La
creazione di corridoi umanitari è lo strumento attraverso il quale si realizza
il progetto di accoglienza istituito con un accordo che coinvolge i Ministeri
dell’Interno e degli Esteri, la Conferenza Episcopale Italiana, la Comunità di
Sant'Egidio, ed altri enti come la Federazione delle Chiese Evangeliche, la
Tavola Valdese, la Caritas, la Fondazione Migrantes. L’iniziativa è un virtuoso
esempio di collaborazione fra la società civile e le istituzioni, con la
finalità di aiutare le popolazioni in fuga da situazioni di carestia e di
guerra. Il progetto – che è completamente autofinanziato, cioè non pesa in
alcun modo sulle finanze dello Stato in quanto i fondi necessari provengono
dalle associazioni promotrici - offre ai richiedenti asilo un’alternativa
all’immigrazione illegale. In concreto le associazioni inviano nei Paesi
interessati esperti e volontari che acquisiscono informazioni e predispongono
una lista di potenziali beneficiari. Ogni segnalazione viene verificata dalle
associazioni, per poi essere inviata alle istituzioni competenti per
un’ulteriore verifica. Terminati i controlli, le liste dei beneficiari sono
trasmesse alle autorità consolari italiane dei Paesi coinvolti, le quali
rilasciano i necessari visti umanitari. Arrivati in Italia, i profughi sono
ospitati in strutture di accoglienza e viene offerta loro la possibilità di
un’integrazione attraverso l’apprendimento della lingua italiana, la scolarizzazione
dei minorenni e altro. Si tratta di un’iniziativa encomiabile, che però non può
risolvere un problema di così ampia portata. Solo misure strutturali - come la
previsione di canali legali di ingresso - possono contrastare efficacemente il
flusso clandestino di migranti e il traffico di esseri umani. Roberto Rapaccini