RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 6 giugno 2023

GLI ESITI DELLA CRISI SIRIANA. VERSO UNA SOLUZIONE? (18-10-2015)


Con riferimento ai tanti conflitti locali e alle speculazioni finanziarie che li alimentano, Papa Francesco ha precisato che "...stiamo vivendo una Terza Guerra Mondiale a pezzi, a capitoli, dappertutto...". Il conflitto siriano e la guerra all'Isis fanno sicuramente parte di questo amaro mosaico. In proposito, per sottolineare l'ampio coinvolgimento di Stati nelle operazioni belliche in quell'area e la contrapposizione fra il fronte occidentale e la Russia (che con l'Iran sostiene il regime di Damasco), si è parlato di una Terza Guerra mondiale siriana. Quali  sono i possibili esiti della crisi? Probabilmente, se si ragionasse in termini razionali, mettendo da parte gli interessi economici e geopolitici dei singoli Paesi, sarebbe opportuno distinguere - anche se non è facile farlo da un punto di vista concreto - la questione  siriana dalla lotta all'Isis. Per la Siria l'unica via da percorrere, per uscire da questo sanguinoso stallo diplomatico, è quella negoziale; nonostante i fallimenti dei precedenti tentativi, è necessario rilanciare su basi nuove la possibilità di un accordo, convocando  una nuova conferenza di pace fra gli attori dei due fronti, comprensiva anche dell'Iran, della Turchia e delle altre potenze regionali, e con l'esclusione dei gruppi jihadisti come lo Stato islamico, il Fronte al Nusra e gli Hezbollah. La conferenza dovrebbe riguardare  esclusivamente la Siria, e dovrebbe stabilire le condizioni per l'eventuale permanenza al potere del dittatore siriano o per la sua uscita di scena attraverso la formazione di un governo di transizione. Sarebbe opportuno che questo avvenisse sotto la mediazione dell'Onu (che riacquisterebbe la pienezza del suo ruolo) e della Russia e degli Usa  (così le due superpotenze verrebbero responsabilizzate in ordine agli esiti della trattativa e metterebbero da parte le loro divergenze). In effetti sembra che il Gruppo di Contatto sulla Siria (una specie di missione esplorativa) stia lavorando su questa ipotesi, anche nella  convinzione che la soluzione della guerra passi attraverso un accordo fra Teheran e Riad, i grandi rivali strategici del Golfo, rispettive punte esponenziali del fronte sciita e sunnita. È un esercizio difficile, se si considera la ferma volontà della Russia di non scaricare Bashar Al Assad e la posizione  della Coalizione Nazionale Siriana, il principale polo dell'opposizione al regime di Damasco, che richiede la fine dell’aggressione russa come presupposto per la ripresa del processo negoziale.  Un altro problema è l'individuazione di chi possa parlare a nome  dei ribelli (considerato anche il coinvolgimento di Al Nusra, emissario di Al Qaeda). Rimane in ombra il ruolo dell'Unione Europea, ma si deve prendere atto dell'attuale momento di non grande rilievo della mediazione internazionale delle istituzioni comunitarie. Per quanto riguarda invece la guerra all'Isis, il fronte che contrasta lo Stato Islamico dovrebbe essere globale e unitariamente coordinato. In concreto, l'alleanza composta dagli Stati Uniti, dai Paesi Europei e dalle monarchie sunnite dovrebbe essere integrata dalla Russia e dalla componente sciita, in particolare dall'Iran. La distinzione fra le questioni 'Siria' e 'Isis' sarebbe un modo non solo per esplorare specifiche e differenti  soluzioni concrete, ma anche uno strumento pratico per evitare possibili speculazioni attuate con il pretesto di combattere l'Isis: ad esempio, la Turchia sembra  maggiormente interessata ai ribelli curdi piuttosto che all'Isis, come anche la Russia, in maniera simmetricamente analoga, viene accusata di rivolgere la sua prevalente 'attenzione' alla coalizione anti-Assad. Roberto Rapaccini