RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 6 giugno 2023

IL CONFLITTO SIRIANO: I DUE FRONTI (10-10-2015)

 


Qualche anno fa lessi un saggio, 'Geopolitica delle emozioni', già dal titolo molto intrigante, che conteneva un'ipotesi suggestiva, a tratti geniale, che tuttavia mi sembrò un po' astratta: nel libro si sostiene, come alternativa alla teoria dello scontro di civiltà di cui parlava Huntington, che i rapporti fra le aree geopoliticamente omogenee - come l'Occidente, l'Oriente, il Mondo Musulmano - sono caratterizzati da uno scontro di motivazioni emozionali. In particolare, l'Occidente sarebbe dominato dalla cultura della paura, i Paesi arabi e il mondo musulmano sarebbero condizionati dalla cultura dell'umiliazione, la Cina, l'India e gli altri Paesi emergenti sarebbero animati dalla cultura della speranza. In proposito, nella comprensione della complessa e confusa situazione siriana le speculazioni apparentemente astratte della geopolitica delle emozioni forniscono un prezioso supporto interpretativo concreto. La Russia, alleata di Assad, ormai da giorni sta bombardando la Siria con l'obiettivo di colpire sia le postazioni jihadiste dello Stato Islamico, sia le basi del Fronte di Al Nustra e Ahrar al Sham, che sono formazioni islamiche di ispirazione fondamentalista salafita, che hanno l'obiettivo di rovesciare il governo di Bashar al Assad e creare uno stato basato sulla Sharia. La propaganda americana accusa i Russi di colpire i civili, ma questo purtroppo è l'ordinario effetto collaterale di quasi tutti gli attacchi bellici, anche quelli occidentali: ci sono spesso dei civili in prossimità di bersagli che è legittimo colpire, salvo che questi si trovino isolati in mare aperto o in pieno deserto. In realtà la vera critica degli alleati occidentali ai Russi è quella di bombardare la parte sbagliata. Eppure, la Russia - che siamo abituati a criticare per il cinismo delle sue scelte strategiche e della sua realpolitik - sta combattendo l'Isis con efficacia e risultati apprezzabili, forse mossa anche dal movente emozionale di accreditarsi moralmente come potenza impegnata a contrastare il terrorismo. Tuttavia, a conferma che in politica gli ideali sono più apparenti che reali, è evidente che i russi, con il loro impegno militare, stanno difendendo gli interessi economici ed energetici propri e degli iraniani contro la minaccia dell'Isis. La Russia, comunque, alleandosi con il fronte sciita siro-iraniano supportato dagli Hezbollah, ha compiuto una scelta coraggiosa, in quanto rischia di diventare il principale odiato nemico dell'estremismo terrorista sunnita. Meno lineare è la posizione emozionale degli Usa e del fronte occidentale. Gli Stati Uniti, insistendo sulla necessità di abbattere il regime di Assad per i crimini di cui si è reso responsabile, sembrano mossi da una duplice paura: la prima è quella di non perdere la credibilità nel ruolo di nazione impegnata a svolgere una funzione di difesa dell'ordine internazionale e di promozione della democrazia e dei diritti delle genti, la seconda paura, molto concreta, è quella di rassicurare, con il proprio impegno contro lo Sciismo, dopo la conclusione dell'accordo sul nucleare con l'Iran, le monarchie sunnite del Golfo da sempre strategicamente alleate. Nello stesso tempo gli Usa schizofrenicamente combattono l'Isis, ovvero il nemico del loro nemico Assad, come se in Siria fosse possibile insediare un regime contrario ad Assad ma nello stesso tempo anche al jihadismo sunnita e all'Isis. Forse non si deve riflettere troppo sulla lungimiranza delle strategie delle potenze (soprattutto quelle occidentali)  impegnate nella crisi siriana: più semplicemente stanno navigando a vista. Roberto Rapaccini