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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

mercoledì 23 settembre 2020

ISLAM POLITICO E CRISTIANESIMO. ALCUNE RIFLESSIONI. (13.9.2020)

Premessa

Con il termine Islam politico si evidenzia l’attitudine della religione islamica ad estendere l’applicazione dei propri principi alla vita sociale e politica oltre a guidare l’esistenza individuale e personale dei singoli fedeli. In relazione alle frizioni fra l’Islam politico e l’Occidente può essere utile ricordare alcuni punti di contatto e di distanza fra la religione musulmana e quella cristiana. Si premette che nello scritto si parlerà di Islam e Cristianesimo al singolare, anche se le due religioni non possono essere considerate monadi dai tratti definiti. Nell’Islam convivono tante confessioni che assumono posizioni divergenti fra di loro, a partire dalla principale ripartizione fra sciiti e sunniti[1]Nell’Islam manca inoltre un’autorità capace di esprimere una posizione ufficiale su ogni specifica questione (questa caratteristica riguarda principalmente l’Islam di professione sunnita)[2]L’Islam pertanto verrà qui preso in considerazione in termini generali nei suoi tratti essenziali, prescindendo dalle peculiarità delle varie correnti. A seguito di complesse vicende storiche anche il Cristianesimo ha subito divisioni. Analogamente all’Islam anche il Cristianesimo verrà qui considerato unitariamente, ovvero nei suoi elementi originari.  

Islam politico e Cristianesimo

Islam e Cristianesimo spesso vengono messi sullo stesso piano come se si trattasse di due religioni che, pur nelle evidenti differenze, possano essere ritenute caratterizzate da un’omogeneità di fondo. Diversamente l’Islam, oltre ad essere una religione, ha anche i tratti dell’ideologia in quanto la sua espansione postula l’instaurazione di istituzioni ispirate ad un’etica confessionale. In particolare all’affermazione dell’Islam spesso seguono esiti politici; un chiaro esempio di questo è la rivoluzione khomeinista in Iran (1978–1979), che portò all’instaurazione di un regime teocraticoLa militanza islamica si è spesso storicamente concretizzata nella partecipazione collettiva ad iniziative per promuovere con ogni mezzo un ordine sociale nel quale le leggi civili fossero sostituite da un ordinamento plasmato sulla legge divina. Le frange fondamentaliste e radicali non hanno abbandonato questo approccio. Le azioni terroristiche di matrice islamica possono essere ritenute una degenerazione di questo atteggiamento: il ricorso alla violenza e alla minaccia considerato in questa prospettiva integra una scorciatoia per l’avvento di una società ispirata ai precetti del Corano. Diversamente l’adesione al Cristianesimo e le relative attività di proselitismo rimangono confinate nella sfera spirituale individuale. Anche la Fede cristiana richiede ai fedeli iniziative per estendere la condivisione del proprio modello di vita e dei principi su cui si fonda; queste iniziative tuttavia si esauriscono nell’ambito di un rapporto personale. Per questo il Cristianesimo correttamente interpretato non degenera di norma in un’ideologia politica. Nell’Europa - che si è oggettivamente forgiata sotto l’influenza delle tradizioni cristiane - l’invasività dell’Islam politico rappresenta una minaccia alla quale le istituzioni europee contrappongono, oltre al dialogo interreligioso, un atteggiamento tollerante di derivazione illuminista.  Da questo punto di vista non esiste simmetrica reciprocità fra Islam e Cristianesimo. Nell’evoluzione storica del mondo musulmano è mancato un movimento analogo all’Illuminismo in grado di stabilire con chiarezza i confini fra religione e politica, e di limitare l’invasività del potere statale attraverso l’emanazione di norme giuridiche generali e astratte[3]In occidente invece corollario dei principi illuministi è stata l’affermazione del principio di laicità dello Stato, ovvero l’assoggettamento di tutte le confessioni religiose ad una equidistante disciplina di diritto comune. Nell’Islam, poiché si attribuisce valore legale ad una sola religione, la laicità – che ha come corollario la pratica di altri culti - è reputata una forma, spesso perseguibile, di ateismo[4]Dall’assenza di laicità, ovvero di chiari confini fra religione e politica, deriva come conseguenza nel mondo islamico l’instaurazione di regimi statali di impronta teocratica. Nei Paesi arabi che cercano di percorrere la via della democrazia e della laicità (come ad esempio la Tunisia), il Corano rimane uno strumento di riferimento irrinunciabile: nei loro ordinamenti in maniera esplicita o implicita sono previsti meccanismi giuridici e istituzionali che in concreto evitano che la vita civile si articoli in maniera contraddittoria o semplicemente autonoma rispetto ai contenuti dell’Islam.

