Gli attentati terroristici di venerdì scorso 26 giugno
in Tunisia contro un resort turistico, nel Kuwait contro una moschea sciita, in
Francia contro una centrale a gas non lontana da Lione, sono un segnale molto
preoccupante, non solo per la cinquantina di morti che hanno causato, ma per la
facilità con la quale i terroristi hanno agito, che evidenzia l'impotenza degli
apparati preventivi. Essere tornati a colpire in Tunisia dopo l'attentato del
Bardo e in Francia dopo i fatti di Charlie Hebdo contiene una sfida, in quanto
dimostra che nulla è off limits per la minaccia islamica fondamentalista, che
può agire senza apprezzabili difficoltà anche laddove ha già consumato cruenti
delitti. Nel frattempo, l'Occidente è disorientato, incapace di individuare nel
mondo arabo le forze di cui fidarsi. Ad esempio, sono tradizionalmente amici
dell'Occidente i sovrani del Qatar o dell’Arabia Saudita, ovvero di Paesi che
più o meno indirettamente sponsorizzano l’estremismo sunnita e il terrorismo
jihadista; in particolare la monarchia saudita probabilmente finanzia in
Europa, in Asia e nell'Africa subsahariana le moschee più oltranziste dove
viene diffusa l’ideologia wahhabita che è alla base delle derive islamiche
salafite. I fatti di venerdì scorso riepilogano simbolicamente la strategia
jihadista sunnita: sono stati colpiti interessi economici, ovvero energia e
turismo, e antagonisti ideologici e religiosi, cioè l’Occidente e gli Sciiti in
Kuwait. Oggi gli atti terroristici imputabili alla matrice integralista sono
spesso realizzati da cellule indipendenti che si autoaccreditano come emissari
di una data organizzazione. Si parla di franchising del terrorismo. In altri
termini, il terrorismo di matrice islamica sembra strutturato verticalmente da
un punto di vista decisionale e orizzontalmente da un punto di vista operativo
ed esecutivo. Questa caratteristica trasforma di fatto un’organizzazione
terroristica centralizzata con bersagli globali in pericolose agenzie nelle
diverse aree del mondo con obiettivi locali e imprevedibili, i così detti soft
target. Senza inutili allarmismi l'esposizione alla minaccia terroristica di
matrice islamica è alta in questo momento: l'unico aspetto positivo è la
professionalità dei nostri apparati di sicurezza, tra le più elevate in ambito europeo.
Resta tuttavia l'erroneità di legare il concetto di terrore sic et simpliciter
a tutto mondo islamico. Roberto Rapaccini