LA
PREVISTA EVOLUZIONE DEL TERRORISMO DI MATRICE ISLAMICA (11-1-2016)
Come
recentemente ha precisato l'islamologo Gilles Kepel, massimo esperto francese
di movimenti jihadisti, l'attuale evoluzione del terrorismo di
matrice religiosa era già profeticamente esposta in un voluminoso testo,
pubblicato nel 2005 e disponibile su Internet, scritto dal Fratello Mussulmano
Abu Mussab Al Suri, un ingegnere siriano un tempo molto legato a Bin Laden. Il
documento, il cui titolo, ampiamente programmatico, è "The Call for a Global
Islamic Resistance", cioè appello alla resistenza islamica globale,
probabilmente non è stato sufficientemente considerato e studiato dagli
analisti occidentali, mentre ha costituito il testo di base sul quale si è
formata la nuova generazione di terroristi. Abu Mussab Al Suri all'indomani
dell'11 settembre 2001, criticando la strategia qaedista, sostenne
che l'obiettivo del terrorismo non dovevano essere gli Stati Uniti, ma l'Europa
occidentale, nella quale poteva essere esportato il Jihad valendosi
anche della presenza di un numero considerevole di immigrati non integrati e
del malcontento delle nuove generazioni. Inoltre Al Suri evidenziò la necessità
che gli attacchi non fossero attuati da gruppi rigidamente subordinati ad un
comando centrale, ma da cellule indipendenti espressione di una minoranza
radicale, lasciate libere di agire nell'ambito del solo indirizzo strategico di
compiere azioni finalizzate a creare incertezza, terrore, insicurezza e una
generale discordia civile, sia fra musulmani, sia fra musulmani e non (ovvero
quelle generali divisioni che in ambito arabo si definiscono con il termine
omnicomprensivo di fitna). Gli obiettivi delle azioni
terroristiche dovevano essere gli ebrei fuori dai loro contesti specifici,
come, ad esempio, le sinagoghe. Così è avvenuto negli attentati a Tolosa
(2012), al Museo Ebraico di Bruxelles (2014), a Porte de Vincennes a Parigi
(2015). Si dovevano poi colpire i musulmani troppo legati agli 'infedeli'. In
effetti nel corso degli attentati jihadisti non sono stati
risparmiati gli islamici integrati nella società occidentale. Non considerando
alternative all'inevitabile scontro fra le due civiltà, avrebbero dovuto essere
colpiti anche gli intellettuali, gli artisti ed i politici impegnati a favore
del dialogo con l'Islam. L'utopia rivoluzionaria di Al Suri fu probabilmente
accolta tiepidamente dai vertici di Al Qaeda fedeli al principio della
verticalità da un punto di vista decisionale e contrari all'autonomia operativa
di cellule isolate. Il cosiddetto franchising del terrorismo
ha tuttavia confermato le previsioni auspicate da Al Suri in quanto Al Qaeda,
da organizzazione terroristica centralizzata con bersagli globali, si è
progressivamente ramificata in agenzie nelle diverse aree del mondo con
obiettivi locali. l'Isis nell'utopia rivoluzionaria di Abu Mussab Al Suri ha
rappresentato un importante salto qualitativo del jihadismo violento:
l'assenza di un territorio di sua specifica collocazione ha consentito ad Al
Qaeda di evitare bombardamenti o azioni belliche che presupponevano l'elemento
territoriale; tuttavia, l'Isis, diventando Stato, ha potuto concentrare in uno
spazio tutte le forze antagoniste dell'occidente costituendo anche un
riferimento concreto per tutto il fondamentalismo islamico. Al Suri, pubblicando
il suo scritto in Rete, ha inaugurato la strategia dello Stato Islamico di
valersi del Web in maniera massiccia per la propaganda, il reclutamento
(attraverso il fishing informatico) e la diffusione del
terrore. L'attività di contrasto dell'intelligence occidentale
al riguardo è giunta in ritardo, quando ormai lo Stato Islamico con numerosi
siti e utilizzando i social network, aveva occupato una parte rilevante delle
potenzialità delle tecnologie digitali. Tuttavia, il 2016 si apre con alcune
prospettive positive: lo Stato Islamico è in difficoltà e sta perdendo terreno
in Siria e in Iraq, mentre un timido movimento di islamici comincia a
dissociarsi esplicitamente dal terrorismo. Speriamo che sia realtà e non
calcolo politico e ipocrisia di convenienza. Roberto Rapaccini