Parlare
di ‘musica jazz araba’ a prima vista può sembrare contraddittorio. La musica
araba ha una particolare solida omogeneità in quanto è tipica di popoli che
vivono in Paesi - come Iraq, Siria, Giordania, Libano, Egitto, Tunisia,
Algeria, Marocco, Mauritania e Sudan - che hanno in comune la cultura, la lingua
araba, la religione. Il tipico fluire di omofonie e fraseggi, senza
strutturazioni e architetture sonore, non sembrerebbe a prima vista
conciliabile con le caratteristiche del jazz, nel quale – a prescindere dalla
difficoltà di una sua definizione e tipizzazione unitaria – spesso la
trasgressività e l’improvvisazione si sublimano in un processo creativo che
produce melodie che si articolano su una linea prefissata di accordi, con
armonie complesse, anche dissonanti, mentre la base ritmica in genere manca della
fluidità tipica della musica araba, in quanto è caratterizzata da pause,
accenti, anticipi e ritardi. Al contrario, nonostante queste differenze, negli
ultimi anni numerosi artisti arabi hanno declinato con ottimi risultati la
componente etnica delle sonorità espresse dai loro strumenti, ricca di
sfumature, con i ritmi e i passaggi solistici tipici del jazz. Peraltro, la
musica araba ha una specifica caratteristica che costituisce un importante
valore aggiunto, che conferisce al risultato finale un attributo di particolare
pienezza sonora: le scale musicali arabe non hanno solo i toni e i semitoni ma
anche i quarti di tono. Conseguentemente le note sono ventiquattro invece delle
nostre dodici. Gli intervalli tra le note inoltre non sono tutti fissi ma la
loro ampiezza varia. Inoltre, l’armonia generalmente manca, in quanto la musica
araba si articola su un’unica linea melodica nel contesto di un accompagnamento
ritmico, mentre altri strumenti eseguono la stessa melodia all'unisono o a
distanza di un'ottava. Questi musicisti del cosiddetto ‘arabian
jazz’ inoltre esaltano la componente timbrica dei loro strumenti, tra i quali
il più tipico è l’oud, uno strumento cordofono, simile a un liuto a manico
corto, di probabile origina persiana. Questo per quanto riguarda gli aspetti
formali. Da un punto di vista ‘contenutistico’ la musica araba riproposta in
chiave jazz sembra ispirarsi talvolta a silenziosi paesaggi desertici, in altri
casi ai chiassosi mercati arabi. Roberto Rapaccini
Alcuni
esempi particolarmente riusciti (clikka sul titolo):
Daramad - Tigris
EyeForbidden Fruit -
Joseph Tawadros
Ibrahim Maalouf -
Nomade Slang
Maurice El Médioni
Meets Roberto Rodriguez -Ana Ouna
Omar Faruk
Tekbilek - Dark Eyes
Rabih Abou-Khalil
- A Better Tomorrow