Nel
1920 fu creato il Grande Libano, uno Stato formalmente autonomo indirettamente
amministrato dalla Francia, destinataria di un mandato della Società
delle Nazioni; le sue frontiere geografiche corrispondevano all'incirca a
quelle dell'attuale Libano. La sua fine si ebbe formalmente nel 1943 con
la proclamazione di indipendenza della Repubblica del Libano. Il Grande Libano
era l'unico Paese del mondo arabo il cui sistema politico era basato sulla
democrazia, senza una religione di stato ufficiale. Il Libano pertanto già da
allora rappresentava un rifugio sicuro per le minoranze religiose e,
segnatamente, per i cristiani che vivevano nei Paesi arabi. È tuttora l’unico
Paese nella regione in cui i cristiani giocano un ruolo attivo nella politica
nazionale. Oltre al Presidente della Repubblica (che per Costituzione deve essere
un maronita) siedono al Parlamento più di 40 deputati cattolici su
un totale di poco più di 125 seggi. I cattolici sono rappresentati anche nel
governo e nella funzione pubblica. Si stima che fin dagli anni Settanta siano
la componente maggioritaria della popolazione. La comunità cristiana, ben
inserita nel tessuto sociale, può svolgere un ruolo di mediazione nei difficili
rapporti fra Sunniti e Sciiti. Un noto ayatollah libanese di origini
[i] amava ripetere non c’è Libano senza i suoi cristiani, non c’è
Libano senza i suoi musulmani. Nel marzo del 2010 per la prima volta
cristiani e musulmani festeggiarono insieme l’Annunciazione. Questa festa
ovviamente ricordava la visita dell’angelo a Maria. L’iniziativa che portò
all’istituzione della festa fu approvata dal Consiglio Nazionale per il Dialogo
e, successivamente, dal Consiglio dei Ministri nella convinzione che una
celebrazione comune potesse accrescere l’intesa tra cristiani e musulmani. La
Vergine Maria è infatti cara anche ai musulmani; nel Corano si trova il
racconto dell’Annunciazione, anche se naturalmente le due religioni divergono
sul significato dell’accadimento. Per i musulmani l’evento è solo l’annuncio
della nascita di un grande profeta, mentre per i cristiani è il primo atto
dell’Incarnazione del Figlio di Dio. La positiva esperienza dovrebbe essere
considerata oltre i confini libanesi[ii].
Indubbiamente il meticciato di culture e di diverse tradizioni spirituali e
religiose può essere un elemento di crescita sociale e politica, in anticipo
sulla politica stessa. Insegna che musulmani e cristiani possono trovare
un’intesa senza neutralizzare la loro storia. In un celebre discorso del 1989,
Giovanni Paolo II affermò che il Libano è qualcosa di più di un Paese:
è un messaggio di libertà e un esempio di pluralismo per l’Oriente come per
l’Occidente![iii] In
questi ultimi anni i contenuti di questa affermazione sono stati banalizzati e
sviliti a mero slogan. Tuttavia, resta di massima attualità aiutare in ogni
modo il Libano affinché ritrovi e consolidi la sua vocazione interreligiosa. Il
nuovo Stato mediorientale deve fondarsi su una aggiornata e nuova coscienza
sociale, politica e religiosa, che favorisca la definizione di una via araba
alla democrazia, mediante la costituzione di una società del vivere
insieme, come la definiva l’intellettuale e politico libanese
cristiano-maronita Samir Frangieh[iv].
Roberto Rapaccini
[i] Si
tratta dell’imam sciita Muhammad Mahdi Shamseddine (Shams ad-Dîn). Nato nel
1936 in Iraq, ma originario della regione del Jabal ‘Amel nel Libano
meridionale, Shamseddine apparteneva a una famiglia di alti dignitari religiosi,
la cui genealogia risale fino a Muhammad Ibn Makkî al-‘Âmilî, celebre teologo
del XIV secolo, noto come “il primo martire” (al-shahîd al-awwal) per essere
stato ucciso dai mamelucchi sunniti.
[ii] Il
documento sulla “Fratellanza umana. Per la pace mondiale e la convivenza
comune”, firmato il 4 febbraio da papa Francesco e da Ahmad Al-Tayyeb
grande imam di Al-Azhar ad Abu Dhabi è anche il frutto di questo cammino.
[iii] La
frase è stata pronunciata nel 1997 da Giovanni Paolo II in occasione della
visita in Libano per la pubblicazione dell’Esortazione post-sinodale del
Sinodo speciale dedicato proprio al Libano.
[iv] Samir
Frangieh (12.4.1945 – 11.4.2017) è stato un intellettuale, politico e
giornalista libanese.