Si è detto più volte in
questi commenti che sarebbe più corretto parlare degli Islam e non di Islam.
L’Islam infatti è erroneamente considerato una monade dai tratti
definiti. Al contrario manca un’autorità capace di esprimere una posizione ufficiale
su ogni specifica questione; nell'Islam conseguentemente convivono molte
confessioni - ovvero gli Sciiti, i Sunniti, i Wahabiti, i Salafiti, gli
Ismailiti, per menzionarne alcune - che assumono posizioni spesso divergenti
fra di loro. La principale divisione è fra Sciiti e Sunniti ed è tornata di
grande attualità negli ultimi mesi a seguito dell’uccisione di un
importante leader religioso sciita in Arabia Saudita e delle
tensioni fra lo Stato saudita e l'Iran che ne sono seguite. I fatti che hanno
dato origine alla scissione fra Sciiti e Sunniti risalgono al periodo di poco
posteriore alla morte di Maometto; emerse allora un contrasto sui criteri per
l’individuazione del califfo, ovvero del successore del Profeta che avrebbe
dovuto assumere il ruolo di capo politico e spirituale della comunità
musulmana. Per gli Sciiti, poiché Maometto non aveva figli maschi, il primo
successore andava individuato in Alì, cugino e genero del Profeta, che sposò la
figlia Fatima; in questo modo, la successione si sarebbe attuata all’interno della
discendenza del Profeta. Per i Sunniti era invece necessario individuare il
califfo mediante una libera investitura della comunità dei fedeli, riconosciuta
come una vera autorità religiosa. I Sunniti proposero pertanto come califfo Abu
Bakr, uno dei primi convertiti all’Islam nonché suocero di Maometto (era
il padre di Aisha). Seguirono vicende belliche che consolidarono i due fronti.
Attualmente la differenza fondamentale fra queste due principali componenti
dell’Islam riguarda l’esistenza e il ruolo della gerarchia religiosa, mentre
per quanto concerne i fondamenti della fede non ci sono rilevanti diversità.
Nel Sunnismo non c’è un vero e proprio clero: chiunque si sia preparato nella
dottrina e nella teologia islamica può proporsi o autoproclamarsi imam,
ovvero guidare la preghiera e il culto, mentre le predicazioni religiose in
Internet e nei media sono tenute generalmente dai saggi e dagli studiosi, cioè
dagli ulema, dai muftì, dai mullah. Chi è benestante, o anziano, o goda di
particolare visibilità, o prestigio, o responsabilità sociale, può anche
fregiarsi del titolo onorifico di sceicco. Lo Sciismo ha invece un clero
organizzato preparato in università specifiche di scienze islamiche o
nelle scuole teologiche: per diventare mullah o ayatollah è necessario quindi
svolgere studi. Gli ayatollah sono le guide spirituali dei fedeli sciiti iraniani;
anche se si tratta di un vero e proprio clero, non vi sono modalità uniformi
per raggiungere questo titolo. Generalmente l'elevato titolo di ayatollah è
attribuito a coloro che hanno ottenuto particolari meriti sia per proclamazione
che per nomina da parte di un altro ayatollah. Circa i rapporti fra religione e
politica, mentre secondo i sunniti Stato e religione non sono separabili, gli
sciiti hanno una tradizione di formale indipendenza fra leader religiosi e
politici; tuttavia, lo Stato sciita è soggetto al clero, il quale monitora e
decide se un governante è degno di governare e se rispetta le linee guida
islamiche. Fra gli Stati a maggioranza sunnita (i Sunniti sono il 90% circa di
tutta la popolazione musulmana) hanno una particolare importanza strategica
l'Arabia Saudita, la Turchia, l'Egitto, la Giordania, il Sudan, la Somalia, lo
Yemen, i Paesi del Maghreb. Lo Sciismo è invece diffuso in Iran (il 90% della
popolazione), in Iraq (lo è un terzo della popolazione musulmana), in Pakistan
(20%), in Arabia Saudita (15%), in Bahrein (70%, ma è al potere la minoranza
sunnita), in Libano (27%), in Azerbaigian (85%), nello Yemen (50%). Minoranze
sono presenti in Turchia e in altre parti del mondo, compreso l’Occidente. La
Siria, pur essendo un Paese a maggioranza sunnita, prima dell'inizio
dell'attuale guerra civile, era governata dalla famiglia Assad (di fede
alawita-sciita) e da una potente burocrazia sciita. Il Paese di riferimento
politico e religioso degli Sciiti è l’Iran. La rivoluzione del 1978/1979, che
ha trasformato la monarchia persiana in una repubblica islamica, è stata
guidata dalle autorità religiose, fra le quali ebbe particolare rilievo l’ayatollah
Khomeini. La Repubblica Islamica Iraniana è di fatto una vera teocrazia. In
altri Paesi - come il Bahrain come già detto - nonostante la maggioranza della
popolazione sia sciita, è al potere la minoranza sunnita: anche in questi casi
le vicende storiche sono il fondamento di questa contraddizione. Nel tempo,
pertanto, si sono così consolidati due blocchi: quello sunnita che è sotto
la leadership saudita, che sembra attualmente non condivisa
dalla Turchia, e quello sciita, guidato dall'Iran, alleato storico della Siria
e sostenitore del movimento libanese Hezbollah, il cui ramo militare ha
come obiettivo la distruzione di Israele. Oltre alla divisione fra Sciiti e
Sunniti esiste una terza originaria confessione, attualmente di scarsa entità,
quella kharigita. I kharigiti sono una setta islamica la cui origine
risale al 657: dopo la battaglia di Siffin, il quarto califfo e
genero di Maometto Alì concluse un accordo con il suo rivale Muawiya I,
governatore della Siria e primo califfo degli Omayyadi. I Kharigiti non
accettarono il patto, che di fatto sanciva una tregua delle ostilità, e
abbandonarono il partito di Alì (il verbo kharagia in arabo
significa andare via). I Kharigiti ritengono che la carica di Califfo si debba
attribuire per via elettiva senza vincoli di casta, di tribù, di famiglia, e di
razza. Oggi i Kharigiti sopravvivono in piccoli nuclei in alcune località
dell'Algeria, della Tunisia, a Zanzibar e nell'Oman e non hanno particolare
rilevanza da un punto di vista politicoe religioso. Sciiti, Sunniti e Kharigiti
solo il risultato della prima scissione fra fedeli musulmani negli anni
successivi alla morte del profeta Maometto. Seguirono molte altre ed importanti
frammentazioni di cui si dirà. Roberto Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
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