Com’è
noto il 4 agosto u.s. Beirut è stata dilaniata da violentissime esplosioni, la
cui micidiale onda d’urto ha distrutto il porto e buona parte della città.
Nell’immediatezza del fatto è sembrato evidente che l’evento fosse imputabile a
negligenze e incuria nella gestione di un deposito nel quale era stoccato
materiale ad alto rischio (in particolare una quantità ingente di nitrato di
ammonio, sostanza utilizzata prevalentemente per produrre fertilizzanti). Nello
stesso tempo, nell’ipotesi di concause dolose, sono apparse subito improbabili
rivendicazioni attendibili, considerata la indiscriminata gravità dell’atto.
Qualora fosse stato un attentato, infatti, non ci si attendeva che qualcuno
avesse il coraggio di rivendicarne la paternità. In termini simmetricamente
opposti la realtà dell’attentato sarebbe stata difficilmente ammissibile da chi
lo avesse subito: sarebbe stato un grave riconoscimento di vulnerabilità.
Tornano alla mente le devastazioni della guerra civile che dal 1975 al 1990 –
quando le componenti etniche e religiose si sono aspramente combattute - ha
devastato questa terra un tempo definita la Svizzera del Medio Oriente. La
collocazione del Libano nel contesto mediorientale è la causa del suo fortunato
e poi maledetto destino. La multiculturalità, la presenza di almeno 18 diverse
confessioni religiose, la multietnicità, sono infatti all’origine della sua
precarietà. Indubbiamente un elemento di elevata instabilità politica è la
presenza istituzionale di Hezbollah, il movimento fondamentalista islamico di
fede sciita, alleato dell’Iran e nemico giurato di Israele. Gli Hezbollah, pur
strutturati come un partito politico, sono dotati di un’ala militare molto
attiva, che ha spinto molti Stati occidentali e organizzazioni internazionali a
considerare terroristica la sua matrice. Si costituirono nel 1982 con il
dichiarato obiettivo strategico di contrastare con ogni mezzo l’ingerenza
israeliana. La creazione dello Stato del Libano si ebbe a seguito della
dissoluzione dell’Impero Ottomano[i].
Il Libano, essendo nato dall’unione di zone eterogenee, è sempre stato
politicamente e militarmente debole: spesso sul suo territorio si sono
trasferite e consumate fasi di conflitti fra altri Stati[ii].
La Siria degli Assad, animata da propositi nazionalistici, ha sempre
rivendicato un’egemonia di fatto su quell’area, non riconoscendone l’autonomia
in virtù del suo pregresso potere sulla regione. Il Libano, nonostante
l’esiguità territoriale e la fragilità politica, è sempre stato oggetto di una
particolare attenzione da parte dei mass-media e dell’opinione pubblica, che
trova fondamento nell’essere il risultato di un’alchimia socio-religiosa[iii],
che si concreta nella convivenza di diverse identità religiose, tutte integrate
nel tessuto sociale e consapevoli della loro reciproca necessità. Nel Libano
multiconfessionale anche la comunità cristiana è integrata nella società: da
questo punto di vista la realtà libanese potrebbe essere un modello avanzato
per una auspicata futura evoluzione della società musulmana verso formule
interreligiose. Questa tragedia dalle cause incerte si colloca in un momento in
cui il Libano vive una grande e drammatica emergenza sociale ed economica. La
gravissima crisi del Libano, aggravata da quest’ultimo evento, è destinata a
ripercuotersi anche sulla sicurezza del Mediterraneo. Roberto Rapaccini
[i] Dopo
la dissoluzione dell'Impero ottomano al termine della Prima guerra mondiale, di
fatto ratificando l'accordo Sykes-Picot fra Gran Bretagna e Francia (16 maggio
1916), la Società delle Nazioni con un mandato affidò al controllo della
Francia la Grande Siria (che comprendeva le cinque province che oggi
costituiscono il Libano).
[ii] Anche
il conflitto siriano è spesso sconfinato nei territori libanesi.
[iii] Andrea
Riccardi (nella prefazione al libro: Riccardo Cristiano e Samir Frangieh, Il
giorno dopo la primavera, Messina, 2012).