RASSEGNA STAMPA S.

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

PAESI DELLA LEGA ARABA

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TESTO SC.

La differenza tra propaganda e istruzione viene spesso così definita: la propaganda impone all’uomo ciò che deve pensare, mentre l’istruzione insegna all’uomo come dovrebbe pensare. (Sergej Hessen)

lunedì 30 novembre 2020

LA POSIZIONE DI TRUMP SU GERUSALEMME (11-12-2017)

 

Ha suscitato scalpore la decisione del presidente USA di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Al di là delle ovvie reazioni di censura o di plauso a seconda dei punti vista, è opportuno chiedersi come siano cambiati gli equilibri geopolitici. Come primo effetto è montata una palese ostilità di tutto il mondo arabo compatto nel manifestare la propria avversione: conseguentemente gli Stati Uniti potrebbero avere la necessità di rivedere la complessa politica nel Golfo, ovvero in concreto potrebbe essere opportuno ridefinire l’equivoca alleanza con la monarchia saudita e ripensare i controversi rapporti con l’Iran, che cerca di accrescere la sua influenza nella regione mediorientale. La risoluzione non riguarda solo il Medio Oriente, ma si riflette su un universo più grande, innanzitutto sull’intero cosmo islamico, più di un miliardo di persone.  C’è di positivo che la questione palestinese – la relativa trattativa stava vivendo da anni un momento di stallo - ha riacquistato centralità nell’agenda internazionale, un’importanza che aveva perso a seguito delle vicende siriane. Trump ha cercato di ridimensionare questo passo, affermando che dal 1995 il Congresso aveva impegnato il Governo a compiere questo riconoscimento; temporeggiare per 20 anni non aveva avuto effetti positivi. Il presidente USA, se da una parte ha voluto dare un segno forte di appoggio ad Israele e alla politica di Netanyahu, nello stesso tempo ha precisato che questo gesto non equivale all’abbandono dell’impegno degli Stati Uniti per facilitare un durevole accordo di pace. Gli Usa restano favorevoli alla soluzione ‘dei due Stati’ non escludendo che una parte di Gerusalemme possa diventare la capitale palestinese. Anche se utopistico, sarebbe auspicabile uno ‘status’ neutro di Gerusalemme considerata la sua rilevanza per le tre religioni ‘del libro’ (ebraica, cristiana, musulmana). In conclusione, a parte i disordini che ne sono seguiti, la portata della decisione di Trump, dagli effetti ambigui, forse va ridimensionata. In questo caso avrebbe ragione chi ritiene che la determinazione sia motivata dalla necessità del governo americano di accreditarsi come imprescindibile attore internazionale dopo l’insuccesso siriano. Roberto Rapaccini