Negli
ultimi giorni sono giunti in Italia più di duemila migranti nonostante il
progressivo calo dei flussi dalla Libia dopo che l’Italia ha stretto accordi
con il governo di Fayez al-Sarraj. Molti di loro sono giovani convinti che
l’Occidente, secondo l’immagine veicolata dai media e
alimentata dai trafficanti (che per promuovere i loro affari hanno tutto
l’interesse ad illudere i loro clienti), sia talmente ricco che basta arrivarci
per fare fortuna. Questa convinzione si impone sui rischi del viaggio e
sulla paura di morire prima di arrivare a destinazione. Negli ultimi due
giorni oltre un migliaio di clandestini sono stati riportati a Tripoli e
affidati alle agenzie internazionali che li accoglieranno e provvederanno al
loro rimpatrio. Complessivamente gli sbarchi sono diminuiti sensibilmente
(forse del 30%) rispetto allo stesso periodo di gennaio-ottobre del 2016. Il
tema dell’immigrazione è strettamente connesso al timore di un’inesorabile
espansione demografica delle etnie di religione islamica. Alcuni anni fa fu
pubblicato in Rete ‘Muslim Demographics’, un cortometraggio di circa 7 minuti
che diffondeva l’idea di un’Europa che presto sarebbe diventata
musulmana a seguito della fertilità delle famiglie islamiche, sempre più
numerose a causa dell’incremento dei flussi migratori. Il tasso di natalità
delle famiglie islamiche è infatti intorno all’8 circa, mentre quello medio
delle famiglie dell’area comunitaria oscilla fra 1,2 e 1,3. Tuttavia nel caso
in questione questa tesi allarmistica, radicata esclusivamente sulla
simulazione di situazioni future in base a dati estrapolati dal passato,
presenta punti deboli. Innanzitutto a distanza di una generazione i modelli
riproduttivi tra le popolazioni ospiti e quelle ospitanti convergono su
medesimi valori; ovvero, se il vantaggio riproduttivo degli immigrati di prima
generazione sugli autoctoni è sensibile, per le successive discendenze la
differenza si riduce fino a essere vicina allo zero, poiché le due componenti
generazionali tendono a crescere alla stessa velocità. Questo trend si
comprende se si tiene presente uno scenario più ampio che considera l'incidenza
concreta di fattori ‘esterni’ come l’influenza di modelli familiari
occidentali, i matrimoni misti, l’istruzione scolastica, le ristrettezze
economiche, le difficoltà occupazionali, cioè valutando gli effetti
di componenti che determinano la discontinuità o la rottura con il passato. A
conferma di quanto detto, in Francia nel periodo dal 1991 al 1998 il numero
medio di figli nati da donne immigrate dal Maghreb era di 2,8 contro il 3,3 nei
Paesi di origine; le percentuali di fertilità delle donne provenienti dal resto
dell’Africa e di quelle di etnia asiatica erano rispettivamente di 2,9 e di 1,8
(contro il 5,9 e il 2,9 registrate nelle regioni di origine). Secondo le stime
dell'autorevole agenzia Pew Center, poiché la popolazione
musulmana è aumentata in Europa da 10,4 a 19,1 milioni tra il 1990 e il 2010
(in Italia da 0,8 a 1,5) con un tasso medio di incremento intorno al 3%, nel
ventennio 2010-2030 i musulmani saliranno probabilmente a 30,2 milioni, con un
incremento che scenderebbe a 1,5%. Potrebbe essere fondato quindi ritenere che
l’incremento demografico della popolazione islamica si ridurrà gradualmente nel
corso dei prossimi decenni. Sullo sfondo resta la sinistra profezia del defunto
leader libico Gheddafi (pronunciata nell'aprile 2006): "Ci sono segni che
Allah concederà la vittoria all’Islam in Europa, senza spade, senza armi, senza
conquista.” Roberto Rapaccini