A
distanza di più di una quindicina di giorni, il fallito golpe in Turchia può
essere valutato con maggiore obiettività. Com'è noto, la sera del 15 luglio una
parte dell'esercito turco ha tentato di impadronirsi del potere e di destituire
il presidente Erdogan. Il colpo di Stato è fallito dopo qualche ora di scontri
e di incertezze. Il presidente turco nell'immediatezza ha cercato con un aereo
privato di fuggire dal Paese, e, mediante messaggi inviati via smarthphone
all’emittente televisiva Cnn Turkey che li ha diramati, ha invitato la
popolazione a scendere in piazza per manifestare pubblicamente il sostegno al
governo. Avendo acquisito la certezza del fallimento dell'insurrezione, Erdogan
è tornato ad Istanbul. Gli scontri sono proseguiti fino all'alba, soprattutto
ad Ankara, nelle adiacenze del palazzo presidenziale. Alla fine si è registrato
un bilancio particolarmente pesante: fra militari, poliziotti e civili più di
260 persone hanno perso la vita, mentre almeno 1500 militari sono stati
arrestati. Sono state inoltre minacciate pene particolarmente severe per gli
autori della rivolta, prospettando la possibilità di un ripristino della pena
di morte. Dopo aver ripreso il controllo del Paese, Erdogan ha immediatamente
dato inizio ad una massiccia e capillare epurazione degli ufficiali golpisti.
Nei giorni successivi la destituzione dalle funzioni è stata estesa ad altri
militari, a poliziotti, a giornalisti, a docenti e insegnanti, e a chiunque
altro avesse manifestato in passato critiche o anche solo una tiepida
opposizione nei confronti del regime. Barak Obama e la cancelliera tedesca
Angela Merkel hanno con prudenza subito manifestato il loro sostegno alla
leadership turca democraticamente eletta. Erdogan ha attribuito a Fetullah
Gulen la responsabilità di aver organizzato l'insurrezione dalla sua dimora
negli Stati Uniti. L'imam turco Fetullah Gulen, che ha negato fermamente ogni
addebito, è uno stimato studioso, ed è ideologo e leader del movimento politico
di ispirazione islamista Hizmet, che, attraverso una fitta rete di contatti,
influenza molte istituzioni sociali turche. In passato Fetullah Gulen era
amico e alleato di Erdogan. I suoi rapporti con il leader turco si
raffreddarono nel 1999, quando il predicatore decise di 'auto esiliarsi' negli
Stati Uniti. La definitiva rottura avvenne nel dicembre 2013, quando Gulen
iniziò a criticare apertamente il governo turco per le sue scelte e per il
coinvolgimento in alcune inchieste giudiziarie. Dopo il fallito golpe Erdogan
con insistenza ha richiesto agli Stati Uniti l'estradizione di Gulen come
presunto responsabile dell'iniziativa. La questione è attualmente motivo di
attrito fra i due Paesi, in quanto gli Stati Uniti stanno valutando con molta
prudenza l'istanza turca e sembrano orientati a non ritenere sufficienti le
motivazioni addotte a sostegno della domanda. In concreto, il fallito
colpo di Stato ha rafforzato Erdogan, che ha avuto la possibilità sia di
liberarsi di oppositori, sia di distribuire ufficiali e funzionari fedeli in
tutti i vertici istituzionali e negli uffici di particolare importanza
strategica dell'amministrazione. È stato anche detto che già da alcuni mesi il
Presidente avesse elaborato una lunga lista di funzionari da allontanare in
quanto ritenuti 'non affidabili'. Inoltre, l'iniziativa golpista ha avuto come
reazione grandi manifestazioni popolari a sostegno del leader turco, che hanno
ulteriormente legittimato il suo attuale potere. Queste considerazioni hanno
alimentato alcune illazioni circa il possibile carattere fittizio
dell'insurrezione, ovvero hanno generato il sospetto che il tentato colpo di
Stato fosse stato architettato dallo stesso Erdogan. In realtà si è trattato di
un vero atto di insubordinazione al regime. Lo dimostrano soprattutto le
ricostruzioni dei fatti sulla base di dati e dettagli forniti da fonti
attendibili, che hanno evidenziato che si è trattato di un golpe
particolarmente ben organizzato, che ha di poco fallito i suoi obiettivi per
una serie di imprevisti, come quelli che hanno impedito l'arresto del ministro
dell'interno e l'abbattimento dell'aereo su cui viaggiava Erdogan, che i
golpisti avevano anche programmato di catturare nella località dove stava
trascorrendo un periodo di vacanza senza tuttavia considerare la pronta ed
efficace reazione della guardia presidenziale. Anche le manifestazioni di
piazza hanno contribuito ad impedire il successo dell'iniziativa. Gli insorti
per qualche ora hanno avuto il controllo di alcuni centri vitali del Paese (a
cominciare dalle comunicazioni). Quindi si è trattato di un vero e proprio
tentativo di golpe. Probabilmente per la riuscita del progetto eversivo sarebbe
stato necessario che i rivoltosi avessero potuto avere, come concreto e solido
riferimento, una personalità particolarmente carismatica e influente che
potesse integrare una valida alternativa ad Erdogan. Forse solo un personaggio
del calibro di Gulen poteva soddisfare questi requisiti, e da qui si sono
probabilmente originati i sospetti del leader turco. Probabilmente è stata
anche sottovalutata dai rivoltosi la popolarità di Erdogan, dovuta soprattutto
ai successi economici che hanno consentito un apprezzabile incremento del
reddito pro capite medio dei cittadini. Roberto Rapaccini