RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 6 giugno 2023

DAL PARTITO BA'ATH ALLA CRISI DELL'ISLAM POLITICO (10-1-2016)

 

  

Il mondo arabo nella sua storia ha avuto anche esperienze di governo laiche, legate soprattutto all'ascesa al potere, in alcuni Stati, del Partito Ba'ath, un movimento i cui riferimenti ideologici erano il socialismo, il sindacalismo, la visione laica della società, e soprattutto il panarabismo, che, in concorrenza con i nazionalismi locali, auspicava il potenziamento dei valori arabi comuni. Il movimento politico Ba'ath nacque in Siria nel 1953 dalla fusione tra  il Partito della Rinascita Araba e il Partito Socialista Arabo. Il suo carattere panarabo ne favorì la diffusione dalla Siria agli Stati  vicini, in particolare in Iraq. Nel 1958 uno dei suoi fondatori, Salah Al Din Bitar, allora ministro degli esteri siriano, promosse la costituzione della RAU, la Repubblica Araba Unita, una formazione politica nata dall’unione dell'Egitto con la Siria ed aperta all'allargamento ad altri Stati. La RAU, nonostante l'ambizioso proposito di unificare la politica araba, fallì subito il suo primo obiettivo ovvero quello di potenziare reciprocamente i due Stati aderenti. L'unione si sciolse nel 1961 (anche se l’Egitto mantenne la denominazione ufficiale di RAU fino al 1971) quando la Siria se ne distaccò a causa di divergenze con l'altro Stato partner. Attualmente l'unico Paese ancora governato da un regime baathista è la Siria di Bashar Al Assad. La resistenza di Bashar Al Assad nella lunga e cruenta guerra civile, che da più di cinque anni contrappone con alterne vicende il regime di Damasco - che ha l'appoggio esterno di Russia, Iran e Siria - all' Esercito Siriano Libero e alle milizie islamiche di Jabat Al Nusra, potrebbe indurre a ritenere che il baathismo sia ancora un forte elemento di coesione capace di garantire equilibri politici e religiosi. In realtà la sopravvivenza del regime baathista siriano si fonda solo su quarant'anni di potere assoluto, che ha cancellato la coscienza critica collettiva ed eliminato qualsiasi occasione di dialogo e di crescita politica. A conferma di questa congettura, quando scoppiò la guerra civile in Siria, mentre le forze sunnite si coalizzarono rapidamente contro Bashar Al Assad, le altre comunità come quella dei Drusi e dei Cristiani rimasero incerte tra l'appoggio o l'opposizione al regime, non per motivi ideologici o religiosi, ma per il timore che una Siria senza Assad potesse compromettere la loro esistenza e la loro sicurezza. Il Partito Ba'ath - dopo aver svolto nel periodo post-coloniale una funzione significativa nella scena politica mediorientale, in particolare in Siria, in Iraq, in Egitto (durante il regime di  Gamal Abd Al Nasser) e in Libia (durante la dittatura di Muhammar Gheddafi) - attualmente non assume rilevanza   politica. In particolare, a seguito della fine dell'esperienza della Repubblica Araba Unita e dopo la sconfitta, nel 1967, di Egitto, Siria e Giordania nella Guerra dei Sei Giorni, tutti i partiti arabi di ispirazione socialista, come il Ba'ath, conobbero un definitivo calo di consensi.  Per supplire a questa diminuzione di consenso, Hafiz Al Assad, enfatizzò nel suo governo la componente religiosa (alawita) al fine di avvicinare la popolazione  progressivamente all'Islam, che veniva percepito come un elemento non compromesso dai fallimenti della politica interna ed estera del Movimento Ba'th. Come è evidenziato dalla vicenda siriana, il fallimento dell'esperienza laica del partito Ba'ath, fu una delle premesse per l'ascesa dell'Islam politico, definito più sinteticamente anche con il termine 'islamismo'. Questo processo è stato particolarmente evidente con la Primavera araba: i moti rivoluzionari, sebbene ebbero un carattere iniziale spiccatamente laico - in quanto i manifestanti non scesero in piazza in nome dell'Islam, ma inneggiavano ai valori universali della dignità, della giustizia e della libertà -, approdarono ad esiti fondamentalisti ovvero a forme di Islam politico, in quanto, nel richiedere i diritti, i popoli arabi non potevano considerare come riferimento le democrazie laiche occidentali, da sempre demonizzate e ritenute corrotte e lontane da valori spirituali, ma potevano essere reputati adeguate alternative solo i regimi fondati su una piena e integrale applicazione dei valori dell'Islam. Anche l'Afghanistan ebbe un'esperienza di governo socialista, ma fu solo per giustificare la presenza militare sovietica, in quanto l'orientamento del regime non ebbe incisività a livello amministrativo nell'organizzazione politica e sociale, dal momento che il controllo del territorio rimase nelle mani dei gruppi tribali. Inoltre solo in Iraq e in Siria - e non in Afghanistan -  in epoca coloniale si costituì  un'elite in grado di elaborare una cultura nella quale elementi del socialismo potessero associarsi a quelli della cultura araba; va aggiunto che a differenza di quello che avvenne in occidente (ad esempio in URSS, fonte di ispirazione per il partito Ba'ath), la visione laica socialista diffusa nel mondo arabo non fu mai particolarmente ostile all'Islam, limitandosi ad auspicare solo che la spiritualità rimanesse confinata nella sfera privata. Pertanto al tramonto dell'ideologia laica del partito Ba'ath, è subentrata l'ascesa del'Islam politico, che tuttavia sta dimostrando tutti i suoi limiti di forza reazionaria incapace di coniugarsi con la modernità. Potrebbe essere alle porte un post islamismo, caratterizzato dal ritorno ad una visione politica di impronta laica mediata dall'Islam, ovvero nella quale verrebbero difesi solo quei principi dell'Islam che non sono negoziabili (in parziale analogia a quanto avviene nelle società occidentali laiche nelle quali la maggioranza della popolazione è di fede cattolica). Roberto Rapaccini