RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

domenica 27 dicembre 2020

LE POLEMICHE SULLE MISURE DI SICUREZZA DISPOSTE A NIZZA (26-7-2016)

 

In questi giorni continuano in Francia le polemiche sull'adeguatezza e sull'efficienza dei dispositivi di sicurezza predisposti a Nizza sul lungomare per le celebrazioni dell'anniversario della Festa della Bastiglia, in occasione delle quali è avvenuto il noto fatto criminale. È opportuno che sia una Commissione di esperti a stabilire se ci siano stati errori, carenze o leggerezze che hanno reso possibile o facilitato la commissione del folle gesto. Molte delle critiche, pur sembrando fondate a prima vista sulla base del senso comune, non tengono conto delle consolidate modalità di pianificazione delle misure di sicurezza per eventi di questo genere, e delle problematiche concrete che ne condizionano i tratti distintivi. La censura maggiore riguarda la destinazione di una sola autovettura e relativo equipaggio a sbarrare l'accesso alla strada teatro dei noti fatti. In realtà questa è la normalità. Come si chiude al traffico una strada? È un dispositivo sufficiente destinare a questo fine un'auto e alcuni operatori, oltre alle transenne. Credo che nessuno abbia mai visto in Italia in analoghe contingenze strade interdette al traffico mediante mezzi blindati o attraverso lo schieramento di decine di agenti o militari. È accaduto in Turchia in occasione del fallito golpe, ma si trattava di tutt'altro. Qualora per la chiusura al traffico si sia impiegato personale della polizia municipale, questa scelta non deve essere censurata. Innanzitutto il blocco della strada è una delle articolazioni dei servizi di sicurezza predisposti sotto il coordinamento e la direzione di autorità di polizia (e quindi non si tratta di un dispositivo che opera isolatamente al di fuori di un generale coordinamento). Inoltre il concorso degli operatori della Polizia Municipale è una circostanza ordinaria: infatti in occasioni di questa importanza si deve ricorrere a tutte le forze disponibili sul territorio. Sarebbe ottimale poter impiegare solo agenti della Polizia Nazionale, magari super specializzati nell'antiterrorismo e dotati di mezzi efficientissimi, ma le risorse sono limitate, e per questo è fisiologico che si impieghino tutti i corpi ‘territoriali', di cui fanno parte anche i dipendenti della polizia municipale, che sono a tutti gli effetti agenti armati di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria. Tuttavia, nei limiti delle possibilità, si cerca di 'usare' gli operatori in base alle specifiche peculiarità del corpo di appartenenza. Così generalmente la 'municipale' è destinata alla cura della viabilità. Si deve anche considerare che i servizi di ordine e sicurezza durano molte ore, in quanto si ritiene che l'esposizione al rischio di atti criminosi inizi ben prima dell'afflusso della gente e si estenda alla completa evacuazione dei partecipanti alla manifestazione. Poiché ci sono prescrizioni da rispettare che stabiliscono i limiti temporali di impiego dei singoli operatori, è normale la turnazione fra elementi delle forze dell'ordine anche appartenenti a corpi diversi. Le misure di ordine e sicurezza pubblica in situazioni importanti come questa non sono garantite solo dalle forze locali: anche in Francia ci si avvale del concorso di rinforzi di uomini e mezzi che provengono da altre città. Pertanto, piuttosto che concentrarsi sulla presunta insufficienza delle modalità di chiusura al traffico della Promenade, sarebbe più sensato verificare la sufficienza dei rinforzi assegnati dal Ministero dell'Interno francese alla polizia di Nizza per la serata del 14 luglio, ed esaminare in che modo sono stati utilizzati dalle autorità locali. Queste considerazioni non equivalgono ad un giudizio positivo sulle iniziative di sicurezza in questione, ma intendono solo sottolineare che il giudizio sulle responsabilità per l'accaduto è molto complesso e non può prescindere da conoscenze tecniche. Pertanto, se non si vuole fare facile demagogia, sarebbe meglio astenersi da critiche banali e superficiali. Sullo sfondo della polemica c'è la cattiva abitudine - evidentemente non solo italiana - di voler sempre trovare un colpevole, che non di rado viene individuato nell'ultimo esecutore della catena di comando. Ammettere che non ci siano responsabili, non significa ridimensionare l'accaduto e non dare valore alle perdite umane, ma equivale a constatare che il nostro sistema sociale non è perfetto, e che quindi sia possibile che si producano patologie anche quando ognuno fa il proprio dovere. In alcuni casi la ricerca di un capro espiatorio è una deprecabile pratica giacobina per contenere e dare soddisfazione all’indignazione della gente. In altri casi questo atteggiamento ipocritamente intransigente è cinicamente alimentato dai vertici politici, che, scaricando colpe su tecnici incolpevoli o sulle amministrazioni, vogliono implicitamente rivendicare che tutto sarebbe perfetto se non ci fossero errori umani. Un altro aspetto oggetto di controverse valutazioni riguarda l'eventuale esistenza di complici del franco tunisino autore della strage, ed il loro eventuale ruolo nella triste vicenda. Si è cercato subito di chiarire se l'attentatore fosse un 'cane sciolto' - cioè una persona che aveva operato al di fuori di gruppi terroristici - o fosse 'semplicemente' un balordo. In genere si tira un sospiro di sollievo se si accerta che si versi nel secondo caso. Premesso che si possa essere balordi e 'cani sciolti' nello stesso tempo, questa distinzione ha uno scarsissimo rilievo. In entrambi i casi opera lo stesso meccanismo: l'evento criminoso è il prodotto della nostra esposizione alle conseguenze che l'efficacia suggestionante della propaganda jihadista esercita su menti deboli (siano esse di emarginati, di gente psichicamente instabile, di aspiranti terroristi). Al contrario il vero elemento che rileva nella ricostruzione dei fatti per tutte le relative conseguenti implicazioni, è rappresentato dalla necessità di chiarire se l'atto terroristico sia il frutto dell'azione di un individuo strutturato in un'organizzazione o si tratti di iniziative estemporanee. Roberto Rapaccini