Dalle
indagini relative agli attentati di Barcellona e Cambrils è emersa – come in
analoghe occasioni - l’origine marocchina di quasi tutti i componenti della
cellula jihadista responsabile. Ancora una volta il Marocco,
insieme alla Tunisia, si conferma una fucina di terroristi di matrice
fondamentalista. In proposito il Regno maghrebino ritiene di essere
ingiustamente accusato di esportare l’eversione islamista: ambienti governativi
hanno precisato con toni duri che criminali di questo genere sono o solo nati
in Marocco, o lo hanno lasciato nei primi anni di vita stabilendosi poi in
Paesi europei, che pertanto sarebbero i reali responsabili della loro
radicalizzazione (che sarebbe quindi il prodotto del fallimento delle politiche
di integrazioni). Il Marocco nell’ambito delle nazioni del Maghreb è un’oasi
particolarmente felice. Non è stato teatro dei devastanti tumulti delle
Primavere arabe. Il Re del Marocco Mohammed VI gode di una oggettiva
popolarità, di un diffuso consenso e del costante apprezzamento dei media:
avendo realizzato adeguate seppur prudenti riforme economiche il monarca è considerato
il garante della pace sociale e della stabilità politica. Esiste nel Paese
anche un contenuto malcontento, che ha la sua punta esponenziale nel movimento
’20 febbraio’ che ha animato le moderate manifestazioni del 2011, motivate
dalla parziale assenza di democrazia, da un generale aumento dei prezzi, dalla
volontà di contrastare la corruzione. Le proteste hanno avuto come esito alcuni
emendamenti costituzionali che hanno limitato il dispotismo del regime. Il
governo investe seriamente nella lotta al terrorismo: pertanto, se i risultati
della prevenzione sono modesti, questo non dipende da uno scarso impegno delle
istituzioni, ma dalla vastità e dalla complessità del fronte integralista,
nonché dalla peculiare varietà del territorio che consente a malavitosi di
occultarsi facilmente. Qualche anno fa è stato istituito il Bureau Central des
Investigations Judiciaires, che ha centralizzato le indagini sul radicalismo
islamico sino ad allora rese scarsamente efficaci dall’assenza di un
coordinamento fra le polizie territoriali. È di palese evidenza che per la
prevenzione di episodi criminali come quelli avvenuti in Catalogna è
fondamentale che sia implementata la collaborazione internazionale, in
particolare quella informativa e operativa fra le autorità dei Paesi europei e
quelle marocchine, già avviata con molte iniziative bilaterali. Inoltre con la
prossima probabile definitiva disfatta dello Stato Islamico, il Regno del
Marocco presumibilmente dovrà affrontare la difficile gestione del rientro, dai
territori dello sconfitto Stato Islamico, di circa duemila foreign
fighters marocchini. Roberto Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
martedì 1 dicembre 2020
DOPO I FATTI DI BARCELLONA ALCUNE RIFLESSIONI SULLA PRESENZA JIHADISTA IN MAROCCO (15 settembre 2017)
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