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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

lunedì 5 giugno 2023

LA PALESTINA NEI TESTI SCOLASTICI DI ISRAELE. IDEOLOGIA E PROPAGANDA. (21-2-2016)

 


Da qualche mese con il titolo di 'La Palestina nei testi scolastici di Israele. Ideologia e propaganda' è stata pubblicata l'edizione italiana dello studio 'Palestine in Israeli school books: ideology and propaganda in education'elaborato  dalla professoressa israeliana Nurit Peled-Elhanan, che insegna presso la facoltà di scienze dell’educazione linguistica dell’Università ebraica di Gerusalemme. Il conflitto fra lo Stato di Israele e la componente arabo-palestinese si riflette, in tutti gli ambiti della vita civile, nella attività di propaganda delle due entità contrapposte, a cominciare dal sistema educativo. Prescindendo dal carattere politico della questione - in merito alla quale ognuno può essersi legittimamente formato una propria opinione - lo scritto, che non intende essere esclusivamente un documento descrittivo del sistema scolastico in Israele, è particolarmente interessante in quanto evidenzia con dovizia di esempi pratici come i testi scolastici, apparentemente neutri, possano costituire, come precisa l'autrice, "potenti mezzi mediante cui lo Stato può configurare le forme di percezione, classificazione, interpretazione e memoria necessarie a determinare identità individuali e nazionali". La studiosa ritiene che attraverso i pregiudizi che maturano in età scolare possano strutturarsi le future ostilità fra l'etnia ebraica e quella palestinese: conseguentemente il sistema educativo contribuirebbe a garantire la sopravvivenza di uno Stato sostanzialmente ingiusto e non pienamente democratico. Più precisamente l'autrice senza mezzi termini dice che il razzismo che ha riscontrato nei testi scolastici, che ha studiato per cinque anni, preparerebbe i giovani alle modalità del servizio militare obbligatorio, e questo spiegherebbe il comportamento brutale dei soldati israeliani verso i palestinesi. Attualmente, se l'istruzione tende a screditare l'immagine dei palestinesi che vivono in una condizione di sempre maggiore isolamento, nello stesso tempo le istituzioni sembrano comprimere il diritto degli ebrei di criticare e protestare contro il governo. Tutto questo potrebbe confermare l'opinione, sostenuta da alcuni, circa la frattura fra una base popolare israeliana stanca dei contrasti interetnici e favorevole ad una loro composizione pur nel quadro di una grande varietà di soluzioni che riflette la complessità politica interna di Israele, e il governo, che invece, anche attraverso il nazionalismo di cui è permeata l'istruzione, alimenta con rigidità la tesi dell'impossibilità di un accordo. La studiosa afferma che nei testi scolastici non vengono negate le uccisioni di palestinesi, ma vengono prospettate come fatti 'normali', in quanto necessari per la sopravvivenza di Israele, creando così il presupposto per un'indifferenza nei confronti della sofferenza e del sacrificio di esseri umani. Per dovere di obiettività aggiungo che nelle scuole palestinesi una propaganda simmetricamente opposta scredita gli ebrei, e molti insegnanti si rifiutano di parlare dell'Olocausto. In realtà mi sembra sempre più evidente che il futuro di Israele dipenda anche da una pace dignitosa che garantisca una pacifica coesistenza con  i palestinesi. Su Youtube - a questo indirizzo: https://youtu.be/1pB0AhGl9l4 o clicca qui -  la professoressa Claudia M. Tresso, nota docente di lingua araba alla Facoltà di Lingue dell'Università di Torino, presenta  questa problematica in maniera molto brillante e con qualche spunto divertente. È un documento di cui si consiglia la visione. Roberto Rapaccini