Il documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, condiviso in occasione del viaggio apostolico di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti (3-5 febbraio 2019)

Il 4 febbraio 2019 Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayeb, hanno firmato ad Abu Dhabi una dichiarazione comune che costituisce un’importante storica tappa nel dialogo tra cristiani e musulmani. Il documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune richiama l’attenzione sulla necessità di promuovere una cultura del dialogo, della reciproca conoscenza, della collaborazione comune per porre fine a qualsiasi forma di violenza di matrice confessionale e a derive belliche e terroristiche, perché la Fede - si precisa nella dichiarazione - deve spingere il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere ed amarePertanto le religioni non devono sollecitare sentimenti di odio, di ostilità, di estremismo, né invitare alla violenza. È necessario il coinvolgimento di tutti per porre fine ai conflitti, al declino culturale e al degrado ambientale, e promuovere un’equa distribuzione delle risorse naturali. I due leader religiosi hanno inoltre condiviso la condanna di qualsiasi pratica che minacci la vita (come genocidi, atti terroristici, traffico di organi umani, aborto, eutanasia, etc.) sottolineando l’importanza della famiglia. La dichiarazione qualifica la libertà di religione come diritto di ogni persona, condannando qualsiasi costrizione e discriminazione. Nel documento vengono esaminati anche aspetti di carattere sociale, come la pari considerazione della donna, nonché l’importanza delle istituzioni di formazione dei giovani, come scuole e università. Si percepisce la necessità che la tolleranza verso le altre fedi prevalga su qualsiasi impulso volto a privilegiare in maniera iniqua la propria religione. La tolleranza per le diverse opzioni religiose e politiche individuali nella cultura giuridica occidentale trova fondamento nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, non riconosciuta dagli Stati arabi i quali, in maniera specularmente contraria, ritengono che le posizioni giuridiche soggettive individuali debbano essere sacrificate in favore delle esigenze della comunità islamica. Questa convinzione ha portato all’elaborazione della Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo, scritta per rapportare i diritti e le libertà individuali alle esigenze religiose e culturali dei Paesi islamici. La tolleranza correttamente interpretata non è passiva sopportazione ma riconoscimento della pari dignità dell’altro nel quadro del rispetto dei principi concordati nella dichiarazione comune. Sarà ora di importanza essenziale una capillare attività per favorire fra i rispettivi fedeli la conoscenza e la condivisione dei contenuti del documento. In proposito, per meglio definire la portata dell’accordo va precisato che l’università di Al-Azhar - rappresentata dal Grande Imam Ahmed Al-Tayeb - sebbene goda di particolare autorevolezza in quanto può essere considerata la massima espressione del pensiero giuridico e teologico islamico sunnita, considerata l’assenza nell’Islam di una struttura di vertice, non è un’autorità sovraordinata in grado di manifestare posizioni ufficiali che abbiano valore per l’intero mondo musulmano.

