Con
riferimento ai tanti conflitti locali e alle speculazioni finanziarie che li
alimentano, Papa Francesco ha precisato che "...stiamo vivendo una Terza
Guerra Mondiale a pezzi, a capitoli, dappertutto...". Il conflitto siriano
e la guerra all'Isis fanno sicuramente parte di questo amaro mosaico. In
proposito, per sottolineare l'ampio coinvolgimento di Stati nelle operazioni
belliche in quell'area e la contrapposizione fra il fronte occidentale e la
Russia (che con l'Iran sostiene il regime di Damasco), si è parlato di una
Terza Guerra mondiale siriana. Quali sono i possibili esiti della crisi?
Probabilmente, se si ragionasse in termini razionali, mettendo da parte gli
interessi economici e geopolitici dei singoli Paesi, sarebbe opportuno
distinguere - anche se non è facile farlo da un punto di vista concreto - la
questione siriana dalla lotta all'Isis. Per la Siria l'unica via da
percorrere, per uscire da questo sanguinoso stallo diplomatico, è quella
negoziale; nonostante i fallimenti dei precedenti tentativi, è necessario
rilanciare su basi nuove la possibilità di un accordo, convocando una
nuova conferenza di pace fra gli attori dei due fronti, comprensiva anche
dell'Iran, della Turchia e delle altre potenze regionali, e con l'esclusione
dei gruppi jihadisti come lo Stato islamico, il Fronte al Nusra e gli
Hezbollah. La conferenza dovrebbe riguardare esclusivamente la Siria, e
dovrebbe stabilire le condizioni per l'eventuale permanenza al potere del
dittatore siriano o per la sua uscita di scena attraverso la formazione di un
governo di transizione. Sarebbe opportuno che questo avvenisse sotto la
mediazione dell'Onu (che riacquisterebbe la pienezza del suo ruolo) e della
Russia e degli Usa (così le due superpotenze verrebbero responsabilizzate
in ordine agli esiti della trattativa e metterebbero da parte le loro
divergenze). In effetti sembra che il Gruppo di Contatto sulla Siria (una
specie di missione esplorativa) stia lavorando su questa ipotesi, anche
nella convinzione che la soluzione della guerra passi attraverso un
accordo fra Teheran e Riad, i grandi rivali strategici del Golfo, rispettive
punte esponenziali del fronte sciita e sunnita. È un esercizio difficile, se si
considera la ferma volontà della Russia di non scaricare Bashar Al Assad e la
posizione della Coalizione Nazionale Siriana, il principale polo
dell'opposizione al regime di Damasco, che richiede la fine dell’aggressione
russa come presupposto per la ripresa del processo negoziale. Un altro
problema è l'individuazione di chi possa parlare a nome dei ribelli
(considerato anche il coinvolgimento di Al Nusra, emissario di Al Qaeda).
Rimane in ombra il ruolo dell'Unione Europea, ma si deve prendere atto
dell'attuale momento di non grande rilievo della mediazione internazionale delle
istituzioni comunitarie. Per quanto riguarda invece la guerra all'Isis, il
fronte che contrasta lo Stato Islamico dovrebbe essere globale e unitariamente
coordinato. In concreto, l'alleanza composta dagli Stati Uniti, dai Paesi
Europei e dalle monarchie sunnite dovrebbe essere integrata dalla Russia e
dalla componente sciita, in particolare dall'Iran. La distinzione fra le
questioni 'Siria' e 'Isis' sarebbe un modo non solo per esplorare specifiche e
differenti soluzioni concrete, ma anche uno strumento pratico per evitare
possibili speculazioni attuate con il pretesto di combattere l'Isis: ad
esempio, la Turchia sembra maggiormente interessata ai ribelli curdi
piuttosto che all'Isis, come anche la Russia, in maniera simmetricamente
analoga, viene accusata di rivolgere la sua prevalente 'attenzione' alla
coalizione anti-Assad. Roberto Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
martedì 6 giugno 2023
GLI ESITI DELLA CRISI SIRIANA. VERSO UNA SOLUZIONE? (18-10-2015)
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