RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

sabato 3 giugno 2023

LAICITA’ E INDIFFERENTISMO RELIGIOSO NEL MONDO ARABO (27.4.2021)

 

Una delle più importanti conquiste delle democrazie moderne è la laicità dello Stato. Come diretto corollario, le iniziative finalizzate al proselitismo spirituale – e quindi anche quelle strumentali all’avvicinamento e alla conversione ad una fede religiosa – sono confinate nella sfera delle relazioni private, spesso individuali, e sono estranee ad attività riconducibili a pubblici poteri. Nel decreto del Concilio Vaticano II ‘Apostolicam Actuositatem’ (sull’apostolato dei laici), la Chiesa Cattolica, consapevole della secolarizzazione in atto e di un diffuso anticlericalismo che ostacolava l’accesso dei religiosi in molti contesti della società civile, invitava i laici a diffondere anche con l’esempio il messaggio cristiano negli ambiti nei quali si svolgeva la loro ordinaria attività (in questo modo si sarebbe realizzata la cosiddetta vocazione alla Santità dei laici). Peraltro, fra i doveri dei cristiani che derivano dal battesimo, c’è la partecipazione alla missione della Chiesa. Il concetto di laicità è estraneo alla cultura islamica ed è spesso confuso con la nozione di ateismo. Negli Stati Islamici si attribuisce un particolare rilievo solo all’esistenza di una sola religione, l’Islam: non essere musulmano equivale a non essere un credente. Non è ammessa una terza possibilità, ovvero essere fedele di un altro credo religioso. Per questo motivo il termine ‘infedele’, originariamente riservato a politeisti e pagani, nell’uso comune nel mondo arabo è stato esteso anche agli altri monoteisti. La mancata conoscenza del concetto di laicità può essere anche una conseguenza della mancanza, nella storia dei popoli arabi, di un movimento analogo all'Illuminismo, che in Occidente ha enfatizzato i diritti di libertà, affermando la necessità che essi si strutturino in maniera affrancata da schemi prestabiliti. L’Islam è una religione con un’indubbia matrice fortemente politica e ideologica, in quanto postula l’affermazione di un assetto sociale ispirato a un’etica confessionale. L’assenza di un pluralismo religioso nel mondo arabo è anche una diretta conseguenza della più generale mancanza di libertà religiosa tipica dei regimi teocratici. In essi la libertà religiosa può essere un pericoloso strumento di potenziale eversione; non c’è spazio per forme di legittimità democratica di tipo occidentale in quanto l’unica legittimità viene dal letterale rispetto della legge coranica. Quando la fede è vissuta come ideologia il proselitismo è surrogato dalla militanza, cioè dall’impegno collettivo dei fedeli per promuovere con ogni mezzo l’instaurazione di un ordine sociale nel quale le leggi civili sono progressivamente sostituite da un ordinamento plasmato sulla legge divina. Anche nei Paesi a maggioranza islamica che cercano di percorrere la via della democrazia e della laicità (come la Tunisia), il Corano rimane un riferimento irrinunciabile, in quanto in questi ordinamenti in maniera esplicita o implicita sono previsti meccanismi istituzionali che in concreto evitano che la vita civile si articoli in maniera contraddittoria o semplicemente autonoma dai principi dell’Islam. In questi ultimi anni, secondo un’indagine svolta dall’istituto di ricerca Arab Barometer, si assiste nel mondo arabo ad un aumento, ancora molto contenuto, di atteggiamenti di indifferentismo religioso: molti i giovani, probabilmente spinti da un desiderio di autenticità, manifestano un limitato orientamento di critica al complesso oggettivo e formale della dottrina religiosa, e di rifiuto di un’adesione esteriore di tipo legalistico. Arab Barometer è un network politicamente neutro che svolge ricerche e sondaggi per monitorare le variazioni politiche e sociali in Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente (i cosiddetti Paesi compresi nell’acronimo MENA – Middle East and North Africa - cioè Algeria, Arabia Saudita, Bahrain, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Israele, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Oman, Qatar, Siria, Cisgiordania, Tunisia, e Yemen). È il più grande archivio di dati pubblicamente disponibili sugli orientamenti dell’opinione pubblica nel mondo arabo. Il progetto è governato da un comitato direttivo che include accademici e ricercatori dei Paesi MENA e degli Stati Uniti. Secondo Arab Barometer la frangia di arabi che si dichiarano ‘non religiosi’, è ancora molto esigua, dal 2013 al 2019 è passata dall’8% al 13%. Il dato è particolarmente significativo se si considera che si colloca in anni di ‘risveglio islamico’. In dettaglio l'avanzata maggiore di questo atteggiamento che può contribuire all’introduzione di una moderata laicità, si è registrata in Tunisia (dal 16% al 35%), seguita da quella in Libia (dall'11% al 25%), in Algeria (dall' 8% al 13%), in Marocco (dal 4% al 12%), in Egitto (dal 3 al 12%). Il dato non specifica quale fede sia in diminuzione, ma, considerata l’esigua presenza di Cristiani o di fedeli di altre religioni in questi Paesi, si può fondatamente desumere che il dato si riferisca all’Islam. Gli studiosi non concordano nell’individuazione delle cause; peraltro, le realtà politiche dei Paesi arabi in cui si è registrato questo dato differiscono molto fra di loro. Sembra che la deriva terroristica di matrice islamica sia estranea all’incremento del fenomeno, mentre assumerebbero particolare rilievo motivazioni personali che originano da crisi religiose individuali. Questi dati anche nelle motivazioni indubbiamente avvicinano il mondo arabo alle realtà occidentali.  Roberto Rapaccini