale del Paese e le sue vicende interne e internazionali. Nel contesto arabo il Libano è un Paese atipico. Il cosiddetto comunitarismo di impronta confessionale, ovvero in concreto la capacità delle comunità religiose di avere una definita e stabile rappresentatività a livello politico, ha sempre condizionato l’assetto istituzionale facendo del Libano una democrazia confessionale. Le comunità religiose, forti del loro un mandato, non di rado hanno svolto un’importante attività di pacificazione e mediazione, che ha consentito anche di contenere le spinte autoritarie che provenivano da ambienti religiosi radicali. Raggiunta l’indipendenza nel 1943 uno dei principali problemi fu quello di rispettare un’equa condivisione del potere fra le due principali comunità, quella cristiana e quella musulmana. Allora venne stipulato un patto interno non scritto fra maroniti e sunniti; la comunità cristiana accettava la definizione del Libano come Stato arabo, ma nello stesso tempo si confermava l’attribuzione di poteri politici fra le comunità in base alle risultanze del censimento del 1932, effettuato durante il mandato francese. Questa clausola, che premiava la comunità cristiana allora maggioritaria, venne modificata dagli Accordi di Taif del 1989 - di cui si dirà - che hanno invece stabilito la parità fra le due comunità. In base al menzionato accordo interno non scritto di fatto si stabiliva che il Presidente della Repubblica sarebbe stato un maronita, il Primo ministro un sunnita, il Presidente dell'Assemblea Nazionale uno sciita, il Vicepresidente del Parlamento un greco ortodosso. Si ebbero difficoltà a rispettare questo assetto quando dall’esterno cominciarono pressioni di carattere panarabo: il Libano si colloca infatti all’interno di un contesto, quello mediorientale, a forte prevalenza arabo-musulmana. Pertanto, veniva messo in discussione il potere attribuito alla componente cristiano-maronita. Dopo varie travagliate vicende che insidiavano l’unità nazionale, a seguito di crescenti tensioni nel 1975 scoppio una grave guerra civile che durò fino al 1990.  Il conflitto fu caratterizzato da alleanze molto fluide e variabili; le cause furono sia interne che esterne. Un elemento particolarmente destabilizzante e determinante all’origine delle ostilità fu il crescente considerevole afflusso nel Paese di profughi palestinesi. Questa presenza accresceva la consistenza della comunità musulmana che ora si sentiva sottorappresentata, mentre la componente cristiana temeva di perdere la propria prevalenza demografica.  Il conflitto fu alimentato anche da fattori esterni, ossia dall’intervento di altri Stati con propri specifici interessi (in particolare della Siria e di Israele). La guerra, che causò gravi perdite umane e precipitò il Paese in una grave crisi economica, si concluse alla fine del 1990 dopo gli accordi di Taif (22 ottobre 1989). Nel 1992 si svolsero libere elezioni che ebbero come esito una forte affermazione degli Hezbollah, e quindi della componente musulmana-sciita (questo esito fu confermato anche da successivi appuntamenti elettorali). Questa situazione politica ha creato i presupposti per forti tensioni e scontri con il vicino Israele, che nel 2006 presero la forma di un vero e proprio conflitto (dal 12 luglio al 4 agosto 2006). Anche le vicende della vicina Siria hanno causato pericolose ripercussioni interne. Roberto Rapaccini