RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 6 giugno 2023

LA SITUAZIONE SIRIANA E L'ONU (6-10-2015)


L'Onu dovrebbe essere la sede nella quale si discutono le questioni che travalicano gli interessi dei singoli Stati. Una delle cause di mancanza di autonomia operativa dell'organismo è l'istituto del diritto di veto. Infatti, quando è all'attenzione dell'istituzione un interesse di almeno uno dei Paesi titolari del diritto di veto, l'esercizio del veto spesso blocca le relative eventuali risoluzioni contrarie a questo interesse, sebbene esprimano la libera volontà del consesso. Il veto più precisamente è il potere di impedire l'attuazione di una deliberazione della maggioranza, riservato a ciascuno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, ovvero agli Stati Uniti, alla Russia - che l'ha ereditata dall'Urss - al Regno Unito, alla Francia e alla Cina. Conseguentemente è improbabile l'adozione da parte dell'Onu di una decisione  contraria ad uno di questi Stati. Un altro esempio dell'immobilismo causato da questa opzione: le più di 200 risoluzioni riguardanti Israele e Palestina, approvate nel tempo con significative maggioranze, non sono state attuate per l'esercizio del diritto di veto soprattutto da parte statunitense. Dalla fondazione dell'Onu questa facoltà è stata usata più di 260 volte. Durante la Guerra fredda l’attività del Consiglio di Sicurezza è stata paralizzata dai veti incrociati. Pertanto, la prima riforma per far funzionare l'Onu dovrebbe essere l'eliminazione del diritto di veto, ormai, anacronistico e ingiustificato. Bisogna anche uscire dall'equivoco che alimenta la convinzione secondo la quale in seno agli organismi internazionali le posizioni dei Paesi occidentali sono sempre  strumentali alla democrazia, mentre le grandi potenze orientali, cioè Cina e Russia, sono sempre paladine della repressione e dei regimi totalitari. In proposito, si devono però considerare le recenti varianti della geografia del dualismo occidente-oriente, alla luce di nuovi equilibri che non raramente hanno solo valenza regionale e non più globale, con la conseguenza paradossale che in alcuni casi Paesi che sono alleati in un area, sono avversari in un'altra: ad esempio, gli Usa nello Yemen sono indirettamente contrapposti all'Iran, che di fatto è invece un suo alleato nella guerra contro l'Isis in Iraq e con il quale sta nascendo un possibile idillio politico ed economico a seguito del noto accordo sul nucleare. Inoltre, i 'blocchi' caratterizzati da aggregazioni politico-militari bipolari si sono frantumati e la politica internazionale è sempre più caratterizzata da intese bilaterali. La realtà è che tutti gli attori dello scenario internazionale sono mossi da mire individuali ed egoistiche più o meno nobili che hanno il fine di espandere la propria egemonia o la propria influenza geopolitica, geoeconomica e geo finanziaria. Con riferimento alla specifica situazione siriana, Cina e Russia hanno opposto il proprio veto congiunto all’inasprimento delle sanzioni contro di regime di Bashar al-Assad. La scelta è stata fortemente criticata dalle autorità statunitensi che con durezza hanno accusato Cina e Russia di ignorare le richieste di democrazia per sostenere  dittatori crudeli. Il veto russo-cinese riflette la volontà dei due Paesi di contrastare l'influenza degli Usa e dell'occidente in un’area in cui essi hanno importanti interessi che sarebbero compromessi da una brusca uscita di scena del dittatore siriano. La risoluzione oggetto di veto tra le varie disposizioni conteneva infatti il divieto di vendere armi e di fornire assistenza tecnica e finanziaria al regime siriano, e quindi avrebbe di fatto compromesso la cooperazione in materia in atto fra Russi e Cinesi da una parte e Siria dall'altra. Inoltre, la Siria, essendo appoggiata da tutto il mondo islamico sciita, ha un'importanza centrale negli equilibri mediorientali. Da parte americana invece il veto è uno strumento per alimentare la propaganda antirussa e anticinese. Mentre le grandi potenze decidono le strategie da seguire in Siria modulandole sui propri interessi, la Siria continua a pagare il suo pesante tributo di sangue civile. Roberto Rapaccini