In
Egitto la televisione di Stato in questi giorni sta lanciando sommessamente un
importante segnale politico: in occasione del Ramadan un canale
televisivo ha inserito nel suo palinsesto una soap opera sulla condizione degli
ebrei in Egitto negli Anni Cinquanta; il titolo è Haret al-Yahood (Il quartiere
ebraico) e racconta le vicende di una comunità ebraica insediata al Cairo. In
quel contesto musulmani, cristiani ed ebrei vivevano in pace e in armonia. Si
tratta di una trentina di episodi che narrano l'amore tra un ufficiale
dell’esercito egiziano con una giovane donna ebrea. Sullo sfondo si articolano
le vicende storiche - dal conflitto arabo-israeliano alla crescita dei
nazionalismi arabi - mentre viene evocata con nostalgia l'immagine della
coesistenza pacifica tra etnie diverse. Emerge con enfasi la reputazione
positiva degli ebrei egiziani in quegli anni insieme a quella di un Egitto
aperto e tollerante. Il messaggio politico è evidente: non ha fondamento
l'ostilità della società civile nei confronti degli ebrei, mentre il vero
nemico è il fondamentalismo dei Fratelli Musulmani, combattuto dal regime
attuale. In sintesi, l'Egitto dovrebbe tornare al clima laico nasseriano (più
precisamente del primo Nasser), quando la religione non interferiva con la
politica e con la vita pubblica. Rispetto all'antisemitismo militante che ha
caratterizzato la televisione egiziana per decenni, si tratta di
una svolta epocale. La serie televisiva va oltre un approfondimento della
condizione degli Ebrei d'Egitto, descritti come convinti antisionisti, poiché
suscita un dibattito globale sull'identità egiziana. Gli ambienti islamici
invece evidenziano che il contesto degli episodi riflette la tacita
alleanza del presidente Al-Sisi con Israele contro le forze dell'Islam politico
che si sono opposte alla deposizione del presidente Mohamed Morsi, sostenuto dai
Fratelli Musulmani. Il revisionismo storico proposto televisivamente ha
suscitato pertanto un'accesa discussione anche perché l'antisemitismo è stata
una costante latente, quando non manifesta, della storia egiziana
(peraltro lo stesso Nasser fu responsabile dell'esodo di migliaia di ebrei). La
televisione, come sempre, propone la sua verità, impedendo 'democraticamente'
il libero pensiero. Roberto Rapaccini