RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

lunedì 5 giugno 2023

LA TURCHIA ATTUALE (27-1-2016)

 


Com'è noto, lo scopo della Nato fu la creazione, al termine  della Seconda Guerra Mondiale, di un’alleanza militare a carattere difensivo, che venne istituita in relazione alle insorgenti tensioni fra il cosiddetto mondo occidentale e il fronte costituito dall'Unione Sovietica e i suoi Stati satelliti.  Con la 'caduta del muro di Berlino' e la conseguente disgregazione del blocco sovietico è venuto meno l'antagonista per il quale era stata costituita l'Alleanza Atlantica. Fino a quando la realtà politica mondiale si era retta sull’equilibrio Usa-Urss, era in atto una sorta di bilanciamento tra le due potenze fondato su  un ordine bipolare caratterizzato da uno stato permanente di contrapposizione e di ostilità reciproche. La dissoluzione dell’Unione Sovietica ha rotto questo equilibrio, creando un'egemonia degli Usa rimasta di fatto l'unica reale superpotenza: il primato alimenta negli Usa velleità interventiste in relazione a potenziali minacce alla sua sicurezza e a quella  dell’Occidente. Chi è cresciuto nel contesto politico della guerra fredda può tuttavia ritenere che la contrapposizione fra il mondo islamico fondamentalista e l’Occidente abbia sostituito il vuoto creato dal crollo dell’Unione Sovietica, dal momento che l’Islam non è soltanto una religione ma può rappresentare una realtà geopolitica. Pertanto, l'esistenza della Nato potrebbe trovare una nuova giustificazione nel contesto di questo confronto, ovvero nella guerra 'asimmetrica' con il terrorismo di matrice islamica. In relazione a questo nuovo ruolo della Nato, la presenza dello Stato turco all'interno del Patto Atlantico (peraltro, la frontiera della Turchia, confinando nella regione nord-orientale con l'Urss, era  sede di un'ideale continuazione del muro di Berlino) assume un significato strategico problematico. Mentre al momento dell'adesione al Patto, la posizione della Turchia era di indubbia vicinanza politica agli Stati occidentali, l'attuale processo di neo-islamizzazione del Paese rende incerta la sua affidabilità dal momento che il Paese è chiaramente allineato in favore dell'islamismo sunnita nel cui ambito si alimenta la deriva fondamentalista di matrice islamica. Inoltre,  all'interno del Paese si sta affermando in maniera inquietante una linea autoritaria che sta determinando un preoccupante arretramento nella tutela dei diritti di libertà.  Probabilmente il problema di fondo è quello di comprendere se la Turchia attuale si identifichi con la politica di Erdogan - che attraverso un processo di lungo periodo sta trasformando l'identità geopolitica del Paese - o sia rimasta integra la sua matrice laica e filoccidentale. La Turchia di Erdogan, che ha un ambiguo atteggiamento nei confronti dell'Isis, vuole tornare ad essere una grande potenza mondiale cercando di acquisire un'incontrastata egemonia nell'ambito dell'Islam sunnita - in concorrenza con le monarchie saudite - aspirando di fatto alla ricostituzione di una aggiornata versione del grande Califfato (il progetto  neo-califfale, quindi, non è solo dello Stato Islamico). La scomparsa dell’Unione Sovietica inoltre consente il ripristino degli antichi collegamenti con i popoli di lingua turca dell’Asia centrale: conseguentemente, sia da parte turca che da quella occidentale, sembra  definitivamente tramontato il pregresso interesse all'integrazione europea, dal momento che la Turchia potrebbe diventare punto ideale di riferimento geopolitico per uno spazio che va dalla Mongolia al Corno d’Africa. Tuttavia, gli Usa, per frenare la deriva mediorientale di Ankara, sicuramente ritengono di vitale importanza mantenere salde le relazioni fra il Paese e l'Occidente; in proposito la Nato sicuramente è lo strumento più adeguato. Dopo il noto incidente con la Russia a seguito dell'abbattimento del velivolo russo, la Nato, dopo essersi subito dichiarata dalla parte della Turchia, sembra che si sia frettolosamente impegnata  ad aumentare la capacità di difesa dello spazio aereo turco da potenziali minacce russe. Il referente nel mondo islamico, che l'Occidente riteneva di poter individuare nella Turchia kemalista, potrebbe essere in futuro l'Iran che, in quanto sciita, non vive in una condizione di soddisfacente integrazione nel cosmo islamico, notoriamente a prevalenza sunnita, e che, dopo l’accordo di Vienna del 14 luglio scorso, inizia in questi giorni l'implementazione concreta della fase che segnerà l’avvio del superamento delle sanzioni, in vigore a vari livelli dal 2006, e che aspira ad accreditarsi come partner affidabile dell'occidente. L'anima dell'Iran, anche se ben mascherata da un islamismo militante, è moderna e occidentale. Teheran pullula di grattacieli, torri e ponti avveniristici, simboli già nell’architettura di una voglia di svolta, come ha notato acutamente un giornalista di un noto quotidiano. Sarebbe auspicabile in futuro che l'Iran, superando le spinte che provengono dalle frange radicali di probabile estrazione popolare, ammorbidisca anche la sua acredine con Israele (e viceversa lo stesso faccia Israele). Sarebbe una rivoluzione di grandi prospettive. Fantapolitica? Se si sogna da soli, è solo un sogno, se si sogna insieme, è la realtà che comincia, dice un proverbio africano. Roberto Rapaccini