Qualche mese fa l’Oxfam – una ONG che, attraverso aiuti umanitari e progetti di
sviluppo, intraprende iniziative per ridurre la povertà globale - ha
diffuso un inquietante rapporto sulla distribuzione della ricchezza mondiale. È
emerso che meno di una decina di uomini detengono la stessa ricchezza di più di
tre miliardi e mezzo di persone. E il trend è negativo, ovvero
la forbice fra ricchi e poveri in linea di massima si va sempre più allargando:
l’esigua minoranza che detiene il potere economico, avvalendosi di evasioni
fiscali e di altre illegalità, ha ampie opportunità per influenzare i processi
politici che consolidano questo sistema. Una ricerca di un noto economista
(Thomas Piketty) ha evidenziato che negli ultimi trent’anni la crescita dei
salari del 50 per cento della popolazione mondiale è stata pari a zero, mentre
quella dell’1 per cento è aumentata del 300 per cento. Il quadro delle
inaccettabili sperequazioni economiche e sociali si completa se consideriamo
gli stellari guadagni di calciatori, personaggi televisivi, imprenditori di
successo ed altre numerose categorie professionali particolarmente fortunate.
La loro situazione finanziaria fa dubitare che esista realmente una recessione
economica, o meglio, fa ritenere che esista solo per chi è nato nel posto
sbagliato. Pur volendo evitare facili demagogie, non si può non rilevare che
anche il grave problema di difficile soluzione dei flussi migratori che si
originano nel sud del mondo probabilmente sarebbe fortemente dimensionato se i
Paesi di provenienza fossero stati supportati in passato con iniziative
finalizzate a garantire una loro autonoma crescita economica. Al contrario il
periodo coloniale ha attuato un sistematico sfruttamento e un sistematico
saccheggio di queste regioni, che sono state impoverite e ridotte in una
condizione di subordinazione. La democrazia, da garanzia dei diritti di tutti,
è diventata un narcotico che ci ha abituato a pensare che la ricchezza di pochi
e la povertà di molti siano normali, siano patologie fisiologiche di un sistema
che, nella sua versione peggiore, resta pur sempre preferibile alla migliore
tirannia. In pratica le nostre democrazie sono diventate un alibi per la
cristallizzazione di privilegi. La Chiesa cattolica cerca di rivitalizzare il
messaggio evangelico che invita gli uomini a non ricercare ossessivamente beni
immediati e contingenti, che procurano una felicità fugace e transitoria e ci
allontanano da quel dovere di servire gli altri che costituisce il principio
etico fondamentale del cristiano. È necessario che i nobili propositi si
traducano in progetti politici concreti. Roberto Rapaccini