RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 16 febbraio 2021

IL RUOLO DI EUROPOL NELLA LOTTA AL TERRORISMO (31-3-2016)

 

Le recenti tragiche vicende in Belgio relative agli attentati di matrice jihadista consumati a Bruxelles hanno evidenziato la necessità di un maggiore coordinamento fra le forze di polizia e l'intelligence dei Paesi europei, di un più intenso scambio delle informazioni di cui dispongono, del raggiungimento di un livello di professionalità più elevato. In proposito, l'istituzione di Europol, che è l'agenzia comunitaria che supporta i Paesi membri dell'Unione Europea nel combattere le forme più gravi di criminalità internazionale e il terrorismo, è strumentale a questi scopi. Europol è un organismo di impronta intergovernativa in quanto non espropria le competenze delle polizie nazionali ma si limita a facilitarne la cooperazione, a gestire database nei quali dovrebbero confluire le specifiche informazioni sensibili di cui dispongono i competenti uffici nazionali, a elaborare 'best practices' che dovrebbero elevare e fissare su un comune livello superiore lo standard professionale delle strutture investigative nazionali. I database sono anche oggetto di attente e mirate attività di analisi. Recentemente le capacità di Europol nel contrasto del terrorismo sono state incrementate con la creazione del Centro Europeo Antiterrorismo (ECTC) che dovrebbe potenziare la condivisione di informazioni e il coordinamento operativo - anche con distacco di esperti presso specifiche realtà nazionali -, con particolare attenzione al fenomeno dei 'foreign fighters', al traffico illecito di armi, al finanziamento delle attività criminali. Europol ha notevoli potenzialità, ha strumenti sofisticati nella raccolta e per l'analisi delle informazioni, ed è già pronto alla futura gestione - quando saranno rimossi gli ostacoli normativi - degli importantissimi 'PNR' (i dati sui passeggeri dei voli internazionali). Tuttavia il limite concreto è rappresentato dal fatto che l'efficacia dell'azione di Europol richiede il supporto degli Stati membri. Ad esempio, l'utilità dei database di cui dispone l'ufficio europeo dipende dalla quantità e dalla qualità dei dati che i competenti uffici nazionali forniscono, come anche le opportunità operative offerte dall'agenzia europea sono attivate liberamente dalle polizie nazionali. Se non fosse così si limiterebbe l'autonomia delle polizie dei Paesi membri, e questo non è possibile in quanto, come detto in un precedente commento, la materia della cooperazione operativa di polizia non è stata oggetto di una comunitarizzazione, ovvero la sua gestione non è stata trasferita alle istituzioni comunitarie. Per questo motivo è del tutto improprio parlare, con enfasi giornalistica, di Europol come di una specie di FBI europea. L'unica vera forza di polizia europea, in quanto dotata di specifici e autonomi poteri di iniziativa nelle indagini, è l'OLAF, che però si occupa esclusivamente della repressione dei reati relativi alle truffe sui fondi comunitari. Eurojust, che dovrebbe coordinare i magistrati incaricati di indagini su crimini che coinvolgono più Paesi europei, al momento ha scarse potenzialità operative, limitandosi ad un coordinamento burocratico; inoltre non vi è un reale collegamento operativo fra Europol, come organo di coordinamento delle attività di polizia e Eurojust, come organo di coordinamento giudiziario. Alle dipendenze dell'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, opera l'organismo EuIntCen che tuttavia si limita alla raccolta di informazioni classificate. Probabilmente un'esigenza di coordinamento esiste anche fra questi enti comunitari di settore. In conclusione, l'Unione Europea dispone di efficaci strumenti che tuttavia devono essere potenziati; quindi non necessita di nuove strutture. In particolare, è opportuna una ricognizione sulle potenzialità di Europol, perfezionandone gli strumenti di cui dispone o prevedendone altri più mirati, e rendendo più incisivo il collegamento operativo fra questa agenzia europea e gli Stati membri, chiamati ad una più intensa e stretta collaborazione anche qualora questa comporti il sacrificio di parte della propria sovranità. In altri termini, l'Europa è pronta anche se deve implementare gli strumenti di cui dispone. Le polizie degli Stati membri, attraverso un maggiore coordinamento centrale, devono invece migliorare la propria efficienza e devono aprirsi ad una maggiore collaborazione, ritrovando quello spirito che li aveva animati nel comune interesse fin dall'esperienza dell'accordo 'Trevi', e che ha consentito traguardi che allora sembravano irraggiungibili.  Roberto Rapaccini