RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

lunedì 4 gennaio 2021

LA SITUAZIONE A CINQUE ANNI DALLA PRIMAVERA ARABA. 4. LO YEMEN. (4-5-2016)

 


Nel 2011, dopo le proteste in Egitto e Tunisia, anche nello Yemen la popolazione a causa della grave crisi economica e della corruzione del regime scese nelle piazze della capitale Sanaa per spingere a dimettersi il presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da oltre 30 anni, che attraverso modifiche della Costituzione stava cercando di trasformare il suo mandato in un incarico a vita. Saleh dichiarò che avrebbe rinunciato sia alla rielezione o sia ad abdicare in favore del figlio. Nonostante l'apparente disponibilità al dialogo, iniziò una dura e sanguinosa repressione, che provocò dissensi ed una spaccatura anche all'interno delle forze armate, che in parte solidarizzarono con i manifestanti. Il Consiglio di Cooperazione del Golfo, l'organizzazione internazionale regionale a cui aderiscono sei Stati del Golfo Persico, ovvero il Bahrain, il Kuwait, l'Oman, il Qatar, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, cercò di favorire una composizione della crisi attraverso un processo di transizione verso soluzioni di compromesso.  Nel giugno 2011 Saleh rimase gravemente ferito in un attentato. I nuovi scontri lo costrinsero nel febbraio del 2012 a passare la guida del Paese al suo vice Abdrabuh Mansour Hadi, che formò un governo di unità nazionale. Nel frattempo si sviluppava e si sovrappose alla crisi in atto anche un conflitto secessionista animato dagli Houthi, un gruppo armato sciita zaydita (lo zaydismo è una variante della confessione sciita) che agiva con l'appoggio politico e materiale dell'Iran, che sosteneva questi ribelli non solo per motivi religiosi (cioè la comune professione sciita) ma soprattutto al fine di conseguire, attraverso l'influenza in un'area dello Yemen, una posizione privilegiata che gli consentisse di gestire più direttamente i propri interessi nel continente africano. Contro gli Houthi, e soprattutto contro l'antagonista iraniano, si mobilitarono le monarchie del Golfo ed altri Paesi sunniti (segnatamente l'Egitto, gli Emirati, il Qatar), guidati dall'Arabia Saudita.  Al Qaeda nella Penisola Araba (AQAP) approfittò del caos per gestire la propria influenza nella zona. Così, la rivolta degli Houthi superò subito il suo iniziale carattere limitatamente locale. All'inizio del 2015 i gravi disordini costrinsero il presidente Abd Rabbu Mansour Hadi a dimissioni, respinte dal Parlamento, e successivamente smentite, che furono solo formali, in quanto il suo governo dimissionario continuò la resistenza contro i ribelli e continuò ad essere considerato a livello internazionale la legittima autorità al potere. Nello stesso tempo la coalizione degli Stati sunniti guidata dall'Arabia Saudita nel marzo 2015 intraprese un massiccio attacco contro gli Houthi e contro obiettivi civili sia mediante incursioni aeree e bombardamenti sia attraverso truppe di terra. Permane una situazione caratterizzata da crimini di guerra commessi da entrambe le fazioni in lotta, i ribelli sciiti (sostenuti dall’Iran e dagli uomini dell’ex presidente Saleh) e il dimissionario resistente governo del presidente Hadi (appoggiato da una coalizione sunnita a guida saudita, dagli indipendentisti del sud e da varie tribù). Frange dello Stato Islamico attaccano moschee sciite causando la morte di molte vittime civili.  Anche in questo Paese la Primavera araba non è approdata ad una democratizzazione delle istituzioni governative. Roberto Rapaccini