RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 6 giugno 2023

L'ACCORDO SUL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO (15-7-2015)

 


L'accordo firmato qualche giorno fa a Losanna dopo lunghe trattative fra i cosiddetti  5 + 1 (ovvero i Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu + la Germania) - mandatari della comunità internazionale - e l'Iran ha una grande portata storica. Come è noto, l'intesa ha come oggetto lo svolgimento del programma nucleare iraniano - fonte di tensioni nell'area mediorientale - che gli enti preposti saranno messi in grado di verificare che sia rivolto a scopi civili, e, come contropartita, la rimozione delle sanzioni che, fin dai tempi di Khomeini, gravano sullo stato persiano. La stampa di questi giorni contiene i dettagli delle disposizioni che naturalmente dovranno superare la prova dei fatti. I commenti sono spesso rivolti alle conseguenze  economiche dell'evento, che comporterà 'in primis' l'immissione di migliaia di barili di petrolio iraniano sul mercato, con caduta del suo prezzo ed altri effetti non del tutto al momento ipotizzabili: per quanto l'economia (quella finanziaria e non quella reale) governi con le sue regole il mondo, l'intesa ha un valore che va ben oltre le leggi della finanza. L’Iran, infatti, esce dall'isolamento nel quale lo avevano relegato l'embargo e l'interruzione delle relazioni commerciali, per tornare ad essere un interlocutore 'normale'. Nell'attuale contesto geopolitico si tratta di una grande novità: l'Iran potrebbe essere in prospettiva quell'alleato strategico nel mondo islamico di cui l'Occidente ha un bisogno vitale. Innanzitutto, la sua adesione all'Islam di tipo sciita lo rende un partner affidabile per contrastare l'Isis e soprattutto le ambiguità del mondo islamico sunnita, di cui non ci si può fidare completamente in quanto i suoi atteggiamenti di condanna dello Stato Islamico non corrispondono ai fatti: componenti delle monarchie sunnite del Golfo, infatti, forniscono un supporto economico,  militare e politico al fondamentalismo che ha la sua punta esponenziale nell'Isis. Inoltre, l'attuale governo della Repubblica islamica iraniana è solido, moderato e riformista, e sta riprendendo in considerazione i progressi nel campo delle libertà civili  che furono obiettivi del passato leader Khatami, che con la sua presidenza fece pensare all'avvento di una possibile primavera iraniana, abortita con l'ascesa di Ahmadinejad. La popolazione persiana poi  nella sostanza è secolarizzata e conserva un substrato culturale occidentale. Tuttavia, non si deve dimenticare che la complessa architettura  'a doppio binario' del Paese prevede al governo, oltre ad un vertice civile, il presidente Rouani,  un capo religioso, l'ayatollah Khamenei, espressione dello spirito conservatore teocratico, e reale freno al progresso. Israele, o meglio il leader del Likud Netanhyau, considera l'accordo un grave errore: l'Iran è oggettivamente per Israele una minaccia dal punto di vista militare. Tuttavia, i tempi sono maturi per la stabilizzazione e la  normalizzazione delle relazioni di Israele con il mondo arabo attraverso l'implementazione degli accordi di Oslo, per il riconoscimento dello Stato palestinese e soprattutto per il riconoscimento di Israele anche da parte dei Paesi arabi e islamici. Le contingenze di questo  momento storico potrebbero consentire allo stato israeliano attraverso  scelte politiche coraggiose di uscire dalla condizione di assedio alla quale è costretto dai Paesi confinanti. Nell'aver condotto le trattative va riconosciuto a Barak Obama, destinatario di un premio Nobel per la pace assegnato 'a scatola chiusa', di aver portato a termine questo progetto nell'ostilità manifesta di Israele e in quella meno apparente delle tradizionali alleate monarchie saudite che temono l'ascesa della potenza iraniana nella regione medio-orientale. In ultimo l'Iran è stato in passato una centrale del terrorismo finanziando movimenti sciiti, in particolare Hezbollah, e sunniti, segnatamente Hamas: l'integrazione nel contesto geopolitico internazionale renderà difficili iniziative del genere. In conclusione, l'accordo sul nucleare con l'Iran, per quanto settoriale, è una pianta che va coltivata, perché dalla sua crescita possono nascere buoni frutti, in primo luogo da essa può dipendere la pacifica convivenza di monadi contrapposte. La pace si costruisce con i fatti, non con le speranze. Roberto Rapaccini