Alla
luce dei precedenti approfondimenti può essere nuovamente affrontato il quesito
iniziale: la religione islamica è compatibile con la democrazia intesa in senso
occidentale? La domanda, se formulata in termini così assoluti, è superficiale
e mal posta: infatti le variabili dei rapporti fra Islam e democrazia sono così
numerose che non è possibile fornire una risposta univoca, ma sono necessarie
precisazioni articolate.
Pertanto,
possono essere fissati i seguenti punti.
-
Uno Stato in cui è in vigore la Sharia difficilmente può coesistere con una
società pluralista e democratica. Il primato dell'Islam innanzitutto esclude la
tutela dei fedeli di altre religioni. Significativo è il desueto (ma
'riesumato' dall'Isis) istituto della Dhimma, che, prevedendo
un'eccezione al principio che vietava ai non musulmani di risiedere nella terra
dell’Islam, consentiva ad Ebrei e Cristiani di vivere nello Stato islamico
subordinando tuttavia questa possibilità al pagamento di un'imposta.
L'alternativa all'adeguamento all'istituto era la conversione (all'Islam) o la
morte. In altri termini Ebrei e Cristiani godevano di diritti maggiori
rispetto a quelli di altri soggetti non-musulmani, ma minori di quelli previsti
in favore dei musulmani. Inoltre, l'Islam, oltre a quella religiosa, giustifica
altre forme di discriminazione, come quella tra i sessi. In conclusione,
l'ingerenza della Sharia sulla società civile è incompatibile con il pluralismo
politico e religioso (politica e religione nell'Islam sono inscindibili);
è incompatibile con la tutela delle minoranze; è incompatibile con
l'uguaglianza e i diritti di libertà. In sintesi, è incompatibile con la
democrazia.
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Diversamente, se lo Stato in cui risiede una maggioranza musulmana ha leggi
laiche, non ci sono pregiudiziali ostative alla democrazia. Questo principio ha
riscontri concreti, come ad esempio il regime tunisino. In Tunisia il 98 %
della popolazione è di religione musulmana. Questo Paese nel 2014 ha adottato
una Costituzione che è stata il frutto di un compromesso tra il partito
islamista Ennahda e le forze dell'opposizione. La Carta Costituzionale accorda
un posto politicamente contenuto all'Islam e introduce in vari settori della
società la parità fra uomo e donna; prevede inoltre la libertà di coscienza
("lo Stato è custode della religione, garante della libertà di coscienza e
di fede e del libero esercizio del culto"); garantisce la libertà
d'espressione e vieta la tortura fisica e morale. L’Unione Europea attraverso
un programma di assistenza finanziaria sta sostenendo questo processo di
transizione democratica.
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Fra queste due posizioni - ovvero lo Stato governato dalla Sharia e quello con
leggi laiche pur caratterizzato da una popolazione in maggioranza musulmana
- ci sono sfumate situazioni intermedie.
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Sullo sfondo il ricorrente problema della definizione del così detto 'Islam
moderato', dal momento che, come già detto, fra le varie interpretazioni
dell'Islam, è impossibile individuare una versione 'ufficiale' mancando
un'autorità religiosa gerarchicamente superiore. Questo ha consentito la
nascita di più ortodossie, alcune delle quali violente e intolleranti. Roberto
Rapaccini