Il
mondo musulmano – ovvero l’insieme degli Stati nei quali le disposizioni
coraniche influenzano con diversa intensità le leggi - ha una potenzialità
inesplorata: il contributo positivo che le donne potrebbero fornire alla vita
sociale, economica e politica dei loro Paesi. La condizione femminile al
contrario è penalizzata dai precetti islamici declinati in modo diverso a
seconda delle correnti maggiormente diffuse nella relativa regione: è
inquietante che questo status di inferiorità sia spesso vissuto con pacifica
rassegnazione, cioè sia considerato la conseguenza di una situazione culturale
consolidata, ordinaria, e quindi inevitabile. Paradossalmente, se si esplorano
i rapporti di genere nella società araba preislamica (fino al VII sec.), si
scopre che Maometto ha migliorato la condizione delle donne prevedendo in loro
favore diritti fino ad allora inesistenti (il loro contenuto concreto previsto
nel Corano è tuttavia limitato rispetto a quanto in vigore per l’uomo). Tra la
fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 in Paesi come l’Iran e il Marocco
si è affermato un timido movimento femminista: a fondamento delle
rivendicazioni femminili si è sostenuta la necessità di una corretta esegesi
del Corano, che sancirebbe la sostanziale uguaglianza fra uomo e donna.
Pertanto questo movimento femminista – similmente a quanto avviene in analoghe
situazioni nel mondo arabo – non critica o contesta l’Islam, ma auspica una corretta
interpretazione che ne recuperi lo spirito originario. Le donne islamiche non
si sentono vittime dell’Islam, ma dell’affermazione di un sistema patriarcale
che è il risultato di vicende storiche: sono convinte - diversamente da quello
che si sostiene in occidente - che l’Islam garantisca loro sufficienti diritti
e opportunità. Non sarebbe il Corano ad imporre la sottomissione femminile, ma
gli uomini mediante erronee letture e manipolazioni dei testi sacri. Il
rapporto con la religione è ciò che maggiormente differenzia questo movimento
rispetto al femminismo occidentale: mentre il femminismo islamico infatti
svolge la sua funzione senza rinnegare il proprio retaggio confessionale –
avvertendo tuttavia la necessità di una ridefinizione di alcuni valori fondanti
per liberare l’Islam dalle sovrastrutture che lo hanno allontanato dai
contenuti originari – quello occidentale ha radicate connotazioni laiche. In
questo contesto culturale il ritorno all’uso del velo da parte di giovani donne
musulmane europee può essere considerato il simbolo di una ritrovata moderna
identità femminile islamica, mentre l’affermazione di donne come Benazir Bhutto
in Pakistan prova l’importanza delle potenzialità delle donne nei contesti
islamici nonostante la loro generale concreta subalternità. Roberto Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
martedì 1 dicembre 2020
FEMMINISMO ISLAMICO, FORZA INESPLORATA DEL MONDO ARABO (22 settembre 2017)
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