RASSEGNA STAMPA S.

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PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

martedì 1 dicembre 2020

FEMMINISMO ISLAMICO, FORZA INESPLORATA DEL MONDO ARABO (22 settembre 2017)

 

Il mondo musulmano – ovvero l’insieme degli Stati nei quali le disposizioni coraniche influenzano con diversa intensità le leggi - ha una potenzialità inesplorata: il contributo positivo che le donne potrebbero fornire alla vita sociale, economica e politica dei loro Paesi. La condizione femminile al contrario è penalizzata dai precetti islamici declinati in modo diverso a seconda delle correnti maggiormente diffuse nella relativa regione: è inquietante che questo status di inferiorità sia spesso vissuto con pacifica rassegnazione, cioè sia considerato la conseguenza di una situazione culturale consolidata, ordinaria, e quindi inevitabile. Paradossalmente, se si esplorano i rapporti di genere nella società araba preislamica (fino al VII sec.), si scopre che Maometto ha migliorato la condizione delle donne prevedendo in loro favore diritti fino ad allora inesistenti (il loro contenuto concreto previsto nel Corano è tuttavia limitato rispetto a quanto in vigore per l’uomo). Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 in Paesi come l’Iran e il Marocco si è affermato un timido movimento femminista: a fondamento delle rivendicazioni femminili si è sostenuta la necessità di una corretta esegesi del Corano, che sancirebbe la sostanziale uguaglianza fra uomo e donna. Pertanto questo movimento femminista – similmente a quanto avviene in analoghe situazioni nel mondo arabo – non critica o contesta l’Islam, ma auspica una corretta interpretazione che ne recuperi lo spirito originario. Le donne islamiche non si sentono vittime dell’Islam, ma dell’affermazione di un sistema patriarcale che è il risultato di vicende storiche: sono convinte - diversamente da quello che si sostiene in occidente - che l’Islam garantisca loro sufficienti diritti e opportunità. Non sarebbe il Corano ad imporre la sottomissione femminile, ma gli uomini mediante erronee letture e manipolazioni dei testi sacri. Il rapporto con la religione è ciò che maggiormente differenzia questo movimento rispetto al femminismo occidentale: mentre il femminismo islamico infatti svolge la sua funzione senza rinnegare il proprio retaggio confessionale – avvertendo tuttavia la necessità di una ridefinizione di alcuni valori fondanti per liberare l’Islam dalle sovrastrutture che lo hanno allontanato dai contenuti originari – quello occidentale ha radicate connotazioni laiche. In questo contesto culturale il ritorno all’uso del velo da parte di giovani donne musulmane europee può essere considerato il simbolo di una ritrovata moderna identità femminile islamica, mentre l’affermazione di donne come Benazir Bhutto in Pakistan prova l’importanza delle potenzialità delle donne nei contesti islamici nonostante la loro generale concreta subalternità. Roberto Rapaccini