La
recente crisi fra Qatar e Arabia Saudita (con la quale hanno solidarizzato in
particolare gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein, l’Egitto e le islamiche
Maldive) dimostra in maniera palese l’esistenza di un grave frattura
all’interno del fronte arabo sunnita. Questo dissidio, pur essendo ben noto,
finora era rimasto allo stato latente; tale conflittualità non è determinata da
fattori religiosi o ideologici, ma esclusivamente da contingenze economiche e
politiche, cioè dalla malcelata aspirazione di entrambi gli Stati alla
leadership dei Paesi arabi sunniti alla quale conseguirebbe tra l’altro un
potere egemonico sull’intera area del Golfo. È conosciuta la potenza
finanziaria della monarchia saudita. Il Qatar è invece un piccolo emirato retto
dall’ambiziosa famiglia Al-Thani. Ha solo mezzo milione di abitanti ma è tra i
Paesi più ricchi del mondo potendo contare su una straordinaria estrazione di
petrolio ed essendo il più grande produttore di gas naturale liquido. Ha anche
una non trascurabile importanza strategica essendo proprietario di uno dei
fondi sovrani più attivi del mondo e ospitando Centcom, il Comando delle Forze
Armate USA in Medio Oriente. Lo Stato qatariota è anche sede dell’emittente
satellitare Al Jazzera, considerata scomoda dagli altri Paesi arabi per la sua
linea editoriale troppo disinvolta (ovviamente sempre fedele alla famiglia Al
Thani). Al Jazeera inoltre esercitando il diritto di cronaca ha dato voce in
passato ai comunicati di Al Qaeda. Nella complessa situazione mediorientale vanno
considerati gli obiettivi dell’Iran che da sempre necessita di un alleato amico
nella penisola araba per avere un punto di transito per meglio gestire i suoi
interessi nel continente africano. L’Iran sciita, accusato di destabilizzare
l’area mediorientale attraverso la sua crescente influenza in Siria, in Libano
e nello Yemen, è da sempre ostile alla monarchia saudita di cui non riconosce
la leadership religiosa islamica; si è pertanto affrettato a schierarsi con il
Qatar. Lo Yemen, che ha una posizione strategica di rilievo, dilaniato da
tragiche vicende belliche interne, si è diviso sui due fronti: il governo
riconosciuto internazionalmente è con l’Arabia Saudita, mentre i ribelli Houti
sono vicini all’Iran (e quindi al Qatar). Se si considera l’entità dei fondi
sauditi destinati ad alimentare il fondamentalismo jihadista in
Europa, appare del tutto pretestuosa (anche se fondata) l’accusa rivolta al
Qatar di flirtare con i terroristi, in particolare con Hamas e
gli Hezbollah, e di essere rifugio di leader dei Fratelli Musulmani (il Qatar è
stato tra i principali sostenitori del presidente egiziano ‘islamista’ Mohammed
Morsi, deposto nel 2013 dall’allora ex capo delle forze armate Al Sisi). Questa
crisi, seppur molto grave e destabilizzante, probabilmente resterà solo
diplomatica e politica. Sarebbe devastante se avesse derive belliche. Roberto Rapaccini