RASSEGNA STAMPA S.

RASSEGNA STAMPA S.
Clicca sull'immagine
• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

PAESI DELLA LEGA ARABA

TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 6 giugno 2023

CHIESA E STAMPA ARABA. PRIME RIFLESSIONI (29-7-2015)

 Nel 2013 una studiosa irachena Samar Messayeh ha approfondito il rapporto tra la stampa araba e la Chiesa cattolica sintetizzandogli esiti della sua preziosa ricerca in una tesi di dottorato dal titolo "La Chiesa nella stampa araba". Prioritaria nell'articolazione del lavoro è la distinzione fra mondo 'arabo' e quello 'islamico'. Il termine 'arabo' sottolinea solo l’appartenenza a una comunità etnico-linguistica: si definisce 'arabo' chi fa parte dell’etnia stanziata nell’area del vicino Oriente (la regione che si estende dalla sponda orientale del Mar Mediterraneo all’Iraq e alla Penisola arabica), in Africa del Nord e in Egitto, e che ha come lingua madre la lingua araba. In questo ambito geografico, tuttavia, i componenti di gruppi etnici non islamici, come i cristiani maroniti, i copti in Egitto o gli ebrei di lingua araba, pur avendo come lingua madre l’arabo, rifiutano la definizione di 'arabi', in quanto la ritengono fondata non tanto sulla unità linguistica, ma piuttosto su dati culturali, religiosi e storici che non ritengono di poter condividere. In modo erroneo il termine è utilizzato quando è esteso a qualsiasi popolazione che si sia insediata in quest’area ma che non ha la lingua araba come lingua madre (come, ad esempio, i berberi del Maghreb). Politicamente sono considerati 'Paesi arabi' i Paesi che aderiscono alla Lega Araba. Il termine 'islamico' indica invece solo l’adesione a una fede religiosa: conseguentemente si può essere arabo e non islamico e viceversa. Non vi è quindi coincidenza fra 'mondo arabo' e 'mondo islamico'; in concreto, tutti i Paesi arabi sono islamici ma non tutti i Paesi islamici sono arabi (come nel caso dell'Iran), in quanto in molti Paesi islamici l’arabo non è la lingua ufficiale. A conferma di questo, si precisa che i fedeli islamici arabofoni rappresentano solo il 10% circa dei musulmani. Peraltro, la comunità islamica più numerosa del mondo si trova in Indonesia. Tornando alla ricerca, nella storia le relazioni fra cultura araba e occidente cristiano hanno avuto momenti di grande vicinanza e intensità sia nel versante umanistico che in quello scientifico, al punto tale da potersi affermare che la Chiesa fa parte della storia del mondo arabo. L'esempio più noto: la cultura greca è giunta fino a noi grazie al mutuo e complementare raccordo fra arabi e cristiani. È significativo, inoltre, che il primo arabo a fondare un giornale arabo nei primi decenni del XIX secolo sia stato proprio un cristiano. Lo studio prima di giungere al tema centrale della ricerca approfondisce l'attuale situazione in cui si trova la stampa araba: naturalmente mancanza di libertà, censura, connivenza con il potere, pregiudizi di genere sono gli aspetti caratteristici. La rivoluzione digitale e le potenzialità di Internet hanno inaugurato nuove prospettive. Internet è un mondo dove chiunque (e ovunque) può esprimere le proprie convinzioni, non importa quanto singolari, senza paura di essere costretto al silenzio imposto dal conformismo. Tuttavia, i 'cybernauti' arabi non fruiscono di una libertà di espressione adeguata a supplire ai limiti imposti dai governi agli altri mezzi di comunicazione. Le autorità arabe hanno presto percepito che la Rete, svincolata dall’occhio vigile del potere, costituisce una seria minaccia, ed hanno perciò intrapreso iniziative per controllarne le attività. L'ampio campione di giornali esaminato dalla studiosa evidenzia che nei Paesi nei quali vi è una forte comunità cristiana, sebbene in condizioni di minoranza, i giornali si occupano della Chiesa talvolta anche come modello di riferimento istituzionale religioso; naturalmente non sono oggetto di informazione gli atti di ostilità che nel Paese subiscono i cristiani. Più precisamente - osserva la studiosa - non vi è cenno dell’aspetto negativo del comportano dei musulmani verso i cristiani; non c’è neanche un testo che parli dei diritti delle minoranze o della mancanza della libertà religiosa. Sembra che tutto sia perfetto. Nei Paesi nei quali è forte l'integralismo - come quelli della penisola araba - invece l'immagine della Chiesa è quella stereotipata delle Crociate. È chiaro che le differenze religiose sono quasi sempre strumentalizzate da interessi politici ed economici concreti, e che ci troviamo in un momento di recupero della giustificazione teologica dei conflitti: sembra che l'esame della stampa araba approdi a questa conclusione implicita. Si avverte inoltre, in qualche occasione, nei giornali esaminati l’esigenza di cambiamenti politici, più di stampo laico che religioso. Conclude amaramente la studiosa che sarebbe auspicabile andare oltre la diffusione di stereotipi; ogni giornalista ha le sue convinzioni, ma "non riesce ad andare aldilà delle sue posizioni e a descrivere la realtà così com’è senza essere influenzato dal potere politico e religioso" Roberto Rapaccini