 L’attualità di Gesù nell’Islam contemporaneo

Gesù è una figura importante anche nel mondo islamico. Naturalmente non gli si attribuisce la centralità che ha nel Cristianesimo, che lo riconosce come Dio fatto uomo e come il Messia atteso (ancora) dalla tradizione ebraica; tuttavia i musulmani credono che Gesù – Isa in arabo – sia stato un grande profeta. Il dibattito sui suoi insegnamenti dovrebbe essere considerato di grande attualità nella crisi e nelle divisioni dell’Islam contemporaneo. Gesù infatti evidenziò la necessità di una riforma religiosa che superasse i confini e abbandonasse le strettoie di quella comprensione strettamente letterale delle sacre scritture che vigeva nel suo tempo: allora gli Ebrei conferivano alle scritture un valore eccessivamente legalisticoIn proposito, nel Vangelo di Matteo Gesù precisa di non essere venuto per abolire la legge, ma per dare compimento ad essa[5]Chiarisce successivamente: …se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli[6]Analogamente Giovanni afferma che la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma è per mezzo di Gesù Cristo che sono venute la grazia e la verità[7]Pertanto per un cristiano la formale e rigorosa adesione alla legge non è sufficiente per ottenere la salvezza, ma è solo una pre-condizione di essa. Questo concetto è esplicitato nelle parole rivolte da Cristo al giovane ricco che aveva puntualizzato di aver osservato tutti i comandamenti: ...se vuoi essere perfetto, offri tutti i tuoi beni ai poveri, poi seguimi, poiché il regno di Dio non è per i ricchi[8]Gli Ebrei stavano vivendo in quei tempi una crisi religiosa molto simile a quella dei musulmani di oggi. Infatti nell’Islam si attribuisce un’importanza fondamentale al rispetto dei contenuti formali della legge, mentre vengono considerate con estrema cautela eventuali timide istanze di riforma. In proposito hanno spesso esiti radicali le posizioni ideologiche che sostengono la necessità di ripristinare la purezza dell’Islam mediante una stretta osservanza letterale del Corano (segnatamente i Wahabiti e i Salafiti[9]). La predicazione di Cristo nell’enunciare la buona Novella, come detto in precedenza, non rinnegava le preesistenti scritture, ma si limitava a censurarne l’ossessiva osservanza dei dettagli e solo un superficiale e formale rispetto dei principi morali che ne costituivano il presupposto. Gesù pertanto ha affrontato e dato soluzione ad una crisi politico-religiosa originata da uno sterile legalismo, analoga a quella dagli esiti talvolta cruenti, sanguinari e violenti determinati da una rigorosa e letterale applicazione della Sharia. Paradossalmente le esigenze di riforma emerse nei moti di rivolta della Primavera Araba (2010-2012), pur animate da moventi spiccatamen­te laici - che possono essere riassunti nel malessere per una società cristallizzata su posi­zioni antidemocratiche e caratterizzata da una inaccetta­bile diseguaglianza nella distribuzione delle ricchezze – hanno prodotto come risultato a lungo termine il ritorno a regimi fondamentalisti: i popoli arabi, nel richiedere cambiamenti, non potevano avere come modello le democrazie occidentali, da sempre considerate corrotte e lontane da valori spirituali e religio­si. Al contrario, il nuovo Stato arabo, solo se fondato su una piena applicazione dei valori dell’Islam depurati da qualsiasi modernità, sarebbe stato in grado di assicurare un sistema perfetto oltre che giusto. In conclusione, la legge coranica, quando disciplina i rapporti interpersonali, prospetta soluzioni ispirate da istanze di reale giustizia. Tuttavia un’attuazione acritica delle norme, che cioè non tenga conto delle specifiche circostanze del caso concreto e delle finalità delle singole disposizioni, ne uccide lo spirito e può facilmente portare alla consumazione di gravi ingiustizie.

