RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

mercoledì 16 dicembre 2020

TERRORISMO E SINDROME DI ULISSE (12-1-2017)

 

Sfogliando per caso una rivista divulgativa di psichiatria, inaspettatamente ho trovato un articolo che conteneva un interessante contributo al chiarimento della controversa questione dei rapporti fra immigrazione illegale e terrorismo. La questione - come ormai avviene abitualmente in Italia - è oggetto di una visione 'polarizzata', ovvero di opinioni simmetricamente opposte senza soluzioni intermedie. Mentre alcuni sostengono che, mediante i flussi migratori, terroristi di matrice islamica possano facilmente introdursi nel nostro Paese, altri escludono questa possibilità. In realtà è poco probabile che un terrorista addestrato, ovvero oggetto di un sensibile investimento in attività di formazione, possa affidarsi alla lotteria dei viaggi con i barconi impiegati dai clandestini: per raggiungere l'Europa questi individui possono utilizzare rotte più comode, valersi di connivenze, procurarsi senza troppe difficoltà documenti contraffatti. Tuttavia può accadere che un migrante clandestino, giunto in Italia con mezzi di fortuna, trovi nel nostro Paese condizioni favorevoli per la sua radicalizzazione. Così, ad esempio, è avvenuto per Anis Amri, il giovane tunisino responsabile dell'attentato a Berlino del 19 dicembre 2016. Il terrorista, approdato nel febbraio 2011 a Lampedusa insieme ad altri profughi, successivamente fu coinvolto in alcuni disordini, a seguito dei quali venne condannato a quattro anni per minacce aggravate, lesioni personali e incendio doloso, ed espulso nel 2015 (il provvedimento tuttavia non venne attuato). Prima di arrivare in Europa Anis Amri non era un estremista religioso: progressivamente si radicalizzò, prima in Italia durante i quattro anni passati in carcere, poi in Germania a seguito di contatti con una rete di fondamentalisti islamici. La sindrome di Ulisse è caratterizzata da sintomi di natura psicosomatica, che sono la conseguenza del malessere psichico, dello smarrimento, del senso di fallimento e di perdita dell'identità, che può provare chi abbandona il proprio Paese per trasferirsi in una nuova realtà. La condizione di stress conseguente allo scomodo e incerto 'trasferimento' mediante carrette del mare, e alle successive difficoltà di inserimento e alla frustrazione delle aspirazioni 'di normalità', rendono questi individui particolarmente vulnerabili alle suggestioni e al proselitismo della propaganda jihadista, che fornisce loro delle certezze che si surrogano alla situazione di precarietà. Questa tesi suggerisce due conclusioni. Innanzitutto le politiche di integrazione potrebbero essere il più efficace antitodo contro le derive terroristiche che hanno come presupposto il disorientamento e la sensazione di estraneità che consegue alla sindrome di Ulisse. Inoltre, limitatamente a questi casi,  la tesi in questione, che sottolinea l'influenza dei disagi conseguenti alle migrazioni, ridimensiona l'importanza dell'Islam come fattore scatenante quel processo di radicalizzazione di giovani musulmani, che può avere come esito il loro reclutamento alla causa 'jihadista'. Questo processo sarebbe alimentato dall'aspirazione ad una malintesa emancipazione e ad un riscatto che avrebbe natura politica e sociale, ma non religiosa. Roberto Rapaccini