Il
dibattuto sui flussi migratori provenienti dall'Africa spesso è condizionato da
approcci preconcetti che sono il precipitato di una cultura indotta. In
proposito, il sociologo russo Sergej Hessen (1887-1950) nel saggio 'Ideologia e
autonomia dell’educazione della pedagogia' (1938) evidenziò che la differenza
tra propaganda e istruzione poteva essere così definita: "La propaganda
impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all'uomo come
dovrebbe pensare". Propaganda e pregiudizio sono termini simmetricamente
opposti ma strettamente correlati fra loro. Mentre la conoscenza dovrebbe
fornire un’immagine oggettiva, la propaganda produce una rappresentazione
migliorativa e il pregiudizio ne elabora una peggiorativa. Etimologicamente il
pregiudizio avrebbe un’accezione neutra, sarebbe soltanto un giudizio
anticipato e superficiale, cioè non suffragato dal necessario approfondimento;
tuttavia, nella pratica il termine viene considerato solo in un’accezione
negativa, ovvero come una rappresentazione preconcetta denigratoria. Esiste
anche un’altra correlazione fra le due realtà: la propaganda per i suoi fini
può enfatizzare un pregiudizio già esistente. Un esempio di questo rapporto può
desumersi da una pronuncia della Cassazione Penale del 2012 (Cass. Pen. Sez. I,
11 dicembre 2012, n. 47894); nella sentenza si è riconosciuta la
responsabilità, per il reato di propaganda di odio razziale, di un consigliere
comunale che espresse nell’aula consiliare nei confronti di appartenenti alla
comunità rom pregiudizi fondati su asserite qualità afferenti all’etnia, e,
segnatamente, riferibili a una presunta condizione di inferiorità della cultura
e delle tradizioni dei territori di provenienza, piuttosto che fondati sui loro
comportamenti concreti. Gli effetti della propaganda e il loro rapporto con i
media tradizionali sono stati approfonditi in alcuni saggi del linguista Noam
Chomsky ('Manufacturing Consent: The Political Economy of the mass media') che
ha evidenziato l’esistenza nel mondo occidentale di un monopolio delle idee di
cui dispone il potere economico e politico attraverso l’influsso che è in grado
di esercitare sui mass media. In proposito, la Rete potrebbe essere un’entità
antagonista di questa situazione, perché ha la capacità di consentire a ognuno la
libera espressione del proprio pensiero, senza filtri e a basso costo. Da
questo punto di vista Internet è un insopprimibile baluardo della democrazia. È
necessario, pertanto, che il mondo virtuale mantenga questa sua caratteristica,
e che i legislatori resistano alla tentazione di regolamentare questo
spazio. Anche se c’è il rischio che nella Rete la libertà possa trasformarsi in
licenza, si deve evitare che il Web perda, anche come effetto secondario di
un’iniziativa normativa, le sue preziose peculiarità di indipendenza. Roberto
Rapaccini