La rilevanza politico sociale della comunità musulmana in Belgio non è una
novità. Ne fu un primo segnale significativo la creazione nel 1967 di una
grande moschea nel parco del Cinquantenario, nel cuore della capitale belga; la
moschea è tuttora ubicata all'interno del grande palazzo che era stato
costruito per ospitare il padiglione orientale in occasione dell'esposizione
universale di Bruxelles del 1880. Successivamente l'edificio rimase per lungo
tempo inutilizzato; nel 1967 il re Baldovino cedette la struttura in affitto
per 99 anni all’Arabia Saudita durante la visita in Belgio di re Faisal Ben
Abdelaziz. Allora l'immigrazione araba cominciava ad essere rilevante e perciò
si pensò di destinare un grande spazio chiuso a luogo di culto dell'Islam. In
realtà sulla benevolenza belga influirono molto gli accordi commerciali
(soprattutto in materia di forniture petrolifere) che vennero conclusi fra i
due Paesi nella circostanza. L'istituzione della moschea fu quindi il risultato
di un’iniziativa saudita. Come conseguenza l'interpretazione wahabita (il Wahhabismo,
che è il credo dominante nella Penisola Arabica, com'è noto, propone un'interpretazione
del Corano letterale, integralista e ultraconservatrice) ha sempre esercitato
molta influenza nelle predicazioni che si sono tenute in quel luogo di culto.
La moschea, dopo un lungo restauro, venne inaugurata nel 1978 da re Baldovino e
dal nuovo sovrano saudita Khalid. Da allora, sempre con i finanziamenti
dell'Arabia Saudita e sotto l'influenza wahabita, sono cominciati a
proliferare i centri islamici, spesso guidati da imam che si erano formati a
Riad. Fin dagli anni novanta iniziarono nell'ormai famoso comune di Molenbeek,
nella regione di Bruxelles, senza che le autorità di polizia belghe ne
percepissero l'incombente pericolo, le predicazioni salafite di
Bassam Ayachi; il Salafismo è una forma di radicalismo
islamico. Le iniziative dello sceicco siriano costituirono la base ideologica
dell'incipiente jihadismo belga e favorirono concretamente la
crescita di un fondamentalismo organizzato. Le predicazioni ispirate al
radicalismo trovavano un fertile terreno nel fallimento delle politiche di integrazione
che acuivano quei sentimenti di discriminazione e di frustrazione sui quali
facevano leva i reclutatori di foreign fighters, che promettevano
un futuro da eroi a giovani in una condizione di indigenza. Bassam Ayachi
nel 2008 era stato arrestato in Italia per favoreggiamento dell'immigrazione
clandestina. Emerse dalle indagini che Bassam era un personaggio influente del
fondamentalismo islamico; in relazione a suoi progetti di attentati e
all'organizzazione di una cellula terroristica gli furono mosse accuse più
gravi, e nel 2011 fu condannato in primo grado a otto anni. La sentenza venne
poi annullata in Cassazione, cui seguì nel 2012 l'assoluzione in appello (non
risultarono elementi sufficienti), a seguito della quale lo sceicco siriano
venne scarcerato. La svolta salafita, di cui si è detto,
esercitò la sua influenza anche in altre città del Belgio. Ad Anversa nel 2010
Fouad Belkacem, attualmente detenuto, fondò l’organizzazione Sharia4Belgium,
che si proponeva, come chiaramente indica il nome, l'instaurazione della legge
islamica. L’organizzazione creò propri centri anche in alcune città delle
Fiandre, come Mechelen e Vilvoorde, dalle quali successivamente sono partiti
per la Siria e l'Iraq numerosi foreign fighters. Da un punto di
vista strategico, il Belgio ha una particolare importanza per il jihadismo europeo:
per la sua collocazione al centro dell’Europa, nel cuore dello Spazio Schengen,
il territorio belga è un facile transito per la Francia, per il Lussemburgo,
per i Paesi Bassi e per la Germania; negli aeroporti tedeschi è inoltre
possibile disporre di molti voli a buon mercato per la Turchia e, da qui, si
può raggiungere la Siria con mezzi di fortuna e connivenze turche. Ovviamente
per gli stessi motivi non è complicato avventurarsi per l'itinerario inverso
(ovvero dalla Siria all'Europa). La libera circolazione interna - che resta
un'importante conquista dell'Unione Europea - in questo momento offre indubbi
vantaggi ai terroristi, che possono spostarsi su un vasto territorio, valersi di
connivenze in altri Paesi, occultare più facilmente la loro presenza,
portare a termine quei programmi criminosi che richiedono trasferimenti
transnazionali (come è avvenuto per gli spostamenti fra Belgio e Francia in
occasione degli attentati di Parigi); questi vantaggi non sono
sufficientemente compensati dal potenziamento dei controlli di sicurezza alle
frontiere che hanno messo in atto alcuni Paesi. Le limitazioni interne alla
libertà di circolazione dello spazio Schengen - se possono non essere giustificate
in relazione all'emergenza 'immigrati' in quanto la soluzione della questione
dei flussi di profughi richiede quella solidarietà di tutti i Paesi che è
preclusa dalla chiusura delle rispettive frontiere - potrebbero invece trovare
temporaneo fondamento nelle esigenze di sicurezza (così come previsto dalla
Convenzione di Schengen) connesse al contrasto del terrorismo transnazionale.
La solidarietà europea, basata sulla ricerca dell'interesse comune e di cui
anche la cooperazione di polizia fra gli Stati membri per il contrasto del
terrorismo è un corollario, è sempre più compromessa dal rafforzamento di
un'ideologia liberale che privilegia gli interessi nazionali su sacrifici che
non sono condivisi perché non solo non sembrano sempre giustificati ed equi, ma
anche perché non raramente sembrano trovare fondamento solo nella (ritrovata)
volontà di egemonia di alcuni Paesi (la Germania in particolare). Al
contrario, la solidarietà europea ha come presupposto la pari dignità di tutti
gli Stati membri e uno spirito europeista che si manifesti non solo nel
percepire i benefici dell'Unione, ma anche nel condividerne i sacrifici. Roberto
Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
martedì 19 gennaio 2021
IL BELGIO E L'ISLAM 1. L'ISLAMIZZAZIONE JIHADISTA (18-4-2016)
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