 La Vergine Maria nel Corano e nella tradizione islamica

Fra Cristiani e Musulmani c’è un pieno accordo sulla venerazione della Vergine Maria, che è ritenuta nel Corano - che la elogia particolarmente - una donna eccezionalmente pura e santa, madre del grande profeta Gesù.  I musulmani rifiutano la divinità di Cristo e quindi non ammettono la maternità soprannaturale di Maria. Gesù pertanto viene esclusivamente definito il figlio di Maria (Isa ibn Maryam). Maometto secondo alcune fonti avrebbe detto che ogni bambino, quando nasce, è toccato da Satana, ma questo non sarebbe avvenuto per Maria e suo figlio. È evidente l’analogia fra questa affermazione e il concetto di Immacolata Concezione. Alcuni fedeli cristiani affermano che in Egitto, a El-Zeitoun, alla periferia del Cairo, la Madonna sarebbe apparsa sul tetto di una chiesa copta. Il luogo attualmente è visitato anche da migliaia di musulmani, che partecipano a pellegrinaggi durante i quali  – ha precisato il gesuita egiziano Samir Khalil Samir nel corso di un intervista - vedendo che i cristiani aspettano questa festa per battezzare i bambini, chiedono anch’essi di battezzare i loro piccoli [10]In proposito sono stati costruiti due battisteri, uno per i cristiani con il santo crisma e l’altro utilizzato dai fedeli musulmani con normale acqua. Più in generale milioni di Islamici anche dall’Iran si recano in pellegrinaggio presso santuari mariani come Fatima in Portogallo, Harissa in Libano, e in altri luoghi di culto in Siria oltre che in Egitto. I pellegrini islamici sono generalmente donne musulmane che chiedono grazie. In occidente tutto ciò che è soprannaturale sembra essere passato di moda; in particolare gli intellettuali non raramente ritengono che il sentimento religioso sia una cosa superata.  Nelle altre parti del mondo la dimensione spirituale è ancora viva, come dimostra questo bisogno di alcuni fedeli musulmani di associarsi a forme di devozione cristiana. Probabilmente l’esigenza di rivolgersi alla spiritualità cristiana è motivata non solo dalle richieste di guarigione fisica o da altre istanze simili, ma dalla necessità di una spontanea e intima relazione con il soprannaturale che non trova adeguata soddisfazione nel formalismo dell’Islam ufficiale, nel quale le manifestazioni di fede sono programmate, mentre le cinque preghiere quotidiane sono ad orari predefiniti e devono essere recitate osservando rigorosamente un testo già fissato. Diversamente da Allah, il Dio cristiano è padre, e già questo è il presupposto di una relazione di spontanea intimità. In Libano nel 2010 la solennità mariana dell’Annunciazione del Signore è stata proclamata festa nazionale. L’iniziativa è stata adottata dal Governo nella convinzione che una celebrazione comune potesse accrescere l’intesa tra cristiani e musulmani. Naturalmente le due religioni attribuiscono un diverso significato all’evento: per i musulmani l’Annunciazione è solo l’annuncio della nascita di un grande profeta. L’iniziativa libanese ha ispirato la creatività artistica. La cantante lirica Tania Kassis, famosa in Medio Oriente, ha realizzato un’emozionante versione islamo-cristiana dell’Ave Maria[11]Alla sua voce che pronuncia il saluto dell’Arcangelo Gabriele, nel brano viene accostato l’invito alla preghiera rivolto dal muezzin ai fedeli musulmani (Allah Akbar - Dio è grande), intonato da due cantanti arabi. Molto suggestivamente in questo modo viene rappresentata la naturale coesistenza in Libano, unica al mondo, fra cristiani e musulmani, sunniti e sciiti.Queste esperienze insegnano che musulmani e cristiani sul piano spirituale possono trovare un’intesa senza rinunciare ai loro tratti identitari.

