La
Storia del Cristianesimo è stata segnata da persecuzioni fin dall’inizio.
Tuttavia le violenze di questi anni – come spesso ammonisce Papa Francesco -
sembrano essere più gravi e numerose di quelle che si sono consumate in
passato. Un noto giornalista ha precisato che se il martirio non è sufficiente
a conferire grandezza alla vittima, basta però ad attribuire i connotati del
criminale a chi lo infligge[1].
Se si considera che questo accade in alcuni dei Paesi asiatici e del continente
africano nei quali la legge coranica è direttamente o indirettamente fonte di
diritto, viene naturale affermare che è in atto un conflitto di religione fra
Islam e Cristianesimo; questo confronto sarebbe uno corollario dello scontro di
civiltà ipotizzato da Huntington. Sul piano geopolitico la contrapposizione si tradurrebbe
in un contrasto fra Paesi islamici e Occidente cristiano. Alcune precisazioni
dimostrano l’infondatezza di questa tesi. Prescindendo dal fatto che l’Islam è
caratterizzato da tante correnti con punti di vista divergenti e dall’assenza
di un’autorità sovraordinata in grado di esprimere posizioni ufficiali, la
religione musulmana e il Cristianesimo hanno una natura profondamente
differente che li rende incomparabili: l’Islam infatti è anche un’ideologia
politica, e perciò determina la natura confessionale degli Stati nei quali si
afferma. Al contrario in Occidente il Cristianesimo nelle sue varianti può solo
influenzare le scelte governative: raramente si impone come religione di Stato
in quanto il carattere pluralista, democratico e liberale della società è
incontrovertibile. Diversamente da quanto proclama la retorica islamista, non è
corretto definire ‘cristiano’ il mondo occidentale. Nei Paesi occidentali è
forte l’influenza illuminista e quindi è particolarmente radicata la natura
laica delle istituzioni; inoltre, in relazione alla capillare diffusione di
un’etica relativistica e alla conseguente perdita di valori di riferimento
univoci, il Cristianesimo, diversamente dai secoli scorsi, non può più essere
considerato un centrale fattore identitario. Va aggiunto che gli esiti delle
conflittualità fra Islam e Cristianesimo hanno carattere asimmetrico in quanto
alle ostilità nei confronti dei Cristiani in alcune regioni con una popolazione
a maggioranza musulmana, non corrisponde un analogo atteggiamento dei Cristiani
nelle situazioni opposte. Sembrerebbe più fondato affermare che esistono Paesi
nei quali vige una forte e manifesta intolleranza religiosa, in genere di
matrice islamista, spesso avallata da regimi compiacenti. Concettualmente
le religioni, seppur differenti, dovrebbero essere fattori di unione fra gli
uomini, e non di divisione. Sembra invece che oggi si stia avverando la
profezia di Tocqueville, che diceva che la religione, se si allea con la
politica, aumenta il suo potere su alcuni uomini ma perde la speranza di
regnare su tutti. Roberto Rapaccini
Grammatica del mondo islamico, Medio Oriente, dialogo interreligioso, interetnico e multiculturale, questioni di geopolitica, immigrazione.
lunedì 30 novembre 2020
IL MARTIRIO DEI CRISTIANI NEL QUADRO DELLE RELAZIONI CON I PAESI ISLAMICI (20.10.2017)
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