Com'è noto nel mese di marzo è stato adottato un accordo fra Turchia ed Unione
Europea per fronteggiare quella pressione migratoria diretta in Europa che si è
concentrata sulla Grecia dopo la chiusura della rotta balcanica. L'accordo
prevede che i migranti irregolari in viaggio dalla Turchia verso la Grecia
siano accolti dalla Turchia; per ogni profugo, in possesso dei requisiti per
richiedere asilo, che verrà ospitato in Turchia, un altro, sempre in possesso
dei requisiti per il diritto d'asilo, fino a un massimo di 72.000, sarà
destinato (dalla Turchia) all'Unione Europea, con priorità per quei migranti
che non abbiano tentato di entrare nel territorio in modo irregolare. I
profughi destinati ai Paesi dell'Unione Europea successivamente saranno ridistribuiti
in base ad una ripartizione per quote. In pratica l'Europa delega alla Turchia,
che dovrà ospitare sul proprio territorio il grosso dei migranti, la gestione
di questo problema, compensandola con un finanziamento molto consistente,
ovvero con sei miliardi di Euro, e con la ripresa dei negoziati propedeutici
all'adesione dello Stato turco all’Unione Europea e la stipula di procedure
semplificate per i cittadini turchi che vogliano accedere allo spazio Schengen.
Non possono farsi previsioni circa la tenuta dell'accordo: la scarsa esperienza
del governo turco in materia di politiche di asilo e di flussi migratori
alimenta infatti qualche dubbio sui risultati a lungo termine dell'intesa.
Speriamo che ad un eventuale difetto di organizzazione o all'incapacità di
fermare i profughi diretti in Europa, non si aggiunga in futuro per i Paesi
dell'Unione la necessità di accogliere anche i profughi turchi e curdi che
fuggono dalle conseguenze repressive di una più spinta eventuale deriva
autoritaria del governo di Erdogan. L'accordo dovrebbe avere anche l'effetto di
alleggerire la pressione dei profughi sulla Grecia, che potrà rimandare gli
'irregolari' in Turchia, dove dovranno attendere l’esito della loro eventuale
richiesta di asilo da avanzare comunque in Grecia. Per l'Italia potrebbero
aprirsi prospettive non rassicuranti in quanto le difficoltà create dal filtro
turco potrebbero spingere parte dei migranti a privilegiare la rotta
mediterranea. È anche possibile che i migranti decidano di entrare in Albania e
da lì attraversare il Canale d’Otranto per arrivare in Puglia. L'accordo,
definito in termini astratti, non si occupa dei meccanismi pratici di
attuazione. L'istanza turca di un rilancio dei negoziati con Bruxelles per il
suo ingresso 'in Europa' non sembra avere al momento prospettive di successo,
perché la Turchia, soprattutto in relazione all'attuale svolta repressiva del
dissenso interno e alla scarsa tutela dei diritti di libertà dei propri
cittadini, non soddisfa attualmente i criteri per l’adesione. L'accordo, oltre
alle perplessità sul suo funzionamento concreto, ha suscitato molte critiche da
un punto di vista etico, soprattutto presso gli ambienti cattolici: l'Unione
Europea, infatti, privilegiando la tutela delle proprie frontiere dietro il pagamento
di una somma economica, si sgrava della gestione delle problematiche connesse
alla questione e delle conseguenti implicazioni umanitarie. Si è anche detto
che con l'ingente somma erogata alla Turchia l'Europa avrebbe potuto affrontare
in proprio l'emergenza con esiti meno incerti di quelli che prospetta l'affidamento
della problematica al governo di Ankara. Roberto Rapaccini