 Considerazioni conclusive

Il Corano nega la Trinità per affermare l’unicità di Allah. In realtà non vi è contraddizione con il Cristianesimo; per la teologia cattolica non ci sono tre divinità (come erroneamente talvolta si è affermato da parte di qualche studioso musulmano): con la frase un Dio unico in tre persone si afferma un’unica natura o essenza della divinità, la quale si declina in tre persone uguali e distinte. Tralasciando le insopprimibili differenze dottrinali fra Islam e Cristianesimo, quanto esposto, soprattutto relativamente alla comune devozione mariana, evidenzia un’apertura al soprannaturale dei musulmani, una loro sintonia spirituale con i cristiani, che sono presupposti di una coesistenza che non si esaurisce nella reciproca tolleranza, ma prevede anche momenti di comune e mistica condivisione. Se invece prevale l’aspetto politico, l’invasività islamica di carattere ideologico e le sue conseguenti derive congelano la spontanea, umana e fraterna empatia: il differente credo religioso alza una barriera. Questo avviene soprattutto nell’Islam come anche nell'ebraismo. Ne è una prova la questione palestinese, che ha un carattere prevalentemente o esclusivamente politico. Tuttavia aver identificato le conflittualità anche in motivi confessionali ha creato difficoltà nell’avanzamento del processo di pace. Il Cristianesimo sembra maggiormente impermeabile alle influenze politiche. In proposito Benedetto XVI nella sua esortazione apostolica per il Medio Oriente afferma che la sana laicità significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire la politica con gli apporti della religione, mantenendo la necessaria distanza, la chiara distinzione e l'indispensabile collaborazione tra le due[12]. RR

 


[1] La principale divisione all’interno dell’Islam è quella fra Sunniti e Sciiti. I Sunniti sono il 90/80 % circa dei musulmani mentre il rimanente 10/20 % è di professione sciita (e si trova prevalentemente in Iran). Per quanto riguarda i fondamenti della fede, fra Sciiti e Sunniti non ci sono rilevanti differenze.

[2] In proposito l’imam, pur avendo una leadership spirituale, non è un chierico, né è destinatario di una designazione ufficiale, ma acquisisce questo titolo per attribuzione da parte della comunità o per auto-proclamazione. Più in dettaglio, l’imam è un musulmano che, essendo particolarmente esperto nelle prescrizioni formali relative ai riti del salat (la preghiera obbligatoria professata in forma collettiva che si differenzia da quella individuale), si pone davanti ai fedeli, guidando l’orazione. Nell’Islam sciita il titolo di imam ha un significato religioso e politico di maggior rilievo: gli imam sono i successori legittimi di Maometto, sono ispirati da Dio e hanno l’autorità e la conoscenza per fornire commenti e interpretazioni del Corano. Essendo successori del Profeta sono la guida spirituale e politica della comunità musulmana sciita.

[3] La visione illuministica ha il limite di ridurre tutti gli elementi religiosi a semplici valori culturali.

[4] Più precisamente in arabo fino a qualche decennio fa non esisteva la parola laicità, che attualmente, con un neologismo usato da arabi appartenenti ad altre confessioni, si dice al maniyya. Questo termine è generalmente compreso solo dai musulmani che hanno avuto contatti con la cultura occidentale, mentre quelli che vivono in Stati islamici attribuiscono ad esso impropriamente il significato di ateismo.

[5] Mt 5,17.

[6] Mt 5, 20.

[7] Gv 1, 17.

[8] Mc 10, 20-21.

[9] Il Wahhabismo è un movimento che si è sviluppato alla metà del XVIII secolo nella penisola Arabica, in una zona socialmente, culturalmente ed economicamente poco sviluppata rispetto ai principali centri del mondo islamico dell'epoca. I suoi esponenti predicavano un ritorno all’Islam originario attraverso un’interpretazione rigorosamente letterale delle fonti coraniche. La dottrina wahabita manifesta una radicale ostilità nei confronti di quei governi che si allontanano dalla via tracciata dal Corano: non c’è spazio per forme di legittimità democratica di tipo occidentale in quanto l’unica legittimità viene dal letterale rispetto della legge divina. Il Salafismo è un movimento riformista nato a metà del XIX secolo con l’analogo obiettivo di ripristinare una corretta applicazione dei principi morali e giuridici del Corano mediante un ritorno all’esempio di purezza della prima generazione di musulmani, contemporanei o di poco posteriori a Maometto.

[10] In Aleteia.it, 8.4.2017.

[11] Tania Kassis, Ave Islamo-Chrétien.

[12] Benedetto XVI, esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente, n. 29, Beirut – Libano, 2012.

 

 

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