Nel
2012 il regista gerosolimitano Dror Moreh ha realizzato un documentario
particolarmente interessante, The Gatekeepers, I
guardiani di Israele, che esamina le vicende belliche israeliane con
segnato riferimento al conflitto con i palestinesi. Il titolo allude al ruolo forte
e di primo piano che hanno svolto i membri dello Shin Bet nelle più
importanti scelte politiche dello Stato ebraico nel settore della sicurezza.
Questa organizzazione è la potente agenzia diintelligence che si
occupa degli affari interni del Paese. Collaterali organismi nazionali sono
l'Aman, il controspionaggio militare strutturato all'interno delle Forze
Armate, e il Mossad, che segue le stesse problematiche ma relativamente
all'analisi della minaccia esterna. Le agenzie di informazioni israeliane sono
state spesso oggetto di approfondimenti giornalistici. Tuttavia il lavoro del
regista Dror Moreh conferisce un importante valore aggiunto alla
conoscenza della questione rispetto ad altre analoghe iniziative mediatiche.
Infatti, la storia e le attribuzioni dello Shin Bet sono descritte
dall'interno, ovvero attraverso le testimonianze di sei ex suoi capi - Avraham
Shalom (1980 – 1986), Yaakov Peri (1988-1995), Carmi Gillon (1994-1996), Amy
Ayalon (1996 – 2003), Avi Dichter (2003 – 2005), Yuval Diskin (2005 – 2011) - e
quindi dal loro personale punto di vista. Nell'ombra l'organizzazione è stata
il consigliere occulto di molte strategie vincenti, ma spregiudicate e
violente, attuate in alcuni momenti decisivi per la storia dell'autodifesa e
della sopravvivenza della nazione ebraica, dalla Guerra dei Sei Giorni - che ha
consentito ad Israele il controllo di una vasta area nella quale viveva
un'ampia parte di popolazione ostile, e che gli impose conseguentemente fin da
allora la gestione del difficile rapporto di convivenza con gli arabi -
ad oggi. Si tratta di una documentazione assolutamente unica, che deve essere
visionata da chi è interessato a queste realtà; è una narrazione inedita,
accompagnata da immagini, filmati, ricostruzioni, efficaci animazioni elaborate
su fotografie raccolte durante le operazioni. La guerra non è mai una cosa
nobile; non solo ferisce i corpi, ma nella migliore delle ipotesi affligge e
condiziona le menti attraverso ricordi indelebili. Il conflitto
arabo-israeliano ha toccato altissimi e insoliti livelli di degrado, ed è stato
anche caratterizzato da atti di terrorismo reciproco. Come si dice nel
documentario, la definizione di terrorista in alcuni contesti come questo è
molto relativa: chi per uno è un terrorista, visto da un'altra angolazione
potrebbe essere un combattente per la libertà. Accanto ai gravi atti di
terrorismo palestinese, vengono segnalate le attività belliciste e
guerrafondaie della Jewish Underground, integrata da
fondamentalisti ebrei che, dopo aver compiuto attentati contro gente comune e
alti funzionari arabi, pianificarono di distruggere la 'Cupola della Roccia',
uno dei più grandi simboli della religione islamica; questa azione avrebbe
scatenato la rabbia dell’intero mondo musulmano nei confronti di Israele.
Questo avvenne nei primi anni ottanta: allora pertanto fu necessario
fronteggiare non solo il terrorismo 'esterno', ma anche quello 'interno',
praticato da integralisti che si opponevano a qualsiasi forma di dialogo con i
rappresentanti della Palestina, sostenuti di fatto anche da esponenti politici.
Gli eventi bellici continuano ad essere inquinati dall'odio etnico e
dall'acredine religiosa. Si accenna anche a modalità poco ortodosse utilizzate
per contrastare l'Intifada. Un momento drammatico e una svolta cruciale della
recente storia di Israele è stato l'assassinio del Primo Ministro Yitzhak
Rabin, sostenitore della necessità di un dialogo e di negoziati con i
Palestinesi: il leader moderato, dopo aver partecipato a ad una manifestazione
in difesa della pace, venne ucciso a Tel Aviv la sera del 4 novembre 1995 da un
colono ebreo estremista. Ai suoi funerali che si svolsero a Gerusalemme
parteciparono circa un milione di israeliani e molti esponenti di rilievo della
politica mondiale. Furono presenti anche alcuni leader arabi i quali per la
prima volta entrarono in territorio israeliano. Dalle testimonianze degli
uomini che furono dirigenti dello Shin Bet si evince che l'organismo non
fu un docile strumento nelle mani della politica di governo, ma fu una sorta di
coscienza critica della nazione ebraica: nonostante l'apparente rigidità
monolitica della politica israeliana, questi uomini manifestarono dubbi sulle
opzioni strategiche nella gestione della questione palestinese, di cui
percepirono tutta la complessità che si declinava in tanti settori sensibili.
Queste perplessità hanno anticipato le contraddizioni che oggi dividono
l'opinione pubblica israeliana. Forse si è persa allora la possibilità di un
dibattito a tutti i livelli, che, a prescindere dagli esiti, sarebbe stato il
presupposto per la formazione di una solida coscienza morale. Roberto Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
giovedì 24 dicembre 2020
I GUARDIANI DI ISRAELE - LO SHIN BET. (27-10-2016)
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