RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 1 dicembre 2020

MARTIRIO E ISLAM (17 agosto 2017)


Il sacrificio degli attentatori suicidi di matrice jihadista ci ha abituati a ritenere che sia molto forte nell’Islam la vocazione al martirio (lo Shaidismo) come testimonianza di fede. Va in senso opposto l’istituto coranico della Taqiyya, che consente al musulmano   di dissimulare esteriormente la propria fede fino a rinnegarla quando una tale condotta sia necessaria per sfuggire ad una persecuzione o ad un pericolo attuale o imminente[i]. Anche il Kitman[ii], il silenzio, cioè semplicemente tacere, è un atteggiamento difensivo consentito dal Corano. Più in particolare la Sura XVI (versetto 106) stabilisce che la collera di Allah si abbatterà sul credente che si è lasciato contaminare dalla miscredenza, salvo che ne sia stato costretto da un pericolo e abbia conservato nell’intimo una fede salda e convinta[iii]. Peraltro la tradizione riferisce che secondo il Profeta la guerra è inganno; mentire è consentito quando il fine giustifichi i mezzi. In un passo della Sura II (versetto 225) Allah dà il permesso di prestare falsa testimonianza e di spergiurare[iv]. Il versetto 28 della Sura III prescrive invece ai credenti di non allearsi con gli infedeli salvo che ci sia il timore di qualche male da parte loro[v]. Quindi in sintesi il musulmano può dire menzogne e dissimulare con ogni mezzo il proprio stato religioso per allontanare una minaccia o per sfuggire ad una punizione. Poiché Maometto mette sullo stesso piano l’inviolabilità della proprietà con l’inviolabilità della vita, la Taqiyya è consentita sia per la protezione della propria persona e sia per quella dei beni materiali: questa ipocrisia legale quindi si applica anche a tutela di interessi economici.  Gli Sciiti hanno spesso utilizzato questa prerogativa per sottrarsi all’individuazione e al conseguente rischio di persecuzione da parte dei rivali Sunniti: questa pratica avrebbe consentito al culto sciita di crescere e di diffondersi. Un caso di Taqiyya sunnita è invece quello dei Moriscos in Spagna, che nel XVI sec. dissimulavano la propria fede per evitare il rischio di una conversione coatta al Cristianesimo. Nel Cristianesimo la facoltà di negare i dogmi di fede o a compiere gesti contrari ad essa si chiama Nicodemismo[vi]; ebbe un’applicazione marginale e limitata al periodo delle guerre di religione tra cattolici e protestanti  successive alla Riforma nel XVI secolo. Sono facilmente intuibili le complicazioni che questo istituto può introdurre nell’individuazione di fondamentalisti e di potenziali terroristi di matrice islamica. Roberto Rapaccini


[i] “I credenti non si alleino con i miscredenti, preferendoli ai fedeli. Chi fa ciò contraddice la religione di Allah, a meno che temiate qualche male da parte loro. Allah vi mette in guardia nei Suoi Stessi confronti. Il divenire è verso Allah.”

 (Sura III,Versetto 225).

[ii] Traducibile come ‘riserva mentale’.

[iii] “Quanto a chi rinnega Allah dopo aver creduto - eccetto colui che ne sia costretto, mantenendo serenamente la fede in cuore - e a chi si lascia entrare in petto la miscredenza; su di loro è la collera di Allah e avranno un castigo terribile.”

[iv] “Allah non vi punirà per la leggerezza nei vostri giuramenti, vi punirà per ciò che i vostri cuori avranno espresso. Allah è perdonatore paziente.”

[v] Vedi nota 1.

[vi] Da Nicodemo, il ricco seguace del Cristo che finse di non conoscerlo sul Calvario