RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 6 giugno 2023

IL 'RECUPERO' DELLA TURCHIA (26-7-2015)

 


Negli ultimi giorni si è registrato un cambiamento di rotta significativo nella politica estera della Turchia. In precedenza, il governo turco aveva deciso di non prendere parte attivamente all'alleanza anti-Isis, giustificando implicitamente questa posizione con la volontà di non supportare indirettamente il regime alawita siriano dell'ex amico e ora nemico Bashar Al Assad (che dal 2013 combatte l'Isis), e di non trovarsi dalla stessa parte dei curdi (siriani e iracheni), molto attivi nella guerra allo Stato Islamico. Il carattere ambiguo della politica del presidente Erdogan si intuiva anche dal prevalente uso delle frontiere turche da parte di migliaia di 'foreign fighters' diretti in Siria per unirsi ai gruppi di ribelli o all’Isis. Il  confine  turco-siriano inoltre è impiegato anche per un fiorente contrabbando di petrolio che finisce per finanziare lo Stato Islamico. La politica poco chiara di Erdogan probabilmente era la conseguenza delle sue ambizioni di fare della Turchia - che in passato ha supportato a questo fine molti movimenti di rivolta anche vicini ai Fratelli Musulmani - la potenza leader nella regione mediorientale. La Turchia nei giorni scorsi sembra che abbia invece consentito alle forze statunitensi l'impiego futuro delle basi militari prossime al confine siriano per effettuare attacchi aerei anti-Isis. Il 24 luglio per la prima volta la Turchia ha inoltre bombardato  obiettivi dello Stato Islamico. La violenza dell'Isis non aveva  risparmiato la Turchia: il 20 luglio almeno 32 persone erano state uccise in un attacco suicida rivendicato dall’Isis in un centro culturale della città di Suruc. Resta da chiarire le motivazioni di questa svolta in favore degli alleati occidentali. Forse, considerate le ambizioni di Erdogan, la disponibilità militare di supportare le forze americane serve a bilanciare l'idillio nascente fra Occidente e Iran: la Turchia, infatti, essendo sempre alla ricerca di un ruolo centrale nella regione, teme l'ascesa persiana. Peraltro, sarebbe opportuno dissociare il popolo turco da Erdogan, dal momento che nelle recenti elezioni l'opzione che avrebbe determinato una svolta  autoritaria in suo favore ha subito una bocciatura: come mi ha fatto notare un amico la Turchia nell'occasione ha dato un'importante (e inaspettata) prova di democrazia. Quindi potrebbe nuovamente tornare attuale il ruolo di mediazione geografica, politica e culturale della Turchia fra Europa e mondo arabo, e potrebbe esserci in futuro un ritorno di interesse per un suo possibile ingresso nell'Unione Europea, che negli ultimi tempi sembrava definitivamente archiviato. Roberto Rapaccini